“Il corso dell’amore”, il nuovo libro di Alain de Botton, racconta la storia di Rabih e Kirsten e le loro difficoltà quotidiane nella vita di coppia. Il vero amore è diverso da come spesso lo idealizziamo: è un mestiere che dobbiamo imparare con il passare del tempo

Rabih e Kirsten – i protagonisti de Il corso dell’amore (Guanda)  di Alain de Botton – si conoscono, si innamorano, si sposano e hanno dei figli. Sembra la serena conclusione di una bella storia come tante, ma in realtà è solo l’inizio… Che cosa c’è dopo il classico “e vissero tutti felici e contenti”?

È dopo l’ebbrezza e la folle emozione dei primi incontri che la vera sfida d’amore comincia per i due giovani sposi, che adesso dovranno costruire una vita insieme confrontandosi con le speranze mancate e le infedeltà. Perché oltre a un sogno di passione, il vero amore è un mestiere che possiamo e dobbiamo imparare con il passare del tempo.

Alain de Botton, scrittore di saggistica e di prosa, filosofo e presentatore televisivo svizzero, nelle sue opere ama occuparsi delle relazioni affettive e sessuali, con il loro gioco di equilibri sentimentali e meccanismi psicologici, mescolando alla filosofia il riferimento a esperienze personali, comuni e quotidiane. In questa sua ultima opera torna a occuparsi d’amore riflettendo sui moderni rapporti di coppia. Per de Botton, che scrive sempre per consigliare il lettore, per dargli una mano a capire e ad affrontare sé stesso, e le proprie relazioni con gli altri, volersi bene è un’arte “difficile e meravigliosa”.

Amare è una delle cose più faticose al mondo perché “solo in amore possiamo esplorare la nostra complessità mostrandoci per quello che siamo, molto più di quanto faremmo con colleghi o amici”. Nelle relazioni di coppia ci scontriamo allora con i nostri limiti, ma – ci dice Alain de Botton – allo stesso tempo questa relazione ci regala la possibilità di crescere, e di imparare che è possibile continuare a vivere “felici e contenti”. A patto di pensare l’amore come una cosa normale, e dunque imperfetta, fatta anche di problemi e sofferenze.

Come nota Serena Danna sul Corriere della Sera la morale di questo racconto filosofico di Alain de Botton può essere: “Che il vuoto resti sempre un po’ vuoto insomma, senza colmarlo con liste della spesa e promesse di amore eterno”.

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