“Da sempre ho cercato di donare al mio lavoro quotidiano quell’anima e quella vibrazione che guidano il mio agire, nella convinzione che la mia professione non si dovesse limitare a una meccanica proposta di titoli e offerte editoriali ma si dovesse focalizzare sulla ‘creazione del lettore’…”. Su ilLibraio.it, Daniela Bonanzinga, dell’omonima libreria messinese, racconta la sua vita da libraia e gli incontri più emozionanti vissuti finora

Dedico questo articolo a tutti gli studenti che mi hanno conosciuta partecipando al mio amato progetto, a tutti gli autori che con gioia vengono a Messina e mi sono grati per il grande lavoro svolto.

Mi chiamo Daniela, ho 54 anni, faccio la libraia indipendente nella mia libreria di famiglia dal 1981. Dopo aver studiato con dedizione ed essermi laureata in lettere, ho dedicato tutta la mia vita a questa professione sfidando i venti più sferzanti, correndo in giro per l’Italia, testando i progetti gestionali più innovativi.
Un’ intera vita dedicata all’arte del vendere libri e alla ricerca.

Non mi sono mai accontentata, infatti, di gloriarmi della bellezza di quelle pareti che sono ormai la cornice storica della mia attività. Da sempre ho cercato di donare al mio lavoro quotidiano quell’anima e quella vibrazione che guidano il mio agire, nella convinzione che la mia professione non si dovesse limitare a una meccanica proposta di titoli e offerte editoriali ma si dovesse focalizzare sulla “creazione del lettore”.

Da sempre inventare lettori è stato il mio sogno visionario che in alcuni casi si è trasformato in piacevole ossessione, che tuttora ricorre quasi sempre nelle notturne ore convulse che anticipano il sonno.
Io sogno lettori, folle di lettori, orde di lettori. Non visualizzo titoli precisi, categorie speciali di libri, nomi di autori più o meno conosciuti.  I lettori dei miei sogni hanno in mano libri, nella loro infinita declinazione e solo questa immagine riesce a regalarmi un convinto sorriso. Non vi nascondo che, ad anni di distanza dai miei inizi, mi compiaccio nell’ammettere a me stessa che sono stata in grado di fare di quel sogno un qualcosa di concreto, reale, tangibile.

Quelle folle di lettori io le ho viste davvero e oggi, con l’orgoglio di sapere che molti di loro si ricordano tuttora di me, spesso tornano nella mia mente, come fotogrammi indelebili, le scene di tutte le “attività” organizzate.
Nel sorridere compiaciuta tra i ricordi di tutti questi anni, mi continuo a chiedere se tra le migliaia e migliaia di lettori che ho coinvolto nella “Lalibreriaincontralascuola”, il progetto di incentivazione alla lettura nel mondo della scuola al quale ho dedicato tutta la mia vita, ci siano tuttora lettori “sopravvissuti” o lettori che legano l’origine del loro amore per i libri a quell’esperienza da me “partorita” e da loro vissuta, da protagonisti.
Ho sempre pensato che prima di tutto bisognasse “fare”, ma oggi, ritengo che non abbia meno valore il “raccontare” ciò che ho avuto l’onore e il privilegio di osservare, vivere, sentire. Condividere un’esperienza, dai tratti a volte magici, potrebbe ricreare in qualcuno la stessa scintilla, lo stesso fuoco.

Navigando tra i mille ricordi, ad esempio, non posso non narrare l’emozione degli occhi degli studenti che incontrarono Giuseppe Pontiggia nel più grande teatro della città di Messina, convincendo il grande intellettuale a raccontare il sentimento intimo e privato di simpatia per un figlio disabile.  Fu unico cogliere come egli, stando al gioco dei ragazzi, li aveva accolti nel suo mondo superiore, sottolineando come la lettura giovane fosse per lui una dolce carezza.

E non posso non citare l’incontro con Simonetta Agnello Hornby, proprio all’inizio della sua carriera, quando portava in giro per l’Italia la sua Mennulara. Non riesco a trovare altre perifrasi per descrivere quel pomeriggio se non “bagno di felicità”: tutti gli studenti vestiti con costumi tradizionali siciliani, con le gerle per la raccolta delle mandorle, il rifacimento dei cori, cartelloni da grande sceneggiatura e l’autrice che con frizzante ironia sembrava sottolineare la propria riconoscenza.

strega tamaro

Quando Susanna Tamaro arrivò per la prima volta in una scuola addobbata, dall’ingresso al luogo dove si svolgeva l’evento come un palcoscenico, fu incredibile vederla attraversare gli spazi agghindati a festa in suo onore con lo stupore di Alice nel paese delle meraviglie, felice che il suo romanzo fosse stato trasformato, incredibilmente, in una sorta di “quinta” teatrale.

