“Younger” (sit com ideata da Darren Star, già artefice di “Sex and the City” e “Beverly Hills 90210”) è il racconto velatamente satirico del tentativo di un colosso dell’editoria di far fronte alla rivoluzione digitale, ma è anche la serie tv, piena di citazioni, perfetta per chi ha voglia di osservare da un punto di vista stralunato cosa significa essere giovani quando non lo si è…

Giovane con esperienza? L’unico modo per accontentare questa assurda pretesa dell’odierno mercato del lavoro sembra essere quello che ha adottato Liza, protagonista di Younger, sit com americana in onda sul canale via cavo Tv Land (in Italia su Fox Life). Non farete fatica a capire perché a 40 anni, fresca di divorzio e con una figlia a carico, ha deciso di fingersi ventiseienne per ottenere uno stage da assistente in una prestigiosa casa editrice newyorkese, l’Empirical.

La premessa su cui si basa lo show, creato da Darren Star (già ideatore di serie tv cult come Sex and the cityBeverly Hills 90210 e Melrose Place), è più attuale che mai. In un mondo sempre più competitivo e nel bel mezzo della peggior crisi economica degli ultimi decenni, Liza Miller (interpretata dalla pluripremiata attrice Sutton Foster), stanca di subire rifiuti e penalizzazioni per il doppio ruolo di madre e donna matura, cerca di cambiare le regole del gioco, ricorrendo a un’astuzia boccaccesca.

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Il conflitto generazionale non riguarda soltanto l’età della protagonista che da quarantenne precipita a capofitto nella vita da ventenne –  tra tinder, youtuber e party disinibiti – ma riguarda soprattutto il mercato dell’editoria, da tempo ormai alle prese con gli effetti della rivoluzione digitale. L’avete sentito dire, no? Negli ultimi anni la carta è stata da morta (troppo presto, visto gli ultimi dati sul calo degli ebook?), tutti vogliono fare gli scrittori ma pochi leggono libri (tranne che sui propri smartphone)…

Younger è il racconto velatamente satirico del tentativo di questo colosso industriale di resistere ai tempi difficili e della sua – spesso goffa – apertura ai social media. Come fare dunque a vendere Joyce Carol Oates ai millenials? Come giustificare la presenza di Fat Jewish (5 milioni di follower su Instagram, nel caso vi steste chiedendo chi sia) all’evento lancio di un libro? E soprattutto come fare a mantenere la propria linea editoriale quando il tuo maggiore investitore è un ventiseienne multimiliardario che guida una start up che non ha nulla a che fare con la letteratura? Persino il responsabile marketing dell’Empirical, una diavolessa veste Prada, si interroga: “Se i vecchi media sono morti perché i nuovi media cercano sempre di comprarci?”.

Questa serie tv non ha paura di rendere esilarante il presente del mercato libraio, popolato da libri di fashion blogger, astrologi, youtuber e molti altri spassosi trend… Tanti libri scadenti quanti sono i “chiodi sulla bara della cultura”? Nì. Benché Younger sottolinei la schizofrenica logica che sta dietro molte scelte editoriali, è anche ben consapevole che la decisione smaliziata di inseguire il bestseller è necessaria per finanziare la pubblicazione di libri degni di essere letti, principale obiettivo dell’Empirical.

Lo show fa della parodia la sua cifra stilistica e per lo spettatore (meglio se lettore navigato) è un gioco irresistibile riuscire a indovinare tutti i riferimenti citati. Il fenomeno letterario H is for Hawk diventa allora P is for Pigeon e il successo del fantasy medievale Crown of the king, caposaldo commerciale dell’Empirical, è un chiaro doppione della saga di George Martin.

Younger è una commedia romantica un po’ glamour alla Sex and the City ma in un ambiente decisamente più vicino alla nostra precaria contemporaneità, come la creatura di Lena Dunham, Girls, alla quale è stato paragonato. Dello show targato HBO però Younger conserva ben poco, men che meno la patina intellettualistica. Parole della protagonista: “Forse è il nuovo Infinite Jest. Bene, così potrò far finta di averlo letto”.

È la serie tv perfetta per chi ha voglia di osservare da un punto di vista stralunato cosa significa essere giovani quando non lo si è, cosa comporta doversi barcamenare tra lavoro e relazioni (con l’aiuto di app o meno) in questi anni frenetici. Una narrazione ironica, leggera e molto arguta sul mondo pazzo dell’editoria tra ghostwriter, anticipi stellari e agenti spietati, allagato da fiumi di alcool. Siamo pur sempre a New York City.

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