Marco Buticchi, tra gli autori italiani d’avventura più amati, torna in libreria con “Il segno dell’aquila”. E su ilLibraio.it a proposito del nuovo romanzo spiega: “Saranno i passi riguardanti i miliziani dell’Isis a fare più rumore: si parla più volentieri delle proprie paure che della propria felicità. Ma…”

Sono convinto che, nelle recensioni dei media che accompagneranno il mio ultimo romanzo Il Segno dell’Aquila (Longanesi), saranno i passi riguardanti i miliziani dell’Isis a fare più rumore: si parla più volentieri delle proprie paure che della propria felicità. E quello che sta accadendo in quella parte di mondo fa paura a ognuno di noi.

Il segno dell'aquila Marco Buticchi
Il nuovo romanzo di Buticchi

Ma Il Segno dell’Aquila non è soltanto uno spicchio di deserto attraversato da fazioni in guerra e posato sopra giacimenti di petrolio che fanno gola a tutti. Il romanzo è una cavalcata attraverso i secoli che parte da Roma, un’Urbe ancora incerta sul suo stesso avvenire e che necessita di impulsi per spiccare il grande balzo e arrivare a dominare il mondo. L’impulso potrebbe giungere da chi, sino a quel momento, era padrone del Mediterraneo: gli etruschi. Ma il sogno di unire due popoli guerrieri si dissolve anche a causa di re despoti che hanno amministrato indegnamente il loro potere. E con quel sogno naufragherà per sempre la monarchia capitolina, lasciandosi dietro una scia di leggende. In questo ambiente si muove Vel, giovane etrusco di nobile stirpe che si troverà, per volere dei malvagi, catapultato in una serie di avventure capaci di tenere col fiato sospeso. Non ultima quella di regalare il suo cuore a chi, per censo, non lo può ricambiare. Eppure, in quel mondo dove il Nilo scorre placido e i conquistatori persiani avanzano, non è raro che accada anche l’impossibile.

Ma il passato, fateci caso, sembra inseguirci a perdifiato senza mai abbandonare la nostra ombra. E, ai giorni nostri, saranno proprio le tracce lasciate da Vel a ingolosire le brame di alcuni potenti. Il leggendario tesoro di un re etrusco potrebbe finanziare una scellerata quanto sanguinaria impresa: incrementare a dismisura la potenza militare dell’esercito più temuto al mondo.

Oswald Breil, Sara Terracini e i loro inossidabili amici saranno costretti a combattere questa minaccia. E lo faranno su un terreno, a dir poco, minato.

Qui mi fermo perché, nella foga, rischio di rivelare troppo. Ma, credetemi, Il Segno dell’Aquila è un romanzo di ampio respiro, fatto di tante grandi storie collegate tra loro a dispetto dei millenni. Non è facile dirvi di getto quale rappresenti il filo conduttore principe del mio lavoro: ogni vena è parte integrante della buona riuscita della trama.

Come sempre, e spero lo si capisca tra le righe, mi sono divertito a scriverlo. Mi auguro vi divertiate almeno altrettanto a leggerlo.

Buona lettura!

 

 

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