Oltre “1984” di Orwell. Oltre le polemiche sulla privacy che coinvolgono i nuovi giganti della rete… Su IlLibraio un estratto dal nuovo, inquietante romanzo di Dave Eggers

Intervistato nei mesi scorsi dal New York Times a proposito del suo ultimo, inquietante romanzo (Il cerchio, Mondadori), Dave Eggers ci ha tenuto a chiarire che mentre lavorava al libro non ha pensato “alle grandi compagnie Usa, come Facebook o Twitter”. Eppure, l’autore  (classe ’70, fondatore di “826 Valencia”, la scuola di scrittura creativa per bambini) dell’Opera struggente di un formidabile genio, è tornato nelle librerie italiane con un romanzo distopico la cui ambientazione ricorda molto da vicino le (ambite) sedi dei nuovi colossi della rete… Il Cerchio del romanzo  è infatti la più influente azienda al mondo nella gestione di informazioni web, nella cui sede non mancano gli open space avveniristici, le palestre e le piscine distribuite ai piani, la zona riposo con i materassi per chi si trovasse a passare la notte al lavoro, i tavoli da ping pong per scaricare la tensione, le feste organizzate, perfino l’acquario con rarissimi pesci tropicali…  Pur di far parte della “comunità di eletti” del Cerchio, Mae Holland  non esita ad acconsentire alla richiesta di rinunciare alla propria privacy per un regime di trasparenza assoluta (“Se non sei trasparente, cos’hai da nascondere?”, è uno dei motti aziendali). Ma il progetto di usare i social network per creare un mondo più sano e più sicuro è davvero privo di conseguenze o rende gli esseri umani più esposti e fragili, alla fine più manipolabili? 

Su IlLibraio le prime pagine del romanzo, pubblicato per gentile concessione di Mondadori

 

“Mio Dio” pensò Mae. “Questo è un paradiso.”

Il campus era vasto e sviluppato irregolarmente, smagliante dei colori del Pacifico, eppure ogni minimo dettaglio era stato pensato con accuratezza, plasmato dalle mani più abili. Su un terreno che un tempo era stato un cantiere navale, poi un drive-in, poi un mercato delle pulci, infine una dimostrazione del degrado ambientale, ora c’erano verdi e dolci collinette e una fontana di Calatrava. E un’area per picnic, con tavoli disposti in cerchi concentrici. E campi da tennis, in terra rossa e in erba. E un campo di pallavolo, dove zampettavano i bambini piccoli del centro di assistenza dell’azienda, strillando e zigzagando come rivoletti d’acqua. In mezzo a tutto questo c’erano anche gli uffici, i centosessanta ettari di vetro e acciaio opacizzato del quartier generale della più influente società del mondo. Il cielo che li sovrastava era di un azzurro terso.

Mae attraversava tutti questi luoghi mentre si recava dal parcheggio all’ingresso principale, cercando di assumere l’espressione di chi si sente a casa sua. Il vialetto serpeggiava tra alberi di arance e limoni, e al posto dei pacifici ciottoli rossi c’erano, ogni tanto, mattonelle con accorati appelli all’ispirazione. “Sogna” diceva uno, con la parola incisa dal laser nella pietra rossa. “Partecipa” diceva un altro. Ce n’erano a dozzine: “Socializza”, “Innova”, “Immagina”. Per poco non calpestò la mano di un giovanotto con una tuta grigia; stava installando un’altra mattonella che diceva: “Respira”.

Quell’assolato lunedì di giugno Mae si fermò davanti all’ingresso principale, sotto il logo impresso nella vetrata. Anche se la società aveva meno di sei anni di vita, il nome e il logo – un cerchio intorno a un reticolo di maglia con una “c” minuscola al centro – erano già tra i più conosciuti al mondo. In questo, il campus principale, c’erano oltre diecimila dipendenti, ma il Cerchio aveva uffici in tutto il globo, e ogni settimana assumeva centinaia di menti giovani e dotate. Per quattro anni di seguito erano stati tutti concordi nel proclamarla la società più ammirata del pianeta.

Mae non avrebbe mai pensato di poter lavorare in un posto simile se non fosse stato per Annie. Annie aveva due anni più di lei, ed erano state compagne di stanza per tre semestri al college, in un brutto edificio reso abitabile dal loro straordinario legame, un po’ come quello tra due amiche, un po’ come due sorelle o due cugine che avrebbero voluto essere sorelle e non avere mai un motivo per separarsi. Nel loro primo mese di vita insieme Mae, una sera, si era fratturata la mandibola a causa di uno svenimento dovuto a un’influenza e all’insufficiente nutrizione, durante gli esami finali. Annie le aveva raccomandato di stare a letto, ma Mae era andata a procurarsi un po’ di caffeina al 7-Eleven e si era risvegliata sul marciapiede, sotto un albero. Annie l’aveva portata all’ospedale e aveva atteso che le immobilizzassero la mascella fratturata con fili metallici, e poi era rimasta con Mae, dormendo accanto a lei, su una sedia di legno, per tutta la notte; e dopo, a casa, per parecchi giorni l’aveva alimentata con una cannuccia. Si era mostrata capace di un impegno e di una competenza quali Mae non aveva mai visto in una persona della sua età, e da allora Mae aveva sentito per lei un attaccamento che non avrebbe mai pensato di poter mostrare a qualcuno.

Mentre Mae era ancora al Carleton, a girovagare tra le specializzazioni, dalla Storia dell’arte al Marketing e alla Psicologia – fino a laurearsi in quest’ultima materia, ma senza proporsi di fare altri passi avanti –, Annie aveva ottenuto un master in Direzione aziendale alla Stanford ed era stata contattata da tutti, ma in particolare dal Cerchio, dov’era approdata pochi giorni dopo la laurea. Ora aveva un titolo altisonante – “direttore del dipartimento che dovrebbe assicurarci un futuro” diceva scherzando – e aveva esortato Mae a fare domanda per un posto di lavoro. Mae aveva accettato la proposta e, anche se Annie le giurava di non aver usato la propria influenza, era sicura che l’avesse fatto, e si sentiva obbligata oltremisura. Un milione di persone, un miliardo, avrebbero voluto essere al suo posto in quel momento, mentre metteva piede in quell’atrio, alto una decina di metri e screziato dalla luce della California, nel suo primo giorno di lavoro per l’unica società che contasse davvero qualcosa.

(continua in libreria…)

The Circle
Copyright © 2013, Dave Eggers
All rights reserved
© 2014 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
Titolo dell’opera originale
The Circle
I edizione novembre 2014
Traduzione di Vincenzo Mantovani

 

Cerchio

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