“WE – Un manifesto per tutte le donne del mondo” è un manuale e un percorso, scritto da Gillian Anderson (l’attrice celebre per “X-Files”) e Jennifer Nadel (avvocata, giornalista e attivista) per dare alle donne (ma non solo) la capacità di guarire le proprie ferite, di essere libere di aiutare gli altri e di cambiare il mondo… – L’intervista, in cui si parla anche di Trump: “Riflette la società…”

“È in atto una guerra dentro di noi: l’87% per cento dei nostri pensieri è costituito da voci negative e autocritiche verso noi stesse. Non saremo mai in grado di cambiare il mondo finché ci rivolgeremo questi pensieri. Uno strumento per mettervi fine è la meditazione, un esercizio quotidiano verso la gioia”.

Jennifer Nadel si presenta all’evento di cui è ospite a Milano in occasione de Il Tempo delle donne in giacca e jeans scuri, con una maglietta bianca su cui appoggiano molti ciondoli, tra una J d’oro. I movimenti e lo sguardo sicuro trasmettono la calma che ci si aspetterebbe dalla donna – dalla giornalista, avvocata e attivista – che ha scritto un libro per aiutare le donne di tutto il mondo a prendere coscienza degli atteggiamenti autodistruttivi che le affliggono in quantità sempre maggiore e ad abbandonarli. L’opera è stata scritta a quattro mani con Gillian Anderson, la famosa attrice di X-files, e si caratterizza per essere, a una lettura superficiale, come un manuale di self help in tipico stile americano. La verità è che è “more than meets the eye”: Nadel e Anderson partono da un’esigenza personale profonda e intraprendono un percorso insieme al lettore, attraverso 9 principi, per arrivare a uno stato di equilibrio e, appunto, “gioia”, prerequisito fondamentale secondo Nadel per poter di conseguenza aiutare gli altri e cambiare il mondo. Un libro scritto da due donne che vivono spesso davanti ai riflettori, a vantaggio di altre donne, per aprire loro gli occhi sulla condizione di disagio in cui spesso versano e di cui nemmeno sono coscienti e di cui difficilmente sanno chiedere aiuto.

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Jennifer Nadel, cosa significa per lei essere donna?
“Essere donna per me significa sentire, significa pensare, significa preoccuparsi. Ci è sempre stato insegnato che dobbiamo ragionare per compartimenti stagni, ma se si ha una vita professionale bisogna cercare di usare solo l’intelletto, e non usare la parte emotiva. Questo ha portato un grossissimo problema a noi esseri umani e credo che sia molto importante integrare la parte pensante con la parte emotiva”.

Quali sono le problematiche di cui parla?
“Viviamo in un mondo in cui 700 milioni di persone vanno a letto affamate, mentre in Occidente gettiamo via molto cibo e sappiamo che ci sono moltissime persone che soffrono di obesità. Ogni minuto ci sono donne che muoiono durante il travaglio, mentre dall’altra parte del mondo ci sono tante donne che spendono moltissimo denaro in chirurgia estetica. Viviamo in un mondo afflitto dal cambiamento climatico perché i governi hanno paura di dire ai consumatori che non possono avere tutto quello che in realtà vorrebbero avere. Questi sono solo alcuni esempi dei problemi che ci sono”.

Jennifer Nadel

Jennifer Nadel

WE è un libro anche molto politico e allo stesso intimo e personale: da quale esigenza è nato?
“Ho capito che a meno che non si faccia un lavoro interno non si può vivere in difficoltà e cercare di aiutare il mondo e cambiarlo. Quando si ha ancora difficoltà e si deve fare i conti con le proprie emozioni ed esigenze che non sono state soddisfatte è davvero difficile andare ad aiutare altre persone che a loro volta hanno problemi, perché noi stessi cerchiamo di sopravvivere e tirare a campare, per così dire. Finché non curiamo noi stessi, non possiamo aiutare gli altri. Ho lavorato in politica e anche come attivista e ho visto i danni che le persone possono fare. Basta guardare dall’altra parte dell’Atlantico, questa persona in America che sta facendo molti danni perché è una persona con numerose ferite che non sono state sanate”.

Di quali ferite parla?
“Donald Trump è come un ragazzino che vuole sentirsi potente, quindi quando lo fanno arrabbiare e quando si sente ferito, cede e comincia dare in escandescenze”.

