Cosa si prova a rileggere da adulti uno dei libri più amati durante l’adolescenza? Su ilLibraio.it la riflessione autobiografica di una scrittrice, Silvana De Mari, tra le autrici fantasy italiane più apprezzate all’estero

I promessi sposi partono male. Essere un testo scolastico squalifica, annega nell’astio la sua bellezza eppure anche così lo adoravo. La geniale ironia, l’eterna modernità della grida manzoniane: ogni periodo storico ha avuto le sue ed è difficile leggere il libro senza pensare che sia stato scritto il pomeriggio prima. Mi venivano le lacrime agli occhi ogni volta che leggevo della madre di Cecilia che mette la sua bambina sul  carro dei monatti, con il suo vestitino pulito in mezzo alle membra scomposte dei cadaveri buttati. La potenza visionaria di quella compostezza, in mezzo al caos, rendono quelle pagine tra le più belle della letteratura mondiale.

Pochi tradimenti hanno l’ovvia meschinità e il livido squallore della morte di Don Rodrigo. Ma se la morte del signorotto era spettacolare, la sua vita mi lasciava perplessa: consideravo un non senso narrativo  l’infatuazione per Lucia, che sicuramente era tanto carina, ma aveva il fascino di una gallina lessata, e soprattutto consideravo un non senso narrativo l’espediente usato, ovvero mandare i bravi al parroco.

Se gli stessi bravi Don Rodrigo li avesse mandati a rapire Lucia , tutto si sarebbe risolto. Per qualcuno che disponga di bravi, anche il problema del fidanzato diventa irrilevante, faccio ricorso a una nota regola della medicina psicosomatica che afferma che quando a qualcuno vengano fratturate le gambe, tibia e  perone bilateralmente, si calma immediatamente.

Un’altra strada sarebbe stata eliminare Renzo mediante falsa accusa: abigeato , aver sputato nell’acqua santa, o altro e dopo di che sommergere Lucia e soprattutto Agnese, di sete , merletti, ori, capponi, visoni veri o fasulli, a seconda del livello di coscienza animalista o biglietti di crociera, con accurata eliminazione dell’isola del Giglio. Di tutte le strategie seduttive  o di prevaricazione, mandare i bravi dal parroco sembra la più platealmente scema. D’accordo permette una scena geniale, chi il coraggio non ce l’ha non se lo può dare, ma è veramente il minimo risultato con il massimo sforzo, un’ evidente corsa verso il disastro. E poi non funziona lei, Lucia, la negazione dell’eroina adolescenziale post moderna.

È stato decenni dopo, mentre studiavo la storia e la psicologia dei totalitarismi genocidari, dalla Vandea ad Auschwitz,  passando per l’Ucraina, che la genialità della trama de I Promessi Sposi finalmente si è illuminata nella mia mente, ha scintillato di luci dorate come i fuochi d’artificio la notte di Capodanno. Violentare Lucia non dà nessuna soddisfazione.

Rodrigo vuole corromperla. È la sua anima che vuole. Oltretutto il sado senza il maso non è molto divertente, si sprofonda nella noia. Non 50 sfumature di noia, ma un unico blocco grigiastro duro e puro.

Don Rodrigo sa già che Lucia è incorruttibile. Lo sa perché Lucia ha qualcosa di luminoso nel sorriso e nello sguardo ed è quello che Rodrigo deve abbattere, proprio perché è quella luce che ama. L’uomo distrugge ciò che ama di più , quando non può averlo. Rodrigo deve abbattere Lucia ma né l’oro né  la violenza possono riuscirci.

Rodrigo fa la cosa ovvia: attacca la Chiesa, la profana nelle vesti di un ometto vile che l’abito sacerdotale per mascherare la sua paura. Lucia deve restare isolata dalla sua etica per crollare.

Il signorotto agisce esattamente come tutti i totalitarismi quando aggredisco un popolo ne aggrediscono la religione, la ridicolizzano, la corrompono. Don Rodrigo fa un’azione sensata per corrompere Lucia ed è ovvio che la voglia perché Lucia in realtà è una creatura straordinaria, con il suo coraggio indomabile, la sua dolcezza invincibile.

Lucia è Antigone, è la ragazza della Rosa Bianca che si batte contro Hitler, Lucia è il ragazzo cinese che ferma il carro armato.

Lucia è il coraggio dell’integerrimo .

Lucia Mondella for president.

L’AUTRICE E LA SAGA – Silvana De Mari (nella foto sopra, ndr), nata nel 1953 in provincia di Caserta, vive a Torino ed è specializzata in chirurgia generale e in psicologia cognitiva. Ha praticato la professione di chirurgo in Italia e in Africa e attualmente si occupa di psicoterapia. Il suo romanzo L’ultimo elfo (Premio Bancarellino e Premio Andersen 2004) l’ha consacrata come una delle autrici fantasy italiane più conosciute. I suoi libri sono tradotti in una ventina di lingue e hanno ricevuto premi importanti. Con Giunti ha pubblicato Il gatto dagli occhi d’oroEd è in libreria Hania. Il Cavaliere di luce, primo volume di una nuova saga, una trilogia fantasy per ragazzi. A poche settimane dalla Fiera di Francoforte Hania è già sbarcata in Germania (con Random House/cbj) e in Spagna (con Siruela): i diritti della saga sono stati venduti dopo che è uscito solo il primo libro.


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