Il libro “L’arte di perdere tempo” ci introduce alla sottile arte della nonchalanche: abbandonarsi al viaggio, abbracciando deviazioni e disavventure, riconquistando il proprio tempo…

Celebrare l’arte di perdere tempo, la sosta, l’approfittare degli imprevisti. Quasi un paradosso, in una società che va sempre più di fretta, anche quando viaggia. Sorprende, il libro di Patrick Manoukian, viaggiatore errante ed editore di libri per ragazzi, che nella sua vita ha molto viaggiato, in particolare nell’America del Sud. L’arte di perdere tempo, in libreria per Ediciclo, ci introduce alla sottile arte della nonchalanche: abbandonarsi al viaggio, abbracciando deviazioni e disavventure, riconquistando il proprio tempo.

l'arte di perdere tempo

Il viaggio può, attraverso la complessità delle sue tappe – imprevisti, soste forzate, incontri inattesi o insperati – stabilire una relazione differente con il tempo. Spesso sono gli interstizi del programma che, come parentesi preziose, ne rappresentano il cuore. Se il cammino vale più della destinazione, la tappa vale di più dello spostamento, e a volte il tempo perduto a un tavolino, su un divano, in una terrazza o per una deviazione, segnerà il viaggio più che un monumento o un panorama tanto osannato.

Il libro di Manoukian è una sorta di elogio della lentezza e della nonchalance, per scoprire con l’autore, dall’eruzione dell’Eldfell in Islanda alle bische di Mato Grosso, da una prigione in Perù all’Extrême- Orient-Express, tutto il sapore del “tempo ritrovato”.

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