Secondo lei perché Trump è arrivato in questo momento e qual è il suo rapporto con le donne, quali sono le criticità?
“Penso che rappresenti un atteggiamento culturale che si è diffuso e alimentato nel corso della storia, quello di considerare la donna come un oggetto. Anche in Italia ciò è successo con certi politici. Gli uomini di potere vogliono aumentare la loro proprietà e i loro possedimenti, perché si sentono minacciati dalle donne; quindi usano il potere per limitarle e per ridurle a oggetti, in modo tale che costituiscano una minaccia inferiore. Il fatto che ci siano stati così tanti voti a favore di Trump riflette la società… dunque non possiamo additarlo e pensare che sia lui il problema”.

Gillian Anderson

Gillian Anderson

Qual è stato il rapporto tra voi due autrici nella produzione del libro?
“Io e Gillian eravamo amiche da dieci anni e lei ha avuto l’idea di scrivere di quanto le donne abbiano una bassa autostima e di quanto si siano diffuse dipendenze e autolesionismo. Io volevo parlare di una nuova forma di femminismo e del fatto che noi lottiamo per avere questo 50% del sistema che in realtà è un sistema rotto, compromesso. Ho pensato che, invece che lottare per avere questa fetta, si poteva lottare per creare un nuovo sistema, e mi sono resa conto che le due idee potevano collimare. Di conseguenza, parlare di come sia diminuita l’autostima è anche un fatto politico, perché bisogna gestire quello che succede internamente e anche esternamente in quanto fanno parte della stessa equazione”.

Il libro mostra molte esperienze personali ed è pratico, quasi un manuale di self help. Lei come lo definirebbe?
“Posso dire che è un libro politico, psicologico, sociologico e spirituale. Molto spesso ci viene detto che dobbiamo compartimentare, suddividere queste aree; anche nelle librerie le varie sezioni dei libri sono separate in base all’argomento. Ma, ad esempio, non si può lavorare autonomamente sulla psicologia senza pensare alla politica e alla spiritualità. Posso dire che è un libro sul vero significato delle cose, sull’avere un obiettivo e sull’attivismo”.

Parlare di donne nel suo insieme è uno dei pilastri del femminismo. Qual è la sua visione del “nuovo femminismo”, come lo intende?
“Femminismo per me significa che non è sufficiente lottare per ottenere un posto di lavoro o una posizione più prestigiosa, oppure per riuscire ad accaparrarsi questo 50% del sistema esistente, ma bisogna lottare davvero per cambiare tutto il sistema, che è basato su un modello economico che punta a creare ricchezza per pochissimi. Il mondo si basa sulla forza lavoro maschile, mentre gli uomini non hanno responsabilità a livello familiare, oppure ci è stato insegnato che non hanno responsabilità con i figli e non vogliono essere coinvolti. Io in realtà conosco molti uomini che vorrebbero essere più coinvolti, e molti uomini che si rendono conto di quanto questo sistema sia folle.
Negli anni ’70, con l’avvento dei computer, ci avevano spiegato che si sarebbe arrivati a un equilibrio, a lavorare meno, ma è successo esattamente il contrario, adesso le persone lavorano ancora più ore, devono essere disponibili costantemente e chi non ha lavoro è finito ai margini della società, in condizione di povertà inaudite, è una situazione folle. Ritengo che esista un modo diverso di fare le cose, dove si potrebbe avere un po’ meno per tutti. Siamo tutti vittime dell’attuale sistema, uomini e donne, e non possiamo usare il diritto della donna per correggere il sistema, dobbiamo lottare tutti insieme per cambiarlo”.

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La paura è il grande nemico che blocca le donne e non permette loro di esprimersi al 100%. Cos’è la paura e qual è la sua personale paura?
“Nel libro si parla della paura come della prova di qualcosa di falso che sembra vero. Molte donne vivono con questa vocina nella testa, che è una critica costante: “Non sono sufficientemente bella, non sono intelligente, non valgo’. Così facendo, si cade sempre nell’errore di pensare di non fare abbastanza, di compiere dei disastri e di avere dei grossi problemi. La maggior parte delle persone ha dei pensieri negativi che sono basati sulla paura e questo porta a grandi difficoltà nell’essere felici e nel vivere in pace e in tranquillità. Devo ammettere che nella mia vita è stato fondamentale capire come liberare la mente da questi pensieri negativi; adesso vivo senza paura il 90% del tempo, ed è una cosa bellissima. Io non ho paura”.

 

 

 

 

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