Nel thriller letterario di Mario Baudino una divertente caccia al tesoro tra gli scaffali e i libri di una biblioteca… – Su ilLibraio.it un estratto

Non che la vita sia noiosa per Demi, Duccio e Matteo, librai in un paese di montagna del Piemonte, colti e burloni. Ma quando ricevono l’incarico di valutare una biblioteca ereditata in modo alquanto misterioso, si ritrovano catapultati in una avventura di cappa e spada, e non stanno più nella pelle. A eccitare i librai – più delle voci che la biblioteca sia infestata da un fantasma – sono i misteri che affiorano durante il loro lavoro: la scomparsa di un libro chiamato “Lo sguardo della farfalla”, le indagini di una formosa giornalista d’assalto, le curiosità di una strana cliente, mentre l’ombra di un terrorista  si allunga sulla valle…

È la trama de Lo sguardo della farfalla, romanzo di Mario Baudino (firma de La Stampa e autore di romanzi, poesie e saggi) in libreria per Bompiani.

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, un estratto.

Quando i libri cominciarono a gridare si afferrò alla sbarra d’ottone, chiuse gli occhi, strinse con tutte le forze. Solo, in un coro di pipistrelli. Gli girava la testa, vide il buio inghiottirlo. Non devo svenire, si ripeteva, devo resistere. Cercò di posare sullo scaffale il volume che stava sfogliando sperando di ricordarsi poi, almeno, dove l’avesse lasciato. Era un tomo consunto, pesante, di antica carta porosa. Ebbe il tempo di pensare che stava diventando un problema molto secondario: forse non lo avrebbe rivisto mai più. Perché forse sarebbe morto. L’ultima immagine prima che tutto diventasse confuso e nero fu una dama riversa su un grande letto a baldacchino, sola nell’oscurità, i cui lineamenti si distinguevano appena, ritratta nell’attimo in cui protendeva una mano verso l’osservatore, con un sorriso disperato e beffardo. Anche quel libro si era messo a gridare, più di tutti gli altri; era come se la dama, ora, ridesse di lui. Riaprì gli occhi, senza vedere più nulla. Sentì il rumore di uno strappo, un colpo secco, e la barra cedette. Era salito molto in alto, cadde insieme alla scala su cui si era arrampicato, che precipitò descrivendo un semicerchio lungo la parete di scaffali. Non ebbe il tempo di provare ad aggrapparsi a un ripiano, a rallentare o ad attutire la caduta. Andò giù e basta, muto nel frastuono. Ebbe la sensazione che il pavimento si avvicinasse con una strana lentezza, che tutto avvenisse in modo rallentato e lucido, che i dorsi dei volumi stipati sugli scaffali scorressero davanti a lui uno per uno, permettendogli di intuirne i titoli, i nomi degli autori; gli pareva che il tempo della sua caduta non finisse mai. Aveva trovato il libro che cercava, non aveva resistito alla tentazione di sfogliarlo subito, anche se a quell’altezza non c’era abbastanza luce; e dopo un attimo la scala aveva cominciato a tremare, come se avesse ricevuto un colpo. Poi un altro, e un altro ancora, fino a che il sostegno si era spezzato. Aveva guardato giù, dove non c’era nessuno. Aveva osservato le pagine, più stupito che spaventato, e tremavano anche quelle. Aveva sentito nelle orecchie un fischio, prima debole poi sempre più forte, e infine il coro di fischi, lamenti e squittii che ora lo riempiva di terrore. La biblioteca urlava. L’urto a terra fu un rumore sordo, appena accennato. Non sentì dolore. Spalla e testa colpirono violentemente il suolo, e il buio fu istantaneo. La biblioteca era tornata silenziosa. Troppo, pensò quando riprese conoscenza. Cercò di alzarsi, ma una fitta alla spalla destra glielo impediva. Una gamba sembrava paralizzata. Era schiacciato sul pavimento in mezzo a parecchi libri caduti con lui, pezzi della scala, una scheggia della barra d’ottone. La afferrò con la mano sinistra, l’unica che in quel momento riusciva a muovere. La esaminò sommariamente, sembrava proprio fosse stata segata. Maledetti libri. Maledetta ingenuità. Maledetto terrore. Si stava contorcendo, a denti stretti, per arrivare con la mano nella tasca destra dove c’era il telefono, pregando non si fosse rotto nel volo che gli aveva spaccato a quanto sembrava una buona metà delle ossa. Riuscì ad avvicinarlo al viso facendolo strisciare penosamente fra corpo e pavimento. Non funzionava. Dietro di lui, rumore di passi…

(continua in libreria…)

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