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L’abbiamo incontrata alla Fiera di Londra molti anni dopo il primo e unico romanzo, diventato subito un caso internazionale. Una delle poche volte in cui sapevamo che sarebbe stato un successo ancor prima di pubblicarlo. Perché era un gran bel romanzo, perché era bella la copertina che l’autrice aveva scelto e imposto a tutto il mondo, perché Il dio delle piccole cose era un titolo geniale, perché era bella lei, superba con il sari ma anche determinata e facilmente immaginabile pure in tuta mimetica. In qualche modo, per noi è stato il principio della globalizzazione applicata all’editoria.

Per carità, l’editoria è sempre stata globale, ma questo libro di un’esordiente indiana, che abbiamo acquistato al bar dell’Hotel Drake di Chicago dal suo agente inglese e poi pubblicato in contemporanea e in classifica in decine di Paesi, è stato un evento che ci ha fatto sentire parte di un mondo nuovo. E in effetti gli Harry Potter, i Dan Brown e i Larsson che sono seguiti avevano un profumo più globale rispetto a Love Story o al Padrino. Spopolavano anche in Russia e in Cina, in India e nell’Europa dell’Est.

Sono seguiti vari anni di militanza di Arundhati dalla parte dei deboli. A Londra ci ha ricevuto, insieme a molti altri editori venuti a omaggiarla da tutto il mondo, con un sorriso che da solo scaldava la stanza. Dei tanti incontri di quella settimana, lo ricorderò sempre proprio per il calore con il quale una sola persona è stata capace di avvolgerne molte altre, provenienti da Paesi e culture diverse. Non sembrava di essere di fronte a una combattente quale certamente Arundhati Roy è, e lo ha dimostrato nei fatti, rischiando personalmente la propria libertà e la propria vita, né a un appuntamento di lavoro, ma al cospetto di una donna accogliente e grata, gentile e affettuosa con chi aveva creduto in lei dal primo momento. Ci ha dato una copia delle bozze de Il ministero della suprema felicità, il grande romanzo
indiano che finalmente possiamo pubblicare e con il quale potete viaggiare nella vasta India, in quella più antica come in quella della globalizzazione.

A proposito di viaggi, abbiamo cercato il meglio in tutto il mondo, e grazie a questo lavoro potete scegliere dove andare nelle vostre imminenti vacanze. Basta una piccola caccia al tesoro tra queste pagine: a Capri con il commissario Berté o a Saint-Tropez con La fidanzata, nella Liguria di Cristina Rava oppure alle Eolie con l’archeologa Isabella De Clio (curiosità: in un romanzo ha trovato un tesoro che successivamente è stato scoperto davvero nella realtà), nell’Egitto di Jacq o di Crichton o, ancora, in quello magico di Smith. Se siete più avventurosi potete andare a Houston con La ragazza del passato, in una Long Island terrificante con John Aldridge, in Bangladesh con Tahmima Anam, a Reykjavík con Indriðason, o all’Hotel delle Muse nel Golfo del Messico o, poco distante, con il grande Clive Cussler (che alla caccia al tesoro ha dedicato la sua vita).

Se volete proprio viaggiare lontano dagli altri turisti, allora potete spingervi nello Jutland con la donna che invece il passato non ce l’ha proprio, o nella Germania nazista con La ragazza tedesca. Potere dell’immaginazione. Buona caccia!

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