Enrico Galiano, insegnante e scrittore, commenta su ilLibraio.it la proposta di modifica della prova di italiano all’esame di terza media da parte del linguista Luca Serianni, che sconsiglia il “tema puramente libero”

Il commento dello scrittore e insegnante Enrico Galiano* alle proposte del linguista Luca Serianni:

Ma cos’ha che non va il cosiddetto “tema libero”? Anzitutto, è un modo sbagliato di chiamarlo.
Il tema libero propriamente detto è un tema in cui tu dici allo studente: scrivi quello che vuoi. Ecco quel tipo di tema lì – che comunque ha un certo grado di difficoltà – all’Esame di Terza media non si usa più già da un pezzo. Almeno, io non l’ho mai visto usare, neanche al mio esame di terza media.

Quello che forse oggi viene per comodità chiamato “tema libero” è in realtà una serie di tracce divise in diverse tipologie testuali (testo argomentativo, testo espressivo, testo espositivo). Lo studente viene posto di fronte a una domanda sviluppata su tre o quattro righe e deve, da solo, costruire il suo ragionamento o la trama del proprio testo.
Il pensiero comune tende ad associare il concetto di “tema libero” a facilità: invece è esattamente il contrario. Meno la traccia è lunga e strutturata, più lo studente dovrà essere in grado di costruire un proprio pensiero in autonomia, dargli coerenza e coesione: rendere insomma il testo stesso maggiormente in grado di mostrare le effettive capacità dello studente.

Invece oggi la tendenza qual è? Riempirlo di carta, di parole, di cose scritte da altri sui cui dovrà barcamenarsi per far comparire da qualche parte il suo contributo, le sue famose “competenze”.

Abbiamo cominciato con l’Esame di Stato di quinta superiore: fascicoli che sono dei tomi, estratti, saggi, articoli, un ammasso di roba su cui spessissimo quello che accade è che gli studenti formano un collage.

Se la medesima tendenza – come sembra di capire dalle dichiarazioni di Serianni – viene applicata anche all’Esame di Terza media, l’effetto che otterremo sarà quello una volta di più di stimolare negli studenti l’autonomia solo parziale, il doversi sempre sostenere sulle stampelle dei testi altrui.

La differenza è la stessa fra dare a un giovane falegname i chiodi, quattro pezzi di legno, un martello e una sega e chiedere di costruirci qualcosa (tema “libero”) e dargli invece qualcosa di già costruito e chiedergli: “Dai, facci qualcosa di simile!” (la nuova proposta per l’Esame di Stato).

Non è una questione di creatività o non creatività: è una questione di autonomia.  Più parole mettiamo nella traccia del tema, meno possiamo saggiare la capacità dello studente di tessere una trama di pensiero, sviluppare la riflessione critica, l’argomentazione. Meno parole mettiamo, più portiamo lo studente a dover sapere di cosa ci sta parlando, conoscere l’argomento, perché su quel foglio bianco è molto difficile bluffare.  Rem tene, verba sequentur, diceva Catone un paio di migliaia di anni fa. Forse sarebbe il caso di tenerne presente.

L’AUTORE – Enrico Galiano è insegnante e autore della webserie Cose da prof, che ha superato i dieci milioni di visualizzazioni su Facebook; il suo motto del buon insegnate è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti».  Eppure cadiamo felici (Garzanti) è il suo romanzo d’esordio, la storia di una ragazza di nome Gioia che colleziona parole intraducibili e si innamora di Lo che, nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. Quando i due giovani si innamorano, Lo sparisce nel nulla e starà a Gioia scoprire cosa è successo.
Qui tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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