“4321” è una scatola magica che contiene quattro storie incastrate insieme come carte in un mazzo. Su ilLibraio.it l’approfondimento di Ilenia Zodiaco dedicato al romanzo di Paul Auster: “Non c’è scampo all’incessante e impetuoso rimescolarsi di vita e morte, gioia e sofferenza, paure e slancio…”

4321 (Einaudi, traduzione di Cristiana Mennella) è una scatola magica che contiene quattro storie incastrate insieme come carte in un mazzo.

Era troppo semplice limitarsi a scrivere la storia di un ragazzo americano, nato negli anni 50, nipote di immigrati ebrei originari della Polonia, che vivrà durante il secolo mitico degli Stati Uniti d’America. Perché non movimentare le cose scrivendo quattro versioni diverse dello stesso personaggio? Quattro vite così simili da appartenere allo stesso universo narrativo ma allo stesso tempo abbastanza differenti da poter considerare ciascuna storia un intreccio autonomo. Paul Auster, uno dei maggiori scrittori americani contemporanei, ha inventato un gioco combinatorio che si può leggere in due modi diversi:

-si può rispettare l’ordine del libro che mette insieme le vite dei quattro Ferguson, dividendo la narrazione nelle fasi della crescita del protagonista. Prima abbiamo le quattro infanzie di Ferguson (cap. 1.1; 1.2; 1.3; 1.4) poi l’adolescenza (2.1; 2.2; 2.3; 2.4) poi il college e così via. In questo modo la lettura, pur coprendo lo stesso periodo storico, alterna Ferguson (& compagnia) diversi. Si girano e rigirano continuamente tra le mani le quattro facce del cubo ideato da Auster.

-si può invece scegliere di agire autonomamente e leggere separatamente le quattro storie. Un animo logico li seguirebbe in ordine: prima tutta la storia del Ferguson n. 1 (e quindi soltanto i capitoli 1.1; 2.1; 3.1 e così via), successivamente quella del Ferguson n. 2, 3 e 4. Un anarchico invece potrebbe benissimo iniziare dal numero 3, non cambierebbe assolutamente nulla per la compiutezza e la coerenza dell’intreccio.

Si può quindi pensare a 4321 come a un poliedrico libro di ventotto capitoli per un totale di 939 pagine oppure possiamo scomporlo in 4 romanzi, ciascuno diviso in 7 capitoli.

4 3 2 1 - Paul Auster

Per quanto stia al giudizio e alla libertà di ogni lettore decidere cosa fare, non è stupido ritenere che il primo metodo di lettura sia forse quello che rende più giustizia al lavoro di Auster. È vero, ci si mette di più a orientarsi, ma solo così potrete apprezzare fino in fondo il vorticoso ritorno di nomi, volti, eventi; solo così potrete capire i riferimenti, gli incastri, i girotondi sentimentali con cui Auster lega tra loro i quattro intrecci. Solo giocando contemporaneamente con tutti e quattro i Ferguson capirete il fondo di ambiguità di questo grande libro in cui si moltiplica tutto.

All’inizio sembra di essere atterrati in un perturbante mondo di replicanti, visto che Auster quadruplica moltissimi personaggi (non solo Ferguson) e per di più si diverte anche a creare dei “doppioni” che, protagonisti della storia 2, diventano comparse nella storia 4.o, ancora più sadicamente, inventa personaggi che – come in un racconto di Poe – minacciano l’univocità di Ferguson, portando fieramente nel nome le sue stesse iniziali (A. F.). A moltiplicarsi sono anche le automobili familiari che per ognuna delle quattro storie risultano diverse e rispecchiano i rovesci della fortuna economica e sociale dei Ferguson (ora una Pontiac, ora una Cadillac, una Plymouth viola o una Oldsmobile). Capita anche di assistere alla stessa mitica partita di baseball delle World Series (Indian vs Giants) e di assistere ogni volta a risultati differenti. Questo turbinio narrativo, benché possa scoraggiare i meno pazienti, è parte integrante della grandezza di 4321.

Difatti è proprio dal caos della folla, dal marasma di informazioni, dal gomitolo inestricabile di aneddoti e fatti narrati da Auster che nasce la consapevolezza nel lettore. La consapevolezza del fatto che, in fondo, l’identità non è mai definitiva e che per ogni io ci sono tante facce (ben più di quattro) e che ogni scelta ci mette di fronte a un crocevia (altro che bivio!) di alternative che a loro volta porteranno su altre strade le persone a noi vicine. La letteratura, per quanto labirintica come quella di Auster, non può minimamente tenere il passo con la molteplicità della vita.

“Il mondo è solido per un periodo, poi una mattina esce il sole e comincia a sciogliersi”.

In questo monstre identitario, non è un caso che ci si concentri soprattutto sulla fanciullezza di Ferguson. È durante la giovinezza, la cosiddetta linea d’ombra, che si plasma la personalità. Ma l’interrogativo è: si raggiunge davvero una forma definitiva? Paul Auster ci suggerisce di no. E il cuore di Ferguson “sempre scombinato e indeciso” rimarrà sempre tale, finendo ogni volta per innamorarsi di Amy, la ragazza che si era “impigliata dentro di lui”.

La bravura di Auster sta nel non costruire una versione della storia giusta e una sbagliata, una preferibile e l’altra meno per il lettore. C’è in qualche modo un unico mondo interiore, quello di Ferguson, per il quale però Auster forgia quattro destini diversi, ugualmente possibili, ugualmente degni e veri. Così la finzione più macchinosa splende di una rara autenticità.

“Il mondo era composto da due regni, il visibile e l’invisibile, e spesso le cose invisibili erano più vere di quelle visibili”.

Oltre alle quattro storie c’è anche la Storia. Curioso come 4321 non sia il solo romanzo tra le ultime novità a concentrarsi sul passato (c’è anche Lincoln nel bardo e La ferrovia sotterranea).

Nel caso di Auster si parla del secondo ‘900, più specificatamente lo sconquasso degli anni ’60. Eppure la Storia degli Usa sembra più che altro imbrigliarsi negli eventi più piccoli, più insignificanti che colpiscono i protagonisti, anche in maniera ironica e paradossale. Così mentre tutta New York (al cui confronto tutte le altre città del mondo diventano “sbadigliopoli”) festeggia il giorno della vittoria in Europa, la famiglia Adler celebra il funerale dell’amatissimo zio Archie che donerà il suo nome al non ancora nato nipote, “Archie” Ferguson.

Allo stesso modo mentre Kennedy sta informando il popolo americano delle basi missilistiche russe a Cuba e del blocco navale, Ferguson sta per scoccare il primo bacio della sua vita, mentre allo scoppio della guerra in Vietnam, si accinge a scrivere il suo primo racconto.

Non c’è dunque scampo all’incessante e impetuoso rimescolarsi di vita e morte, gioia e sofferenza, paure e slancio, da cui tutti veniamo travolti. Ed è questa continua e straziante metamorfosi che Paul Auster descrive attraverso una scrittura avvolgente, che non lesina gli aggettivi e le descrizioni, che si muove tra i sobborghi del New Jersey e le strade lerce di New York con la stessa disinvoltura, che sa accelerare e rallentare ma anche riavvolgere il nastro, ripetere senza mai stancare e lasciare qualche pagina bianca. In 4321 si riconosce la bellezza multiforme di una penna superba.

 

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