Abu, Ahmad e altri volontari recuperano i libri dalle macerie di Daraya, sobborgo di Damasco, e hanno aperto una biblioteca in un seminterrato. Tra i frequentatori anche i combattenti dell’Esercito Libero Siriano, che raccontano: “Nonostante tutta la distruzione e le circostanze in cui viviamo, non abbiamo abbandonato la conoscenza e l’apprendimento”. Dalla Siria una storia di cultura e resistenza

Abbiamo raccontato, qualche mese fa, la storia di Abu Malek, che con i suoi compagni ha aperto una biblioteca a Daraya, un sobborgo di Damasco, in Siria, raccogliendo volumi dalle macerie provocate da guerre e bombardamenti. Di ogni libro, i volontari segnano il luogo dove è stato trovato, per dare la possibilità al legittimo proprietario, una volta finita la guerra, di rientrare in possesso del volume.

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Buzzfeed.com (da cui sono tratte le immagini, ndr) ha raggiunto via Skype alcuni dei numerosi volontari e frequentatori della biblioteca, per farsi raccontare com’è la situazione e come riescono a sopravvivere sotto i bombardamenti. Tra i lettori della biblioteca ci sono anche alcuni combattenti: leggere un libro al fronte li aiuta a sopportare le condizioni in cui vivono e a evadere da esse.

Fuori il freddo, le bombe e una città ridotta in macerie, in uno scenario da incubo. Ma nel seminterrato di un complesso residenziale si scopre il mondo che sta oltre i confini della Siria. È un luogo di apprendimento e di scambio di idee, grazie ai circa 15.000 libri salvati dalle macerie e riuniti in una biblioteca composta da scaffali di fortuna. Fotocopie di un vecchio libro di storia, uno scaffale pieno di libri per bambini, i libri self-help di Tony Robbins accanto ai romanzi di J.M. Coetzee, un volume scolastico islamico accanto a edizioni tascabili di poesie arabe di Mahmoud Darweesh e Nizar Qabbani: libri che vengono letti a lume di candela durante i lunghi blackout o al fronte dai soldati ribelli. “Con tutta la distruzione che ci circonda, dobbiamo fare affidamento sulla nostra cultura” dice Ahmad.

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In molti si sono uniti nello sforzo di costruire la biblioteca Fajr (termine che significa “alba”, ndr), tra cui tanti studenti universitari costretti ad abbandonare gli studi a causa della guerra. La biblioteca, quando non è chiusa per i bombardamenti, è aperta tutti i giorni, escluso il venerdì, dalle 11 alle 5 del pomeriggio ed è frequentata da circa 25 persone al giorno. Sono poche le donne che vi entrano, ma molti degli uomini che prendono in prestito i libri, li scelgono anche per le mogli, le figlie o le sorelle. I libri alleviano la condizione di miseria in cui sono costrette a vivere queste persone. “Piano piano, la situazione migliora” dice Ahmad. “Organizziamo lezioni, leggiamo libri e poi li riassumiamo e ne discutiamo insieme”.

I libri hanno aiutato anche numerosi combattenti ad affrontare la minaccia quotidiana di morte, a guardare in faccia la realtà, ricordano loro il motivo per cui combattono. Ayman abu Al-bara’a, 23 anni, ha interrotto gli studi di economia all’università di Damasco nel 2012 per unirsi all’Esercito Libero Siriano. Ayman legge di tutto, dai testi scolastici islamici alle traduzioni arabe dei manuali self-help americani. Tra i suoi favoriti al-Qawqa’a dello scrittore siriano Mustafa Khalil, sulla vita e le sofferenze nelle prigioni di Assad. “Nonostante tutta la distruzione e le circostanze in cui viviamo, non abbiamo abbandonato la conoscenza e l’apprendimento”, racconta. “Prendiamo in prestito i libri e li leggiamo al fronte. Viviamo in una città assediata, potremmo restare sotto assedio per anni: per questo i libri sono l’unica porta verso la conoscenza”.

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Omar Abu Anas, un combattente di 24 anni, dice di leggere testi mussulmani per raccogliere lezioni sull’etica della guerra, ma legge anche qualsiasi cosa a tema politico gli capiti sotto mano, a volte scarica i file PDF sullo smartphone. “Ci sono questioni politiche che dobbiamo conoscere”, dice, “vogliamo costruire un nuovo sistema politico: per questo dobbiamo conoscere le leggi internazionali. Non vogliamo solo demolire, ma anche costruire”.

Gli organizzatori si augurano che la biblioteca possa contribuire a costruire una vera democrazia, una volta finito il conflitto. “Anche in queste circostanze, leggere può aiutarci dopo la guerra”, dice Ahmad. “Se abbiamo una generazione che ha studiato, raggiungeremo l’obiettivo per cui stiamo lavorando. Se, invece, abbiamo una generazione ignorante, tutto il nostro lavoro sarà stato vano”.

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Oggi Daraya sta assistendo a un drastico intensificarsi dei bombardamenti e lo stringersi dell’assedio sta rendendo la vita più difficile che mai. Il complesso residenziale che ospita la biblioteca è stato bombardato dagli aerei del regime: ora la biblioteca è silenziosa ma spera di riaprire presto le porte. “Dobbiamo salvare quello che si trova sotto le macerie”, dice Ahmad.

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