Dopo mesi di polemiche e dibattiti sulla libertà di stampa, ecco la sentenza sul processo Vatileaks…

Dopo mesi di polemiche e dibattiti sulla libertà di stampa, è arrivato il momento dell’attesa sentenza sul processo Vatileaks, che ha visto protagonisti i giornalisti Gianluigi Nuzzi (autore di Via Crucis, Chiarelettere) ed Emiliano Fittipaldi (autore di Avarizia, Feltrinelli).

Il tribunale del Vaticano, a proposito della divulgazione di notizie e documenti riservati, a termine della 21esima udienza del processo iniziato il 24 novembre scorso, ha assolto Nuzzi. “Non siamo eroi, abbiamo solo fatto il nostro lavoro”, il commento a caldo dell’autore di Via Crucis.

Come riporta l’Ansa, sono invece stati condannati monsignor Lucio Vallejo Balda (18 mesi) e Francesca Immacolata Chaouqui (10 mesi, con pena sospesa per 5 anni). Assoluzione, invece, per Nicola Maio. Difetto di giurisdizione per i giornalisti Nuzzi e Fittipaldi.

Il commento a caldo dell’editore di Chiarelettere Lorenzo Fazio: “L’assoluzione di Nuzzi e Fittipaldi è una grande vittoria della libertà di stampa. È arrivata dopo un processo assurdo che ha visto due giornalisti accusati di aver fatto il loro mestiere. Come editore accolgo con soddisfazione e sollievo questa sentenza, che dà coraggio e non lascia più soli tutti coloro che si battono per una stampa libera e contro le degenerazioni di qualsiasi potere. Anche quello della Chiesa”.

Nuzzi, via Crucis

Nei giorni scorsi il pubblico ministero vaticano aveva chiesto un anno di carcere per concorso morale per Nuzzi e l’assoluzione (per insufficienza di prove) per Fittipaldi. I promotori di giustizia avevano inoltre chiesto la condanna di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, di Francesco Immacolata Chaouqui, ex componenti della Commissione Cosea sulle finanze vaticane e del loro ex collaboratore Nicola Maio.

NUZZI SU FACEBOOK A POCHE ORE DALLA SENTENZA:

Questo il post pubblicato da Nuzzi prima della sentenza: “Oggi per la prima volta nella Storia della Chiesa il tribunale del Vaticano pronuncerà ahimè una sentenza su un giornalista, accusato per come ha fatto il proprio lavoro. La pubblica accusa ha chiesto per me un anno di carcere. A loro avviso mi sono macchiato di “concorso morale” avendo dato “impulso psicologico” con la mia “presenza e disponibilità” alla diffusione delle notizie riservate da parte di chi doveva custodire il segreto. È’ tutta qui l’accusa. Mi auguro dopo la sentenza – qualunque essa sia – che giornalisti con la loro “presenza e disponibilità” siano sempre a caccia di informazioni, incontrando le fonti perportare a voi tutti notizie, sale di ogni Paese (o quasi evidentemente). Magari notizie scomode, su malaffare e malagestione dei soldi della comunità, anche le offerte che i cittadini danno alla Chiesa. Essere presenti e disponibili e’ abilità professionale non reato. Così la libertà di stampa e’ rumorosamente al centro di questo assurdo processo. Per questo sono convinto che oggi la corte non fara’ passare questa idea inaccettabile Per questo andrò in aula a testa alta con il vostro incredibile sostegno nel cuore. Grazie”.

 

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