Claudio Pavone, autorevole storico e scrittore italiano, autore del saggio “Una guerra civile”, è morto alla vigilia del suo 96esimo compleanno

Claudio Pavone, autorevole storico e scrittore italiano, si è spento oggi, 29 novembre, alla vigilia del suo 96esimo compleanno.

Cresciuto sotto il fascismo, il 25 aprile del 1945, il giorno della Liberazione, Pavone è a Milano: di quella giornata serberà nella memoria soprattutto l’incredibile anarchia.

Nel dopoguerra ha svolto il lavoro di archivista, occupazione che gli ha permesso di approfondire il suo interesse per la storia. Dalla metà degli anni Settanta riceve un incarico all’università e fino alla pensione sarà professore a Pisa.

Il suo lavoro più celebre è di certo Una guerra civile (1991), edito da Bollati Boringhieri, in cui affronta il tema della Resistenza italiana,  descrivendola non solo come una guerra di liberazione dai nazifascisti , ma una vera e propria guerra civile tra italiani. Una visione della storia fortemente criticata la sua, ma che oggi rende il suo lavoro un’opera cardine e imprescindibile nell’interpretazione comune della guerra partigiana.

Una guerra civile punta, infatti, per la prima volta la lente storiografica sulle motivazioni, i comportamenti, le aspettative dei partigiani. La Resistenza secondo Pavone è stata una battaglia triplice: patriottica contro l’invasore tedesco, civile tra italiani fascisti e italiani antifascisti, e di classe tra rivoluzionari e classi borghesi. Questa sua visione lo rende il caposcuola di un revisionismo di sinistra insofferente a qualsiasi tipo di ricostruzioni storiche strumentali.

Pavone è stato anche fondatore della rivista Parolechiave, sulle cui pagine ha analizzato  i temi della contemporaneità.

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