I libri alleviano la solitudine, la riempiono; sono una diga di protezione contro l’ignoranza, il pregiudizio, il ristagno mentale; dai libri si impara di tutto, a conoscere meglio se stessi ma anche una tecnica specifica […] – La riflessione di Simonetta Tassinari – insegnante e scrittrice – sull’importanza dei libri nello sviluppo della società. Che dà la parola a un grande filosofo, Schopenhauer…

Non è un caso che con l’invenzione della scrittura si inizi convenzionalmente la “storia”: secondo gli antropologi la scrittura rappresenta uno scatto evolutivo della massima importanza, inferiore soltanto a quello che trasformò i primi segni di comunicazione inarticolati nel linguaggio verbale vero e proprio. Tuttavia, in origine la scrittura fu esclusiva di classi sacerdotali e di uomini di potere; solo con il passaggio successivo, la nascita del libro, si aprì una specie di democratizzazione del sapere. La diffusione dei libri (o una contrazione nella loro diffusione) contrassegna le epoche di sviluppo o di crisi, più ancora delle rese agricole o del volume dei traffici; nel Medioevo, e nei periodi in cui si perseguitavano scrittori e lettori, come durante il nazismo o le epoche più buie dell’Inquisizione, ci fu un enorme calo della lettura, mentre la rinascita dei libri si accompagna a periodi in cui la cultura, e anche la mentalità, furono particolarmente vivaci e avanzate, come durante l’Umanesimo e l’Illuminismo. Arthur Schopenahuer, accanito lettore, sostiene addirittura che, senza le pubblicazioni e i libri, lo stesso sviluppo della società occidentale sarebbe stato impossibile, e lo testimonia con la sua vita. Schopenhauer predica l’isolamento e la necessità di vivere in disparte per concentrarsi e non essere distolti dalle cose “volgari”, ma il suo è un isolamento tra i giornali (tedeschi, inglesi e francesi) e, soprattutto, un’infinità di volumi, peraltro di una cultura universale che comprendeva anche i testi sapienziali orientali (fu uno dei primi a parlarne in Occidente). Rimase sempre un insaziabile lettore malgrado i suoi insuccessi di scrittore; la prima edizione del suo capolavoro, “Il mondo come volontà e rappresentazione”, fu difatti inviata quasi totalmente al macero, ma il “nostro” Arthur continuò a leggere ugualmente tutti gli altri. Trascorse quasi tutta la sua esistenza tra lo studio, la lettura e la meditazione; amava Shakespeare e Goethe, Petrarca, Byron, Calderon de la Barca e Rousseau; divorava saggi, romanzi e articoli di fondo. La lettura lo consolava di altri insuccessi, come il fallimento della sua carriera universitaria, il rifiuto dell’Accademia delle scienze di Copenhagen di premiarlo, la triste fine anche del secondo volume del suo capolavoro, che passò del tutto inosservato. Amava la lettura perché lo accompagnava nella sua solitudine, gli educava lo spirito e rappresentava per lui un godimento che nessuno avrebbe potuto togliergli; del resto, nella sua filosofia conta soprattutto quel che nessuno può toglierci, ovvero i piaceri spirituali.
Ma per quali esatti motivi Schopenahuer considerava i libri alle origini dello sviluppo delle civiltà occidentale?
“I libri sono le finestre sul mondo, dei fari eretti sul mare del tempo. Sono compagni, insegnanti, maghi, i banchieri dei tesori del mondo. I libri sono l’umanità stampata”, scrive.
I libri sono le finestre sul mondo.

Questa definizione è tuttora validissima malgrado i confini geografici siano stati in un certo senso annullati dal “tempo reale” e dalla tecnologia, i quali, comunque, se non ci si sposta fisicamente, ci offrono immagini virtuali e schiacciate in orizzontale, senza spessore e senza autentica partecipazione. Nei libri ambientati in luoghi che non visiteremo mai, o che visiteremo con difficoltà, e, ancora, in luoghi dei quali non sospettavamo neanche l’esistenza, oltre alla descrizione, insomma a una specie di “cartolina” che potremmo procurarci su Internet, c’è lo spessore di una vicenda, c’è una descrizione, c’è una riflessione che ci mostra lati che altrimenti ci sarebbero rimasti oscuri. In un certo senso, l’esperienza della lettura di Salgari potrebbe essere addirittura più forte, più profonda e indimenticabile di un reale viaggio in Indonesia o in Malesia, perché vi avremmo impegnato gli occhi della mente.
I libri sono dei fari eretti sul mare del tempo.
Un libro, specie se si tratta di un buon libro, resta, e vince il divenire; ha una vita molto più lunga di quella degli uomini; alcuni libri valicano addirittura i millenni, diventano costitutivi dell’identità personale e collettiva, conservano quel che è importante conservare, sono dei messaggi perenni.
I libri sono compagni, insegnanti, maghi.

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I libri alleviano la solitudine, la riempiono, “fanno casa”; sono una diga di protezione contro l’ignoranza, il pregiudizio, il ristagno mentale; dai libri si impara di tutto, a conoscere meglio se stessi ma anche una tecnica specifica; i libri hanno il mistico potere di farci ridere o di farci piangere, di divertirci o di abbatterci, di comunicarci una speranza o di deprimerci, di vedere in azione i nostri sogni.
I libri sono i banchieri dei tesori del mondo.
Sono un capitale permanente, al quale si può sempre ritornare, che ci rimanda ai racconti meravigliosi del passato, alle grandezze da cui prendere spunto e alle miserie nelle quali non si vorrebbe più ricadere, che ci ricordano gli individui eccezionali e le folle anonime. Sono un tesoro che non cesserà mai di nutrirci.
I libri sono l’umanità stampata.
Gli sforzi, le delusioni, gli studi, i tentativi, gli esperimenti, i successi e i fallimenti dell’umanità, la memoria storica comune sono tutti lì, tra le pagine dei libri.
Parola di Schopenhauer.

L’AUTRICE – Nel 2015 Simonetta Tassinari ha pubblicato La casa di tutte le guerre, romanzo ambientato in Romagna nell’estate 1967. Nel 2016, sempre per Corbaccio, ha pubblicato La sorella di Schopenhauer era una escort, un libro per i genitori, per i ragazzi, per chi non è genitore e non è neanche un ragazzo, per i curiosi, per chi vuole sorridere, e leggere, della scuola italiana. Un ritratto divertente della generazione smartphone-munita. L’autrice, nata a Cattolica e cresciuta tra la costa romagnola e Rocca San Casciano, sull’Appennino, oggi vive da molti anni a Campobasso, in Molise, dove insegna Storia e Filosofia in un liceo scientifico. Ha scritto sceneggiature radiofoniche, libri di saggistica storico-filosofica e romanzi storici.

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