“Lo scrittore come critico” di Mario Andrea Rigoni è un mini-saggio che contiene una conferenza tenuta dall’autore, dedicata al modo in cui lo scrittore riflette sul proprio lavoro, avvicinandosi così alla figura del critico letterario

Lo scrittore come critico (La scuola di Pitagora) di Mario Andrea Rigoni, è un mini-saggio che contiene una conferenza tenuta dall’autore all’Università di Trento nell’ottobre del 2015, durante l’ottava edizione del Seminario Internazionale sul Romanzo. Il tema della conferenza e del seminario stesso, che inaugurava i lavori, era appunto “Lo scrittore come critico“. Al centro della riflessione il modo in cui lo scrittore riflette sul proprio lavoro e su quello degli altri, dei maestri e dei suoi colleghi, e in quali condizioni questa riflessione possa essere considerata un’espressione di critica autonoma.

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Che cosa può dare alla critica uno scrittore più di un critico che scrittore non è? A tale questione, che può sembrare tanto sottile o marginale, ma che in realtà investe direttamente il rapporto fra creazione e critica, cerca di dare una risposta Mario Andrea Rigoni, critico e scrittore, classe 1948, docente di letteratura italiana a Padova. In questa conferenza, scorci di storia delle idee estetiche si mescolano a una riflessione sull’intraducibilità dell’opera d’arte, sulla psicologia dell’autore, sulle condizioni e sulle possibilità della critica letteraria.

Non sono pochi gli scrittori che, pur mantenendo il loro punto di vista di autori, hanno preso posizione sul proprio mestiere e sulla tradizione letteraria in rapporto con la critica. Questo dialogo continuo fra tradizione, opera d’arte e commento o critica si rivela determinante per la trasmissione del sapere e per il passaggio di testimone fra generazioni.

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Mario Andrea Rigoni

Ma fra le due categorie spesso non corre buon sangue e le battute aspre sui critici, fatte da scrittori, sono innumerevoli. George Bernard Shaw ricordava che i critici sono persone come le altre: “I critici non sono diversi dagli altri uomini: vedono quello che cercano e non quello che sta sotto i loro occhi”. Oscar Wilde, sosteneva che vanno educati: “Il critico deve educare il pubblico; l’artista deve educare il critico”. Thomas Mann nella critica vedeva un paradosso: “La malignità è lo spirito della critica, e la critica è l’origine del progresso e della civiltà”. E Jorge Luis Borges notava che “Mettere in ordine una biblioteca è un modo silenzioso di esercitare l’arte della critica”.

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