Stanno facendo discutere gli attacchi di Maurizio Gasparri alla serie tv di Rai 2 su Rocco Schiavone, il personaggio, nato dalla fantasia dello scrittore Antonio Manzini, interpretato da Marco Giallini. Su ilLibraio.it il commento di un fan del vicequestore, lo scrittore Daniele Bresciani, che confessa: “Sono un imbecille”. Ecco perchè…

Sono un imbecille

Lo scorso giugno, ho subito un intervento alla schiena. Mi hanno messo quattro viti per fissare una vertebra che aveva deciso di prendersi un po’ troppe libertà di movimento (impedendo la mia, di libertà movimento).

Sono rimasto bloccato a letto per un paio di settimane e in quei giorni a farmi compagnia c’era una pila di libri sul comodino. Tra questi, una macchia blu: erano i cinque romanzi che Antonio Manzini ha scritto per Sellerio, con il vicequestore Rocco Schiavone come protagonista.

Da Pista nera, il primo della serie, all’ultimo pubblicato, 7-7-2007, credo di averci messo poco più di un paio di giorni. Ho trovato la scrittura di Manzini scorrevole e divertente, e Schiavone un personaggio a cui è impossibile non affezionarsi. A rendere unico questo poliziotto sono proprio i suoi difetti, le sue debolezze: la sua “preghiera del mattino” è uno spinello, non risparmia parolacce e qualche schiaffone, ha amici poco raccomandabili, se si tratta di fare la cresta a spese dei delinquenti non si tira indietro. Però ha una sua etica ed è (ovviamente, se no che gusto ci sarebbe) un ottimo detective.

Naturalmente non mi sono perso le prima due puntate della fiction dedicata a Schiavone, trasmessa da Raidue e interpretata dal bravissimo Marco Giallini. Solo che questa serie sulla Tv di Stato ha sollevato qualche polemica all’interno del nostro Parlamento. L’acuto è arrivato da Maurizio Gasparri che, proprio per le debolezze sopra citate, ha definito Schiavone “un eroe per imbecilli” e, sostenuto dai colleghi Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello, vorrebbe addirittura bloccare la fiction.

Oro, io sono attonito. Non tanto perché penso che di poliziotti “balordi ma giusti” sia piena la storia della letteratura e del cinema, da Sean Connery negli Intoccabili all’agente Bud White creato da Ellroy per LA Confidential (e portato sullo schermo da Russell Crowe) fino a Mike Hammer di Mickey Spillane, per citarne solo pochi. Quello che mi ha colpito di più è la scelta del termine “imbecilli”, che non posso ritenere casuale. A voler pensar male, si potrebbe persino sospettare lo zampino dei servizi segreti.

Sono quasi sicuro che l’onorevole Gasparri pronunciandolo pensasse proprio al sottoscritto, consapevole del fatto che la parola “imbecille” deriva dal latino “imbecillis” ed è composta da “in” (senza) e “baculum” (bastone) il cui diminutivo è appunto “bacillum”. Quindi per i nostri antenati “imbecille” era sinonimo di debole, malandato, fragile, di una persona che per camminare avrebbe avuto bisogno di un bastone ma, appunto, ne era sprovvisto.

Proprio come me che, quando mi sono dedicato ai romanzi di Manzini, non potevo nemmeno alzarmi dal letto.

Forse per questo Schiavone per me è l’eroe perfetto mentre non sono mai riuscito ad appassionarmi all’ispettore Derrick. È proprio vero, sono un imbecille.

daniele bresciani

L’AUTORE – Daniele Bresciani (nella foto sopra, ndr), classe ’62, ha fatto il giornalista per 25 anni (Gazzetta dello Sport, vicedirettore di Vanity Fair e diGrazia) prima di passare dall’altra parte della barricata e dedicarsi alla comunicazione d’azienda. Ciò nonostante ha scritto un romanzo, Ti volevo dire(Rizzoli, 2013) che ha persino vinto qualche premio ed è stato tradotto all’estero. Vorrebbe essere un padre migliore. Ci prova.

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