Veronica Henry ha scritto una storia sulla magia delle librerie e sul potere della lettura. Su ilLibraio.it un capitolo dal romanzo “Quando l’amore nasce in libreria”

In uno stretto vicolo di un minuscolo paesino vicino a Oxford si nasconde un posto speciale. È una piccola libreria, tutta di legno. Gli scaffali arrivano fino al soffitto e pile di libri occupano ogni angolo disponibile. Il suo nome è Nightingale Books ed è proprio qui che Emilia è cresciuta. Fra le pagine di Madame Bovary e una prima edizione di Emma di Jane Austen, Emilia ha imparato che i libri possono anche curare l’anima. È proprio questo che suo padre ha fatto per tutta la sua vita e ora è compito di Emilia: aiutare i suoi clienti grazie ai libri.


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Thomasina, timida e introversa, ha scoperto la cucina e l’amore attraverso i romanzi di Proust e i libri del cuoco Anthony Bourdain; Sarah, la proprietaria dell’antica villa di Peasebrook Manor, trova il suo unico conforto tra le righe di Anna Karenina; Jackson riesce a comunicare con suo figlio solo grazie al Piccolo principe. Perché per ogni dolore, per ogni dubbio, per ogni momento difficile esiste il libro giusto. Un libro che ti può salvare. Un libro che può farti trovare l’amore. Ma adesso la libreria è in pericolo. I conti proprio non tornano, i creditori stanno diventando pressanti e un uomo d’affari senza scrupoli vorrebbe costruire al suo posto degli appartamenti di lusso. La tentazione di vendere è enorme, ma Emilia deve tenere fede alla promessa che ha fatto al padre, deve lottare per la Nightingale Books. Deve continuare ad aiutare gli altri attraverso le pagine dei libri. Grazie alle parole di Camus, Salinger, Burgess e Kerouac, forse Emilia riuscirà a trovare la chiave per risolvere i suoi problemi. Manca solo quella per aprire il suo cuore.

Quando l’amore nasce in libreria (Garzanti) è un romanzo molto amato dalle librerie indipendenti inglesi. Grazie a loro è subito è entrato in classifica. L’autrice, Veronica Henry, regala una storia sulla magia delle librerie e sul grande potere della lettura.

Su ilLibraio.it, per gentile concessione dell’editore, proponiamo un estratto:

1982

La libreria era in Little Clarendon Street. Lontano dal trambusto del centro di Oxford e a due passi dalla chiesa di Saint Giles, era in mezzo a negozietti di moda e bar. Oltre alle ultime novità di narrativa e a volumi illustrati di lusso, vendeva cancelleria e aveva un’aria un po’ frivola che contrastava con l’atmosfera accademica di Blackwell o delle altre librerie più intellettuali della città. Era il genere di libreria che ti faceva perdere tempo: era risaputo che i suoi clienti, distratti tra gli scaffali, arrivavano tardi alle riunioni o rischiavano di perdere il treno.
Julius Nightingale aveva cominciato a lavorare lì appena arrivato a Oxford, circa quattro anni prima, per integrare la sua borsa di studio. E ora che aveva conseguito la laurea specialistica non aveva voglia di lasciare né Oxford né la libreria.
E nemmeno l’università, ma sapeva di doversi guadagnare da vivere e le sue origini familiari non gli permettevano certo di dedicarsi tutta la vita solo allo studio. Però non aveva ancora la minima idea di cosa avrebbe fatto.
Aveva deciso di trascorrere l’estate dopo la laurea a mettere insieme un po’ di soldi lavorando a tempo pieno nella libreria. Poi magari sarebbe riuscito a infilarci un viaggetto prima di imbarcarsi nella snervante impresa di stendere il curriculum, rispondere alle inserzioni e fare colloqui. A parte una laurea brillante con il massimo dei voti, non c’era niente che lo mettesse in evidenza, pensava. Aveva diretto alcune commedie, ma chi non l’aveva fatto? Era stato caporedattore di una rivista di poesia, ma anche questo non lo faceva spiccare. Gli piacevano i concerti, il vino, le belle ragazze… non c’era niente di straordinario in lui, tranne il
fatto che risultava simpatico alla maggior parte delle persone.
Essendo un ragazzo di West London, con una madre raffinata ma squattrinata, aveva frequentato una grande scuola pubblica di un quartiere degradato del centro. Era cresciuto in strada ma era ben educato, quindi socializzava facilmente sia con i ricchi snob sia con i ragazzi delle scuole statali, meno sicuri di sé rispetto ai coetanei delle private.
Era l’ultimo weekend di agosto e Julius stava pensando di passare a trovare sua madre e poi andare al Notting Hill Carnival. Ci andava ogni anno fin da piccolo e gli piaceva molto l’atmosfera, la musica martellante, l’odore diffuso di canne, la sensazione che potesse succedere di tutto. Stava per chiudere la libreria quando si aprì la porta ed entrò come un turbine una ragazza giovane. Aveva una massa arruffata di capelli di un rosso acceso – non potevano essere naturali, erano del colore di una cassetta della posta – e pelle bianca come porcellana, che pareva ancora più bianca in confronto al pizzo nero del vestito. Julius pensò che sembrava una rockstar, una di quelle cantanti che se andavano in giro come se avessero aperto il baule dei travestimenti e indossato quel che capitava.
«Mi serve un libro», gli disse e lui rimase sorpreso dal suo accento. Americano. Gli americani, nella sua esperienza, entravano impugnando guide turistiche e macchine fotografiche, non con l’aria di chi è appena uscito da un locale notturno.
«Be’, allora siamo nel posto giusto», le rispose Julius…

(continua in libreria…)

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