Pedro Chagas Freitas torna in libreria per Garzanti con il seguito di “Prometto di sbagliare”, fenomeno editoriale non solo in Italia. Su ilLibraio.it un estratto da “Prometto di perdere”, che inizia così: “Siamo tutti innamorati e folli…”

La strada è piena di rumori: le macchine che sfrecciano, le voci dei passanti, i clacson impazziti. Ma l’uomo non sente nulla. È come se tutto il mondo si fosse fermato in un istante. Per lui esiste solo lei. Lei che stranita si guarda intorno mentre il vento le scompiglia i capelli. Non la conosce, ma non importa. Sa di amarla. In fondo per farlo basta guardare i suoi occhi, le sue mani e la sua bocca. L’amore non ha bisogno di altro. L’uomo le si avvicina e le chiede di essere sua per sempre. Lei gli dice di sì. Perché amarsi vuol dire essere folli. Solo allora scoprono i loro nomi, ma già i loro cuori li urlavano. In quel momento lui le fa la promessa più importante. Quella di perdere, di non riuscire a darle sempre quello che desidera, di fare scelte sbagliate. Eppure le promette che non desisterà, non cederà mai solo perché costruire è la strada più complicata. Solo chi non ha mai amato non ha mai perso.
Ed è allora che comincia la sfida, la sfida che come loro tutti gli amanti devono affrontare, e ogni loro storia insegna qualcosa. Insegna che per restare insieme si devono fare errori. Si deve piangere e litigare, essere deboli, incoerenti e lunatici. La ragione non ha nulla a che fare con i sentimenti. È il sogno la loro giusta dimensione. Bisogna credere nell’impossibile. Perché l’impossibile accade, come nei film e nei libri. Il segreto è trovare le parole. Se si ama qualcuno l’importante è dirlo, ripeterlo, una volta e un’altra volta ancora. E convincere l’altro che l’amore non è una bugia, un’invenzione dei poeti. È dentro ognuno di noi. Basta solo non temere di amare…

Pedro Chagas Freitas torna in libreria per Garzanti con il seguito di Prometto di sbagliare, fenomeno editoriale non solo in Italia. Su ilLibraio.it l’incipit di Prometto di perdere.

Siamo tutti innamorati e folli.  Così disse lei, con quell’aria inconcludente con cui diceva quasi tutto. Siamo tutti innamorati e folli. Lui continuava a non capire. Non l’aveva mai vista prima e intanto stava lì, in mezzo alla strada, ad ascoltare una sconosciuta che avrebbe desiderato abbracciare (ti sposerei all’istante – per la miseria, cosa farei se accettasse? – chissà chi sei tu, ma ti sposerei all’istante, te lo giuro). Sono i folli e gli innamorati che cambiano il mondo, lo sai?  Lui fece cenno di sì con la testa (è così bella, quanto la desidero e non so chi sia, come si chiama, che diavolo vuole da me, è così bella e la sposerei subito). Stava per spiccicare una frase ma fu interrotto. Ho già parlato con il sacerdote e mi sposo con te oggi alle quattro, vieni? Lui balbettò (sì, sì, certo che sì, adesso, ora, immediatamente, è già troppo tardi, se proprio vuoi saperlo), la pelle prese un colorito simile al rosso torrido, riuscì soltanto a chiedere perché, impiegando dieci secondi buoni – forse di più, mai una parola così corta avrebbe potuto sembrare tanto interminabile. Odio le spiegazioni, preferisco le sensazioni. Ti amo dalla prima volta che ti ho visto. Da circa due minuti. È già un buon motivo per sposarsi, non credi? Ci si sposa per amore e io ti amo. Mi è più che sufficiente. E a te?  Lui rimase senza parole (i tuoi occhi, la tua bocca, le tue mani, la tua voce, voglio tutto questo per sempre, quale altro motivo ci può essere per sposarsi con qualcuno se non desiderare quegli occhi e quella bocca e quelle mani e quella voce per sempre?). Poi agì: la afferrò per un braccio e la portò con sé fino alla chiesa, non senza prima aver dato una mancia a due mendicanti affinché assistessero alla cerimonia (se il denaro serve a qualcosa è per aiutare ad amare, per questo è stato inventato: per essere strumento d’amore, cos’altro?). Sì, come un pazzo. Rispose, quando il sacerdote gli chiese se volesse sposare quella donna di cui aveva appena conosciuto il nome (sarai mia, che fortuna, sarai mia, chi devo ringraziare per questa fortuna? Dimmelo subito, chi devo ringraziare per la fortuna di averti?). Quando tornerò in me rinchiudimi in un manicomio. Lui disse sì, certo. Ai due mendicanti scese una lacrima, non si sa se per la noia o per l’emozione. E il sacerdote diede il permesso di baciare la sposa.

(continua in libreria…)

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