La Sharjah International Book Fair è la fiera editoriale più importante del mondo arabo e coinvolge ogni anno centinaia di editori da tutto il mondo. Quest’anno si è parlato anche di libertà d’espressione e di editoria digitale. E l’Emirato che ospita la manifestazione è particolarmente impegnato nella promozione della cultura tra le nuove generazioni…

Da una parte le biblioteche bruciate dall’Isis, dall’altra, la recente decisione, che ha fatto inevitabilmente discutere, da parte del Salone del Libro di Torino, di non nominare l’Arabia Saudita ospite d’onore dell’edizione 2016, anche a causa della condanna del giovane Al Nimr. Ma dal mondo arabo arrivano anche esempi positivi legati alla libertà d’espressione e alla promozione della cultura e della lettura. Il riferimento è alla Sharjah International Book Fair, appuntamento giunto alla trentaquattresima edizione (dal 4 al 14 novembre).

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Dubai sullo sfondo di Sharjah (le foto dell’articolo sono di Mariagrazia Mazzitelli, direttore editoriale di Salani)

Sharjah è uno dei sette emirati che compongono gli Emirati Arabi Uniti e si trova a pochi chilometri da Dubai. Confina con tutti e sei gli altri Emirati, oltre ad affacciarsi sia sull’Oceano Indiano sia sul Golfo persico. È considerato il cuore culturale degli Emirati, sia perché accoglie manifestazioni letterarie e culturali a livello mondiale (tra cui Sharjah Children’s Reading FestivalSharjah Children’s BiennaleSharjah Children’s Film Festival) sia per la sua attenzione alla promozione della cultura tra le nuove generazioni.

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Organizzata per la prima volta nel 1982, la Sharjah International Book Fair è attualmente la quarta fiera dell’editoria nel mondo. Voluta dallo sceicco Bin Mohamed Al Qasimi, professore universitario e scrittore, si pone come obiettivo quello di diventare (e ormai lo è) la porta verso il mondo editoriale del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Asia. Non a caso, per realizzare questa edizione al meglio, a livello grafico e organizzativo sono stati chiamati nell’Emirato gli organizzatori della London Book Fair, scelta che ha conferito un approccio europeo a tutta la manifestazione.

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Il tema dell’edizione di quest’anno è The Publishing Industry: Propsects and Challenges of the Digital Age e analizza le opportunità e i cambiamenti portati dall’avvento del digitale nell’editoria araba. Come riportato da The National, tra i relatori invitati, c’è stato anche Alec Ross, social media manager della campagna di Hilary Clinton per la candidatura a segretario di Stato americano, che ha parlato di proprietà intellettuale nell’era digitale e ha riconosciuto il ruolo cruciale dell’editoria che ha il dovere di pubblicare contenuti di qualità perché “non possiamo educare i nostri bambini con i post su Facebook o su Twitter”. Ross ha inoltre paragonato l’avvento del digitale alla rivoluzione portata nell’editoria dall’invenzione della stampa di Gutemberg: “La rivoluzione digitale ha rivoluzionato la diffusione di contenuti, rendendoli accessibili non solo a una élite ma alla massa, proprio come è accaduto 500 anni fa”.

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Nei giorni che hanno preceduto la fiera (dal 1 al 3 novembre) si è invece tenuta l’Arab Publishers Conference, un’iniziativa rivolta agli addetti ai lavori e che ha visto la partecipazione di 250 editori da tutto il mondo (presente anche una delegazione italiana).

Oltre a workshop, seminari e incontri (tra cui quello sul tema: Freedom of expression = Freedom of publishing), momento cruciale della manifestazione è stato il SIBF Matchmaking Program, che ha messo in contatto, in incontri singoli, tutti gli editori presenti. Lo scopo è quello di favorire la nascita di progetti comuni e la compravendita dei diritti editoriali tra mondo arabo e mondo occidentale. A tale scopo è stato stanziato un fondo di 300.000 dollari per finanziare le traduzioni da e verso la lingua araba (ma anche tra tutte le lingue degli editori presenti), che può essere utilizzato per i progetti che nascono all’interno della fiera.

“Rivitalizzare il settore e supportare i vari elementi che ne garantiscono la crescita significa essere capaci di stare al passo con i tempi e cogliere le opportunità che vi si nascondono dietro”, ha dichiarato il sultano Bin Mohamed Al Qasimi (delle cui iniziative torneremo a occuparci nei prossimi giorni, ndr).

“Pensavo di andare a una delle tante fiere in giro per il mondo ed ero curiosa di scoprire il mondo arabo”, ci ha raccontato Mariagrazia Mazzitelli, direttore editoriale di Salani, che ha partecipato alla fiera, “ma sin dai primi momenti ho capito che era diversa. Ogni giorno è stata una scoperta per me. Mi hanno colpito molto l’organizzazione e la cura dei particolari, che rendono questi incontri internazionali tra i migliori al mondo. Sono rimasta impressionata dalla vocazione di questo Emirato e del suo sultano per la cultura: a differenza di altri paesi, però, qui si pone al centro il libro come veicolo di cultura e benessere per tutto l’Emirato“.

Mazzitelli ha anche sottolineato la volontà di Sharjah di accreditarsi come faro culturale del mondo arabo, anche se il paese è arretrato e c’è ancora molto da fare: “Hanno a disposizione una grande quantità di denaro, ma la usano per finanziare piccoli progetti circoscritti, che sembrano funzionare“. Il direttore editoriale della Salani è rimasto molto colpita dalla grande ospitalità, tipica del mondo medio-orientale, e dalla possibilità di incontrare editori provenienti da tutto il mondo. Tra gli incontri più interessanti, quello con l’editore siriano Aymas Ahmad Al Gazhali e con gli editori egiziani, che hanno portato alla fiera progetti innovativi, su tutti Sherif Bakr della Al Arabi Publishing e Fadwa Boustany della Boustany’s Publishing House.

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