Nell’Italia di oggi si muore di razzismo: Emmanuel Chidi Namdi, 36enne nigeriano richiedente asilo, a Fermo da meno di un anno, è morto dopo essere stato picchiato selvaggiamente per difendere la sua Chimiary. Lo scrittore Angelo Ferracuti: “C’è stata una sottovalutazione sociale evidente”

Fermo. Marche. Italia. 2016. Oggi nel nostro paese si muore di razzismo. E’ capitato a Emmanuel Chidi Namdi, 36enne nigeriano richiedente asilo, che si è spento dopo un giorno di coma in ospedale. A ucciderlo, appunto, la ferocia del razzismo. Come racconta il sito del Fatto Quotidiano, Emmanuel era giunto in Italia meno di un anno “insieme alla sua compagna di vita. Aveva seguito le rotte dei migranti fino alla Sicilia, dopo che i terroristi di Boko Haram gli avevano ucciso la figlia di due anni e devastato il villaggio”. La coppia era ospite della comunità Caritas nel seminario arcivescovile di Capodarco.

Emmanuel Chidi Namdi stava passeggiando con la sua Chimiary, di 24 anni. Un gruppo di uomini (anche se c’è chi parla di un uomo solo), ha cominciato a insultare la donna, chiamandola “scimmia africana”, stando alle prime testimonianze. Emmanuel è intervenuto per difenderla, ma è stato picchiato selvaggiamente.

Lo scrittore Angelo Ferracuti, che è di Fermo, in queste settimane in libreria con L’addio (Chiarelettere), romanzo-verità, viaggio nel mondo del lavoro in cambiamento, ambientato nel Sulcis-Iglesiente, fra miniere e operai, su Facebook ha commentato la tragedia, attaccando la stampa che fomenta l’odio, e sottolineando: “(…) Rispetto ai fatti di Fermo c’è stata una sottovalutazione sociale evidente. Ognuno si assuma le proprie responsabilità. E’ successo a Fermo, a Fermo, dove furono già ammazzati due lavoratori kosovari e picchiati due profughi somali. Tutti sapevano che queste persone violente operavano in città e allo stadio. Le ipocrisie non servono, assumetevi le vostre responsabilità”.

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