“Il figlio perfetto incarna quello che noi non siamo riusciti a ottenere per la nostra vita o che comunque ci manca oppure quello che possediamo ma che siamo angosciati di perdere…”. Su ilLibraio.it la riflessione, destinata ai genitori di oggi, di Luigi Ballerini, medico e psicoanalista, in libreria con “Imperfetti”, romanzo distopico ambientato in una società costruita su rigidi principi di selezione genetica, in cui tre ragazzi vogliono riprendersi il proprio destino…

Il figlio ideale è il figlio perfetto. È il figlio che il genitore sogna, che può modellarsi nella sua testa ancora prima che quello reale nasca. “Lo voglio x”, “La voglio x”: pur salvando la buona intenzione, qualunque aggettivo sostituiamo alla x (sportivo-leader-intellettuale-remissivo-intelligente-artista. Intraprendente-riflessivo…) rischia di diventare imposizione, predestinazione.

Il figlio perfetto incarna quello che noi non siamo riusciti a ottenere per la nostra vita o che comunque ci manca oppure quello che possediamo ma che siamo angosciati di perdere. Questo fa del figlio non un altro soggetto, ma un individuo nel quale il nostro personale desiderio è andato in esilio. Se non siamo soddisfatti di noi stessi almeno il rimborso del figlio perfetto lo pretendiamo. Non sopporteremmo di vederci perduti un’altra volta.

Il figlio perfetto è inoltre un figlio che non deve pensare. È chi si lascia plasmare dalle mani dell’adulto. Chi deve diventare quello che desidera il suo maggiore. E’ il figlio senza tempo, anzi che vive in un tempo che non è più suo perché del tempo non ha bisogno essendo predeterminato. Il tempo non sarà più per lui la possibilità di una scoperta affascinante di occasioni, di interessi, di passioni da coltivare, mollare, cambiare o riprendere, ma un percorso predeterminato su un binario fisso che lui può solo scegliere di percorrere. E’ il figlio che non ha desideri se non quelli che sono stati pensati per lui. Il figlio perfetto non può sbagliare e quindi non si può nemmeno correggere, non può sperimentare, provare, cadere e rialzarsi. È quello la cui unica preoccupazione deve essere non deludere i suoi grandi e conformarsi sempre alle aspettative, piuttosto che essere soddisfatto lui stesso.

Ma il figlio perfetto non esiste, per fortuna. Esiste il figlio reale con la sua individualità di soggetto. Un soggetto che pensa e che desidera, che certo non vuole fare tutto da sé, ma attende un adulto che lo aiuti a muovere i propri passi con sicurezza nel reale. Non si aspetta un genitore che lo misuri costantemente secondo idee e percorsi prefissati, quanto uno che lo introduca nella realtà con il beneficio della condivisione di un’esperienza già acquisita, che lo aiuti a comprendere meglio sé e il mondo. Il figlio reale cerca sostegno, incoraggiamento, rilancio, conforto. Il figlio reale chiede un futuro, non un destino. Quando purtroppo si trova costretto a scontrarsi con quel figlio ideale che può esistere solo in quanto modello astratto ne esce sempre perdente, ferito, perché mai capace di esserne all’altezza. È per lui la frustrazione di un continuo confronto dentro un senso di inadeguatezza, con il risultato finale di pensarsi come una promessa mancata, un’occasione perduta.
Un figlio che cresce e scopre nel tempo i suoi talenti, magari così diversi da come li avevamo preventivati noi, è invece uno spettacolo meraviglioso che noi genitori rischiamo di perdere se ci lasciamo accecare da modelli irrealizzabili. Soprattutto è uno spettacolo senza repliche che accade una volta sola, sarebbe un vero peccato perderlo.

luigi ballerini
L’AUTORE – Luigi Ballerini è medico e psicoanalista, giornalista pubblicista, scrive di scuola, educazione e giovani su quotidiani e periodici. Dice sempre di essere fortunato perché incontra molti giovani, sia nel suo studio professionale, sia presso scuole o centri culturali in occasione di incontri con l’autore e corsi di scrittura per ragazzi.

Da anni pubblica romanzi per bambini e ragazzi e nel 2014 ha vinto il Premio Andersen per il miglior libro età 9/12 anni con La signorina Euforbia. Per Il Castoro ha pubblicato Io sono Zero, romanzo vincitore del Premio Bancarellino 2016. Ora torna in libreria con Imperfetti, romanzo distopico ambientato in una società costruita su rigidi principi di selezione genetica, in cui tre ragazzi vogliono riprendersi il proprio destino.

La trama di porta nell’Anno 72 dalla Fondazione del Sistema. L’ingegneria genetica divide la società in due rigide e distinte classi: i Perfetti, uomini e donne geneticamente programmati per l’eccellenza, e gli Imperfetti, nati da donna e destinati ai lavori più umili. I giovani Perfetti vivono in un clima di forte competizione: devono essere all’altezza del loro destino prestabilito e delle sfide poste dinanzi a loro. È il momento che tutti attendono: sta per cominciare il GST, il grande Grande Spettacolo dei Talenti, un talent show che decreterà i migliori tra i Perfetti di tutto il Sistema, e la certezza di una carriera e futuro folgoranti. Tre ragazzi Perfetti sono fra i concorrenti selezionati: Eira P, bellissima e spavalda, è abituata a essere la prima in tutto; Maat P, ironico e diffidente, deve dimostrarsi all’altezza delle ambizioni del padre; Adon P, calmo e determinato, non può accettare niente di meno della vittoria. Le prove da superare saranno seguite da milioni di followers in tutto il Sistema; per vincere è indispensabile avere un alto indice di gradimento, a colpi di “like” e condivisioni.

Eira P, Maat P e Adon P diventano delle vere e proprie celebrità che danno lustro al Sistema, nei loro geni è scritto un destino di perfezione. Eppure, ciascuno di loro nasconde un segreto inconfessabile. Tre avversari possono diventare amici, complici o addirittura ribelli? E quanto è forte il richiamo della libertà?


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