In attesa della decisione del 27 luglio da parte dell’Associazione Italiana Editori, e dopo le preoccupazioni manifestate da alcune piccole e medie case editrici sul destino del Salone del libro, il sindaco di Torino Appendino ha raggiunto l’accordo con Gl Events per la permanenza al Lingotto. Ma Corrado Peraboni, amministratore delegato di Fiera Milano, ha esposto al Corriere della Sera il progetto milanese, che tiene conto delle critiche (e che dovrebbe svolgersi proprio a maggio 2017…) – Il punto della situazione

Dopo gli arresti, le polemiche, le dimissioni, le frecciate a distanza tra politici, le prese di posizione degli editori grandi e piccoli pro o contro il Salone del libro di Torino, che vede sempre più a rischio lo svolgimento della 30esima edizione, nel 2017, è il momento di decidere: mercoledì 27 luglio il Consiglio generale dell’Associazione Italiana Editori si pronuncerà per la permanenza nel capoluogo piemontese, sempre al Lingotto, a nuove condizioni (ieri l’accordo tra il sindaco Appendino e Gl Events, per un piano di sviluppo triennale) o per l’avvio di un nuovo ambizioso progetto, a Milano, con la Fiera di Rho Pero pronta a ospitare una nuova manifestazione, con un respiro ancor più internazionale e, soprattutto, con condizioni economiche più favorevoli per le case editrici.

MILANO IN CONTEMPORANEA CON TORINO? – Corrado Peraboni, amministratore delegato di Fiera Milano, ha parlato con il Corriere della Sera del progetto milanese, che potrebbe svolgersi proprio a maggio del 2017, nello stesso mese del Salone torinese (“È una data obbligata. Gli editori ci hanno spiegato che è quella giusta. Le scuole sono ancora aperte e noi abbiamo intenzione di usare tutto il know how che abbiamo accumulato con ‘progetto Scuola’nin Expo”).

FIERA MILANO RASSICURA I PICCOLI EDITORI – Peraboni entra nei dettagli e parla di “coinvolgimento delle istituzioni pubbliche”; cita anche” i ministeri competenti” (Beni Culturali e Istruzione, che però sono da poco diventati soci della Fondazione per il libro, che sarà presieduta dall’ex ministro Massimo Bray). E risponde così alle preoccupazioni manifestate dai piccoli editori: “(…) Gli aggiustamenti sono stati fatti tenendo conto soprattutto delle posizioni contrarie. Vogliamo rappresentare il più possibile la pluralità di voci e di esperienze. La nostra editoria è fatta di moltissime case editrici, da grossi gruppi e da piccole realtà, quasi artigianali. E Milano è la città dove hanno potuto diventare grandi quelli che avevano molto da dire e pochi mezzi. Lavoreremo su spazi e incontri dedicati alla piccola editoria. In generale poi credo che non esistano più fiere meramente commerciali. Anche quella delle macchine utensili propone decine e decine di momenti di contenuto. Questa sarà fatta dagli editori, i contenuti li metteranno loro. Noi faremo quello che sappiamo fare: organizzare”. Quanto al ruolo del Comune di Milano, dopo la disponibilità più volte manifestata dall’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno, aggiunge: “Ci aspettiamo che contribuisca mettendo a disposizione sedi e spazi per iniziative e incontri, mentre il tessuto di librerie indipendenti e non nell’area metropolitana è molto ricco. Un modello diverso dal Fuori Salone, molto più spontaneo. Ci saranno meno aperitivi, più contenuti”.

LE CIFRE DELLA PROPOSTA DI MILANO – Repubblica, invece, anticipa i dettagli economici della possibile joint venture con Fiera Milano, “con un capitale sociale di 120mila euro: 61.200 dall’ente Fiera e 58.800 da Aie. Per i primi due anni Fiera Milano è pronta ad accollarsi l’85 per cento delle perdite. Nel 2017 la stima è un passivo del 74 per cento che potrebbe scendere al 6 per cento nel 2018. Per la prima edizione un rapporto ricavi-costi di 1.926.000 contro 3.357.000. L’attivo arriverebbe con il terzo anno: il 27 per cento di utili, con i ricavi che crescono a 3.962.000, per poi salire ancora a 4.442.000 nel 2020. Il tutto, si precisa, al netto di contributi pubblici di Regione e Comune. Le spese per il plateatico, continua il documento, ovvero il costo degli stand della Fiera, è allineato con quello offerto dalla Fiera di Torino (da 99 a 120 euro a metro quadrato), con uno sconto del 10 per cento dei soci Aie, che beneficiano anche di altre riduzioni sui servizi accessori”.

L’INTERVENTO DI MAURI (GEMS) – Interviene Stefano Mauri, presidente e Ad di GeMS (ed editore de ilLibraio.it, ndr):  “Noto un enorme scarto tra le dichiarazioni d’apertura verso l’Aie delle amministrazioni locali piemontesi e la proposta effettiva. E anche una forte discontinuità. E alcune dichiarazioni, come quella secondo la quale agli editori interessa solo una fiera per vendere mentre la Fondazione si occuperà di cultura, sono profondamente ingenerose verso chi, come gli editori, combatte tutta la vita per lo scouting e la costruzione culturale con i propri autori e lettori. Certamente abbiamo un difetto: siamo anche imprenditori che devono equilibrare costi e ricavi. E’ così in tutto il mondo e questo non impedisce agli editori di fare cultura”.


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