Ricardo Fischmann dei Selton, la band brasiliana trapiantata a Milano dell’album “Loreto Paradiso”, ci racconta le letture che hanno influenzato il gruppo, a partire da mondi simbolici di Murakami e dal realismo magico di Garcia Marquez… – L’intervista

Arrivano dal Brasile, si sono ritrovati a Barcellona e da qualche anno vivono a Milano: sono Daniel Plentz, cantante e percussionista del gruppo, Eduardo Stein Dechtiar, basso, Ramiro Levy chitarra e ukulele e Ricardo Fischmann seconda chitarra. I quattro sono conosciuti come un’unica entità, i Selton, la band che riunisce saudade e pragmatismo milanese.

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A Milano ci sono arrivati per caso, nel 2005 suonava cover dei Beatles a Barcellona e hanno partecipato al programma Italo Spagnolo di Fabio Volo. Il produttore musicale di Mtv Italia li ha notati e sono stati invitati in Italia per lavorare a un disco.

Dopo tre album, tra cover di Jannacci e Cochi e Renato e collaborazioni con altri musicisti, sembrano ormai inseriti nel fiume hip di Milano. Il loro ultimo album non a caso si chiama Loreto Paradiso. Loreto, come il quartiere di Milano in cui vivono, nuova mira della gentrificazione milanese. Paradiso, non perché Milano lo sia per i Selton, ma perché, come spiegano sul loro sito, “il Paradiso è un modo di essere”. Perché “la vita è troppo corta per lamentarsi”.

A ridosso del tour che li sta portando in giro per l’Italia, abbiamo parlato con Ricardo Fischmann di libri e letture. Anche per capire se è dalle pagine di un romanzo che è nata la loro concezione di “Paradiso”.

Tra le letture che lo hanno più colpito, Ricardo ricorda Il deserto dei tartari di Dino Buzzati, Oceano mare di Baricco, un libro che “all’interno custodisce una poesia che riporta al realismo magico di García Márquez, autore a cui tutta la band è molto legata, in particolare per via di Cent’anni di solitudineE poi Norwegian Wood di Murakami. Libri che creano mondi simbolici, proprio come quelli intessuti dalle canzoni dei Selton. A partire dal singolo Voglia di infinito.

“Il nostro legame con la letteratura è forte, da sempre. In Hokkaido Goodbye, l’ultima canzone del nuovo disco leggiamo un passaggio tratto da Equador, un’opera di un autore portoghese, Miguel Sousa Tavares. Parla di separazione e confini immaginari. Ci piace mischiare delle immagini della letteratura alla musica e al testo delle canzoni, spesso i nostri temi si intrecciano bene alle storie nei libri”.

La lettura poi è molto importante anche perché ha permesso ai componenti della band, che sono di madrelingua portoghese, di avvicinarsi ed esplorare l’italiano. “Otto anni fa, appena arrivato in Italia mi sono messo a leggere in italiano. Ho scelto Dylan Dog e la Divina Commedia“, ha raccontato Ricardo.

“Mi sono accorto che nella scelta della Divina Commedia sono stato un po’troppo ambizioso, invece leggere Dylan Dog è stato un’ottima idea”, ha aggiunto ridendo. “Però dobbiamo anche molto alla musica e alle collaborazioni con artisti come Dente, Vasco Brondi, Daniele Silvestri e Jannacci“.

“Leggiamo spesso biografie di musicisti, come quella di Pete Townshend degli Who”, ma anche testi sulla storia della musica, tra cui Ricardo cita Noites Tropicais di Nelson Motta – giornalista, produttore e compositore brasiliano – che ripercorre oltre cinquant’anni di musica “made in Brazil”.

Per restare a sud dell’Equatore, abbiamo chiesto a Ricardo i suoi autori sudamericani preferiti: “Di sicuro Jorge Amado, che è brasiliano. Se però devo parlare di preferito cito Saramago, anche se portoghese”. E finiamo per spostarci in Russia “In realtà mi piacciono molto anche i classici russi, ma è difficile leggerli in spiaggia in Brasile. Ho iniziato a leggere Memorie del sottosulo di Dostoevskij in spiaggia, ma mi sono dovuto spostare in camera, al buio e con l’aria condizionata accesa, per immergermi nel ‘clima’ giusto per il romanzo”.


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