“Sto affrontando quel periodo terribile della vita. Il più temuto, il più sofferto, il più faticoso: la fine della stagione delle melanzane. E sto anche traslocando”: torna l’autoironia della “mamma ribelle” Giada Sundas: “Sono qui che fluttuo smarrita in un limbo fatto di allacciamenti, scatoloni, vernici traspiranti, insulti telefonici e…”

Wake me up when il trasloco ends

Sto affrontando quel periodo terribile della vita. Il più temuto, il più sofferto, il più faticoso: la fine della stagione delle melanzane. E sto anche traslocando.

Vorrei dirvi che è terribilmente stressante, ma non possiedo ancora le capacità linguistiche per spiegarvi quanto. Vi basti sapere che, negli ultimi sessanta giorni (visto? Parlo già come un Mastrota qualunque) ho pisciato nei bagni di tutti i mobilifici presenti nel raggio di cinquanta chilometri. E non perché volevo marcare il territorio per richiamare a me gli esemplari della mia specie con l’avvitatore più performante, ma perché ho passato più tempo lì che nella mia effettiva casa. Una volta mi sono anche lavata i denti da Mondo Convenienza.

Sto diventando una grande esperta di legni e segature, una specie di sommelier del truciolato. Posso riconoscere a colpo d’occhio un pregiato pressato stretto di legni robusti da un qualsiasi truciolato di segatura misto ceneri di cremazione degli antenati svedesi.

Quindi sono qui che fluttuo smarrita in un limbo fatto di allacciamenti, scatoloni, vernici traspiranti e insulti telefonici. Pare ci sia una sottintesa e silente legge consolidata sul ritardo di consegna. A quanto pare è uno dei corsi cardini dell’università della vita: non pronosticare la fine dei lavori perché quelli vivono di anarchica vita propria. Ho anche coniato una personale teoria secondo il quale gli impiegati dei servizi clienti dei mobilifici abbiano pulsioni sessuali date dal turpiloquio rivoltosi.

“Sì, piccola, dimmi ancora quanto sia inadempiente il nostro servizio. Oh, sì, ti abbiamo mandato il nero invece del wengé, siamo degli indisciplinati, querelaci forte”.

Non si spiega, sennò, come facciano a essere di spalle così larghe.

Una delle altre cose per me inspiegabili sono gli esemplari femmina della mia specie che nei fine settimana migrano in transumanze verso l’Ikea per il mero sollazzo. Spinte da chissà quale necessità, visto che non devono comprare niente, si aggirano giulive tra i suppellettili rendendo l’ambiente saturo per poi terminare la visita con un caffè al ginseng in tazza grande col biscottino in fibra di scarti di produzione dei comodini. Il signor Ikea è il Willi Wonka delle donne.

Mobilifici a parte, traslocare mi sta prosciugando l’anima e il corpo. Soltanto la scelta del miscelatore ha consumato metà delle risorse energetiche che avevo serbato per questo periodo. Per non parlare dei lampadari, che devono essere moderni ma anche classici, sbarazzini ma non sciocchi, a basso consumo ma luminosi, a luce calda, fredda, tiepida.

Poi la scarpiera. Il portaombrelli. Lo zerbino con scritto benvenuto ma non sempre. Il feng shui che sennò ti viene l’energia brutta.

Ogni volta che parlo con qualcuno e dico la parola “casa” devo specificare quale, come se fossi una ricca posseditrice immobiliare. Loro vogliono che io dica casa1 e casa2, ma io sono Giada, sono una donna, sono una madre, sono italiana e voglio solo sapere in quale scatolone sono le mie mutande pulite.

L’AUTRICE – Giada Sundas è una giovane madre molto seguita in rete. Sui social racconta la sua esperienza di “madre imperfetta ma imperterrita” con freschezza e ironia. Il suo romanzo d’esordio, edito da Garzanti nel 2017, si intitola Le mamme ribelli non hanno paura, e racconta la storia di Giada dal giorno in cui la piccola vita di Mya, sua figlia, ha cominciato a crescere dentro di lei. Nel 2018 è uscito il suo secondo, atteso libro, Mamme coraggiose per figli ribelli, in cui l’autrice torna a parlare del mestiere più difficile del mondo: fare la madre. Con la sua inconfondibile vena ironica…

Qui tutti gli articoli di Giada Sundas per ilLibraio.it

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