La stessa sensazione la provai anche anni prima, nel 1997, quando Mario Capanna fu ospitato in un teatro e conversò a lungo con gli oltre 500 studenti, tutti desiderosi di scambiare opinioni, parole con lui, che aveva tempo per tutti, firmando libri e dediche per oltre un’ora.

Non sempre è stato facile, banale, scontato. Anzi spesso il tutto nasceva come una sfida. L’editore Einaudi per Roberto Vecchioni, ad esempio, mi aveva dato vincoli molto severi: vendere mille copie del libro e evitare ad ogni costo di parlare di musica perché nella sua concezione le due arti non dovevano essere miscelate. Ma quando gli sfrontati studenti della città, dopo aver esibito un pianoforte a coda sul palcoscenico del glorioso Teatro Vittorio Emanuele, cominciarono a suonare e intonare, con grande bravura “Il libraio di Selinunte”, il noto cantante, con gli occhi luccicanti, corse sul palco e si unì al coro dei ragazzi, trasformando tutte le mie ansie in emozione pura e una presentazione qualsiasi in un uno di quei momenti in cui le altezze raggiunte fanno sentire i presenti dei privilegiati.

Terzani

Tra le tante mattinate non posso omettere di raccontare sicuramente l’incontro con un uomo straordinario come Tiziano Terzani che, di bianco vestito e con una lunga barba, incontrò l’eccellenza, trecento studenti provenienti dai migliori licei della città. Tra l’autore e i giovani che arrivarono all’incontro dopo aver letto il suo libro Lettere contro la guerra, si creò immediatamente una sinergia unica che ha lasciato segni profondi nei cuori e nelle teste di quei ragazzi, che sono certo ora staranno seminando lettura nel mondo. Venne più volte ospite, era capace di ipnotizzare i ragazzi con storie terribili e vere, restando a sua volta basita per come essi accoglievano i suoi racconti. Una donna che aveva avuto un passato drammatico, vittima di una madre assassina, una belva umana, che aveva abbandonato lei e il fratellino per fare la guardiana a Birkenhouse. La sua storia fece tremare molti cuori e tuttora mi commuovo ripensando a quei ragazzi che cercavano di consolarla, bisbigliandole all’orecchio parole di affetto o regalandole bigliettini e fiori.

Furono incontri indimenticabili che lasciavano lacrimosi strascichi per giorni. Organizzai oltre dieci incontri con lei e, oggi che non si muove più dalla sua Bologna, mi piace dedicarle una saluto speciale: grazie Helga Schneider.

Andrea De Carlo arrivò a Messina con l’aurea del bel ragazzo allievo di Calvino, fu mio ospite quattro volte
In ogni occasione (sempre un bagno di folla) fu piacevole vederlo sorridente e attento a quello che gli studenti porgevano con disinvoltura e disincanto.

In fondo tutto nacque in un pomeriggio qualsiasi, alle prese con la presentazione di Dacia Maraini.  Pur avendo le idee chiare, non mi aiutava, allora, la poca esperienza. E così fra mille dubbi, decidemmo, insieme a mia madre e un preside amico, di coinvolgere i ragazzi, gli studenti del liceo, nella convinzione di creare qualcosa di unico.
Quello fu l’inizio. Il cielo era pieno di stelle e la notte divenne alba. Il sogno divenne realtà e da allora, da quel 1995, si rinnova come rito di prosperità. Da allora si sono succedute migliaia di momenti che hanno arricchito non solo il mio vissuto di libraia, ma anche il mio spessore di donna e cittadina.
Centinaia gli autori, impossibile citarli tutti.

In queste ultime righe mi piace ricordare Bianca Stancanelli, messinese lontana da casa, insieme a cui ho battuto ogni record: 3000 copie vendute del suo libro A testa alta (Einaudi) ispirato alla storia di Don Pino Puglisi, un capolavoro di sintesi, cronaca e verità.

La “Signora dei gatti”, così si fa chiamare, è Annamaria Piccione. Siracusana di nascita centinaia di incontri con piccoli lettori, miglia di libri venduti. Una sorellanza tra autrice e libraia.

Ma quando una scuola ubicata in un territorio a rischio di Messina produce uno spettacolo tratto da un libro che si ripromette di raccontare il melodramma ai bambini (“Vi canto una storia. L’opera raccontata ai ragazzi”) e mette in scena una delle opere narrate; quando durante questa serata di per sé già magica, la grande star mondiale Katia Ricciarelli sale sul palco per firmare centinaia dei suoi libri e regala attimi di grazia intonando un breve aria del suo repertorio; ecco, in quell’istante, Daniela si sveste degli abiti di libraia e si scioglie in un pianto tutto femminile che sa di sacrificio, fatica e soddisfazione per aver regalato l’ennesimo momento magico al lettore che non si stancherà mai di cercare o inventare.  In fondo, senza falsa modestia, io posso dirlo: non ho sognato, ho creato lettori.

Ringrazio Marco Carrozzo, che vede con i miei stessi occhi il tema della lettura in Italia.


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