“In caso di gravidanza indesiderata è la parte femminile della coppia che riceve i giudizi e le critiche”, spiega a ilLibraio.it Brit Bennett, autrice de “Le madri”, che racconta la storia di Nadia, diciassettenne che decide di abortire, e delle conseguenze della sua scelta sulle vite di chi la circonda. L’autrice critica i movimenti antiabortisti e il problema di genere, perché “si tratta spesso di uomini che non hanno idea dei motivi che spingono alcune donne a decidere di abortire, o anche solo di assumere la pillola”. E sottolinea problema della diversa educazione riservata a maschi e femmine fin dall’infanzia. Parlando di femminismo, invece, riconosce che “internet e i social media possono essere utili alle donne”…

Nadia ha diciassette anni e una storia con Luke, il figlio del Pastore della cittadina nel sud della California in cui entrambi vivono. Quando la ragazza scopre di essere incinta e decide di abortire, tutto nella sua vita cambia, a partire dalle relazioni con chi la circonda. Le madri (Giunti), il romanzo d’esordio di Brit Bennett, californiana, racconta come l’interruzione di una gravidanza influenza l’esistenza di un’intera comunità di afroamericani che si raccoglie attorno alle funzioni della Upper Room Chapel.

Brit Bennett

Nadia, che ha da poco perso la madre, sa però che il suo futuro è lontano da casa e dalla maternità, dove una prestigiosa università del Midwest le ha conferito una borsa di studio. Così non è per Luke che, a causa di un grave infortunio, ha dovuto abbandonare il sogno di diventare una stella del football. E lo stesso vale per l’amica Aubrey, che nasconde un passato di violenze. Le conseguenze dell’aborto si leggono anno dopo anno nelle vite di chi è stato vicino a Nadia, influenzando le scelte e le decisioni di ogni personaggio.

Brit Bennett

Da cittadina americana, come vede il futuro degli USA?
“Non è facile rispondere a questa domanda: sembra che gli Stati uniti stiano facendo passi indietro, ma dentro di me spero che l’empatia si faccia strada anche in politica e renda evidente che dividere e separare non è la mossa giusta. Mi auguro che l’arte e la letteratura, che creano empatia ed emozioni, riescano a fermare l’intossicazione in atto”.

Cosa pensa delle leggi promosse dal governo per diminuire i fondi a Planned Parenthood, il programma che permette a tantissime donne di accedere a medicinali come la pillola e assistenza ginecologica?
“Si tratta sia di leggi federali che statali promosse dagli antiabortisiti. Spesso mi chiedo il perché di tanto impegno per soffocare i diritti delle donne. Alla base c’è un problema di genere, si tratta spesso di uomini che non hanno idea dei motivi che spingono alcune donne a decidere di abortire, o anche solo di assumere la pillola. Per fortuna però ci si sta mobilitando con proteste e campagne”.

Esiste ancora una differenza nell’educazione di ragazzi e ragazze, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con il loro corpo e la sessualità?
“Certo, i ragazzi sono cresciuti per essere leader, alle ragazze invece viene chiesto di stare calme. E questo avviene ancora oggi negli Stati Uniti. Per quanto riguarda la sessualità, alle ragazze viene inculcata una sorta di vergogna. In caso di gravidanza indesiderata è la parte femminile della coppia che riceve i giudizi e le critiche, non il ragazzo, o perlomeno non nella stessa misura. Quello che nel libro succede a Nadia non è molto diverso da ciò che accade nel mondo reale”.

Perché ha deciso di aprire il suo romanzo proprio con un aborto?
“Mi piacciono i libri che iniziano con un evento sorprendente. E fin dall’inizio ho sottolineato quale decisione prende Nadia perché esistono già tanti libri che trattano della scelta di abortire o tenere il bambino. A me invece interessava scrivere delle conseguenze dell’evento sulla famiglia di Luke, quella di Nadia, loro stessi…”.

Internet e i social media sono mezzi utili anche per parlare di femminismo? Perché?
“Internet può essere un territorio tossico per una donna perché alcune volte si leggono commenti e contenuti orrendi, sessisti. Dall’altro lato, però, è un luogo in cui è possibile trovare una comunità che la pensa come te. Io stessa, ad esempio, ho iniziato a leggere e discutere di femminismo proprio online con persone della mia età e con idee vicine alle mie. Quindi sì, internet e i social media possono essere pericolosi, ma anche molto utili alle donne”.

Chi sono gli autori contemporanei che ama?
“Mi piace molto Jesmyn Ward, poi ovviamente apprezzo Toni Morrison e Maya Angelou. In generale mi sono accorta che leggo davvero tanti libri scritti da donne”.

L’editoria americana, a suo avviso, sta dando più spazio alle autrici afroamericane?
“Credo di sì, o almeno si è accorta che esiste un mercato che è interessato ai loro libri. Ci sono autrici talentuose come Toni Morrison che pubblicano già da tanti anni, ma ultimamente anche scrittrici più giovani come Jesmyn Ward sono molto popolari e amate. Forse oggi si sta facendo più attenzione alle richieste di certi lettori”.

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