Nel libro “L’essenziale” Attali si propone di svelare cos’è indispensabile per condurre un’esistenza bella, buona, libera e felice, e stila una lista degli “imperdibili della civiltà” – Su ilLibraio.it il capitolo “I romanzi: le dieci opere essenziali”

Jacques Attali, economista e docente all’università di Parigi, è stato consigliere di Stato di Mitterrand e primo presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Direttore e cofondatore di ong a favore dei Paesi del Secondo e Terzo Mondo, oggi è presidente di Positive Planet.

Attali ha scritto saggi tradotti in tutto il mondo, tra cui Breve storia del futuro (2007), Lessico per il futuro (2008), Sopravvivere alla crisi (2010), Il senso delle cose (2011) e Scegli la tua vita! (2015).

Di recente Piemme ha portato in libreria L’essenziale (traduzione di Anna Maria Foli). Nel volume Attali si propone di svelare cos’è indispensabile per condurre un’esistenza bella, buona, libera e felice: non solo semplificarsi, vivere con poche cose materiali, ma incontrare, almeno una volta nella vita, i grandi capolavori della creatività umana.

l'essenziale di Jacques Attali

Ecco dunque una lista degli “imperdibili della civiltà”, raccontati dalla penna di un pensatore dallo sguardo lungimirante.
Romanzi e saggi, opere musicali e teatrali, dipinti e sculture, luoghi e monumenti, film e serie televisive sono uno strumento privilegiato per aprire il cuore e la mente alla curiosità, alla tolleranza, alla pace; l’unica via per conoscere gli altri, il mondo e se stessi.

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto

I romanzi: le dieci opere essenziali

– Murasaki ShikibuLa storia di Genji, XI secolo

Durante l’epoca heian, in una lingua dalla straordinaria bellezza, una donna giapponese racconta la vita dei principi imperiali. Un poema epico che narra l’universalità dei sentimenti umani. Adoro immergermi nella lettura di questo testo.

«Sollevando la tenda, la invitò ad avvicinarsi alla sponda; la donna, allora, sconvolta e in lacrime, esitando, uscì camminando sulle ginocchia e si sedette al chiaro di luna, meravigliosamente bella.»

– Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia, 1605 e 1615

Il capolavoro geniale che si può leggere e rileggere per tutta la vita, testimone del passaggio da un mondo a un altro; quando l’utopia coinvolge sia il passato che il futuro. Non passa anno senza che lo riprenda per immergermi di nuovo nella storia, e ogni volta vi scopro nuovi tesori. Per assaporare questo testo bisogna aprirlo a caso e leggerne venti pagine. L’effetto di questo rituale sarà evidente quando ci imbatteremo in frasi come questa:

«Tieni sempre per mano la mano del bambino che sei stato».

Fratelli GrimmFiabe, 1812-1857

Una raccolta di più di duecento favole, capolavori che fin dall’infanzia hanno alimentato la mia fantasia e quella di tanti bambini e adulti. Tra queste: Cenerentola, Hänsel e Gretel, Cappuccetto Rosso e, soprattutto per me, Il pifferaio magico, che la dice lunga su quanto la specie umana sia potenzialmente mostruosa.

«Quando l’uomo smise di suonare, tutti i topi di Hamelin, senza eccezione, erano scomparsi. Gli abitanti cominciarono a cantare e ballare di gioia, le campane della città suonarono a festa. Tutti, però, si erano dimenticati del pifferaio, e quando questo riapparve alle porte della città, dal volto del sindaco scomparve il sorriso.»

Alexandre Dumas, Il conte di Montecristo, 1844-1846

Il grandissimo romanzo della vendetta. Una storia fantastica, improbabile e magnifica. E anche universale, perché tutti speriamo, un giorno, di riuscire a vendicarci di un torto subito. Adoro rileggere questo libro.

«Il 24 febbraio 1815, la vedetta di Notre Dame de la Garde segnalò il tre alberi Pharaon, proveniente da Smirne, Trieste e Napoli» (Einaudi, 2014).

Herman MelvilleMoby Dick, 1851

Ancora l’idea fissa della vendetta, stavolta suicida, contro un nemico ossessionante che alla fine riesce a sconfiggere chi lo perseguita. Un tema universale, ma opposto a quello di Dumas, qui ripreso in modo geniale con la metafora di un capitano di baleniera che tenta di punire un capodoglio gigantesco che gli ha strappato una gamba. Un romanzo per imparare a non cedere alla vertigine delle rappresaglie e alla ricerca delle chimere.

«Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo» (Adelphi, 1994).

Gustave FlaubertMadame Bovary, 1857

Il romanzo psicologico perfetto in cui ognuno, uomo o donna che sia, e in qualunque luogo, può ritrovare le problematiche della propria vita, di tutte le vite: noia, solitudine, insoddisfazione, sogni di fuga, dispiacere, disillusione.

«Eravamo nell’aula di studio quando fece il suo ingresso il preside, seguito da un nuovo senza divisa e un bidello che portava un grosso banco» (Mondadori, 2011).

Lev Tolstoj, Guerra e pace, 1865-1869.

Un immenso affresco storico narrato con uno stile brillante, dove i personaggi, in maggioranza nobili, sono imprigionati in una storia più grande di loro. Come tutti noi. Un’importante lezione di vita che mi accompagna ancora oggi. E in cui, a ogni rilettura, scopro nuovi aspetti folgoranti.

«Alla vista della strana città, con le forme non mai vedute di una singolare architettura, Napoleone provava quella curiosità alquanto invidiosa e inquieta che gli uomini provano alla vista delle forme di una vita estranea che li ignora» (Newton Compton, 2016).

Louis-Ferdinand Céline,Viaggio al termine della notte,1932

Parole deliranti di un gigante assoluto della letteratura che racconta la sua esperienza della Prima guerra mondiale, del colonialismo, degli Stati Uniti e affronta molti altri Un autore che qualcuno potrebbe anche disprezzare, senza per questo voler evitare il suo capolavoro.

«È cominciata così. Io, avevo mai detto niente. Niente» (Corbaccio, 1992).

Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine, In America Latina, la sconvolgente saga della famiglia Buendía e di sei generazioni segnate da una profezia di solitudine. Anche qui, lo stile prevale su tutto il resto e la storia è così toccante che non la dimenticherete mai più. Già la frase iniziale porta su una pista sbagliata.

«Molti anni dopo, di fronte al plotone d’esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio» (Feltrinelli, 2005).

– Albert Cohen, Bella del Signore, 1968

Un romanzo fuori dal comune, con descrizioni sublimi, che narra la passione nefasta tra due amanti irrequieti. Alcuni detestano i personaggi di questo libro, trovandoli sempliciotti e pretenziosi. Io invece li adoro proprio per questo… perché la vita è così.

«Smontato da cavallo, camminava lungo noccioli e siepi di rose selvatiche, seguito dal garzone di stalla con i due cavalli alle briglie, camminava nei crepitii del silenzio, a torso nudo sotto il sole di mezzogiorno, camminava e sorrideva, enigmatico e principesco, della vittoria certo» (Bur, 1997).

Pubblicato per Piemme
da Mondadori Libri S.p.A., Milano
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