“Ho provato a pensare a cosa mi piacerebbe fare meglio, a cosa mi piacerebbe che la scuola facesse meglio, nel 2019”. Tra i buoni propositi che l’insegnante e scrittore Enrico Galiano si prefissa per il nuovo anno troviamo: “Educare alla disobbedienza alle ingiustizie” e “guardare negli occhi i miei ragazzi e vedere sguardi di persone felici di essere lì…” – L’intervento

Credo molto nei buoni propositi: non perché poi uno si mette lì e li realizza effettivamente tutti (si attendono cene a sola insalata dai buoni propositi del ’99…), ma perché buttandoli giù uno capisce meglio se stesso, cosa vuole, in cosa sa che può migliorare.

Riguardo verbo “migliorare” e il mio lavoro, quello di insegnante, c’è fondamentalmente una cosa da dire: l’insegnante perfetto non esiste. Se ne esiste uno che si senta vicino alla perfezione, o che creda di essere anche semplicemente più bravo degli altri, è spesso il chiaro sintomo che ha ancora tanta strada da fare.

Per cui ho provato a pensare a cosa mi piacerebbe fare meglio, a cosa mi piacerebbe che la scuola facesse meglio, nel 2019.

Guardare negli occhi i miei ragazzi e vedere sguardi di persone felici di essere lì

Mi capita ancora troppo spesso di alzare gli occhi e vedere nei ragazzi sguardi spenti, annoiati, facce che si chiedono che cavolo ci fanno lì e facce che si tuffano nell’orologio nella convinzione siano passate mezze ore anche se magari è passato solo mezzo minuto. Lo so quant’è difficile, ma credo che i nostri ragazzi si meritino una scuola che li accenda, non che li spenga. Che risvegli in loro la curiosità, la voglia di conoscere, non che gliela addormenti per sempre.

Fare scuola senza “fare scuola”

E con meno teoria e molta più pratica. Questa è dura, ma quando ci riesco accade il miracolo. In pratica si tratta di insegnare la grammatica magari guardando un film, o la poesia passeggiando per il paese, o la storia parlando con i vecchi delle case di riposo. Sì perché la maggior parte delle conoscenze ci arrivano in questi momenti qui, di sorpresa, quasi alle spalle: un po’ come la felicità, la luce della cultura ci colpisce quando meno ce l’aspettiamo. Anche qui lo sforzo è tanto, ma la soddisfazione infinita.

Dalla parte degli ultimi della classe…

Purtroppo la nostra scuola è ancora tremendamente classista: banalmente, i dati ci dicono che figli di operai che vanno al classico non ce n’è quasi più, così come viceversa. Non diamo una vera opportunità di riscatto a chi ha poche possibilità, e invece è proprio questo che dovremmo fare. A insegnare a quelli già bravi son buoni tutti: vediamo di aiutare chi fra quelli che partono svantaggiati a trovare nella scuola una via per realizzare i propri sogni!

…e dei primi

Anche loro sono trascurati, ed è un mio grande tallone d’Achille. Spesso, troppo concentrato nell’aiutare i casi più difficili, mi dimentico di quanta fame di noi e del nostro tempo abbiano anche loro, quelli che si arrangiano da soli, quelli che in mezz’ora finiscono gli esercizi, quelli che vorrebbero approfondire, sapere di più, migliorarsi sempre più. Sarà una scuola davvero di qualità, la nostra, solo quando i cosiddetti bravi sentiranno di poterci trovare un modo per andare lontano.

Educare alla disobbedienza alle ingiustizie

Purtroppo tutto sembra raccontarci che stiamo letteralmente rubando il futuro ai nostri ragazzi: dall’ambiente, al lavoro, alla politica, stiamo creando un presente pieno di debiti che saranno loro a dover pagare, e con interessi salatissimi. I nostri ragazzi hanno un muscolo purtroppo semi-atrofizzato da decenni di benessere e silenzio assenso: quello della disobbedienza. Uno dei miei primi obiettivi per il nuovo anno è far sì che si arrabbino, che battano i pugni sul banco, quando qualcosa va contro di loro, e che imparino a lottare per le proprie idee. Questo l’ho già iniziato a fare alla fine del 2018, quando una mia studentessa mi ha contestato – motivando le sue ragioni. Ero scioccato dalla sua decisione, dal suo coraggio.

E alla fine le ho messo 10.

’AUTORE – Enrico Galiano, insegnante e scrittore molto seguito sui social, da docente ha un motto: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti».

Eppure cadiamo felici (Garzanti), il suo romanzo d’esordio, racconta la storia di una ragazza di nome Gioia che colleziona parole intraducibili e si innamora di Lo che, nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. Quando i due giovani si innamorano, Lo sparisce nel nulla e starà a Gioia scoprire cosa è successo…

Il suo secondo romanzo, Tutta la vita che vuoi, vede protagonisti tre adolescenti, che parlano di loro stessi, delle loro paure, delle loro speranze e imparano che per sentirsi vivi c’è solo una cosa da fare: mettersi in gioco, rischiare qualcosa di vero.

Qui tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

 

Abbiamo parlato di...