Arriva nelle sale “Café Society”, il nuovo film di Woody Allen. E una biografia autorizzata racconta la vita del geniale regista

“Il cervello è il mio secondo organo preferito”: così afferma Woody Allen in uno dei suoi celebri aforismi. Del resto, la parola più usata dalle decine di persone intervistate per la stesura de L’ultimo genio (Salani) – biografia autorizzata firmata dallo spagnolo Natalio Grueso -, alle quali è stato chiesto di definire uno tra i più amati cineasti del mondo, è stata “genio”. Gente che ha lavorato con lui o ha avuto l’opportunità di conoscerlo molto da vicino, persone che parlano con cognizione di causa, anche se ovviamente Allen non è d’accordo: “Io un genio? Allora cosa sono Shakespeare, Mozart o Einstein? No, no, sono solo un comico di Brooklyn che nella vita ha avuto molta fortuna”.

Grueso racconta della gentilezza e umiltà del maestro, che, superati gli ottant’anni, non smette di dedicarsi a ciò che più ama – il cinema, la scrittura e il jazz – e rifugge i red carpet, considerando i premi oggetti fatti per “prendere polvere”.

Woody Allen, che ha debuttato come ghostwriter e come cabarettista, nel libro è raccontato senza dimenticare le sue origini e i grandi maestri che lo hanno forgiato quando si infilava nei vecchi cinema della sua giovinezza per ammirare i capolavori di Bergman e del neorealismo. Una passione, questa, che condivide con l’autore a cui è legato da una ventennale amicizia, che ha avuto il privilegio di seguire in prima persona la sua storia personale e professionale.


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