In “Caro amico” l’autrice cinese Yiyun Li (che scrive direttamente in inglese) fonde riflessioni e ricordi personali, in un continuum di pensiero che rende omaggio a tutti i suoi riferimenti di ispirazione, letteraria e umana. Un po’ memoir, un po’ diario letterario, il libro è un viaggio umano e culturale che attraversa gli anni, i paesi, la lettura e l’esperienza della scrittura come terapia…

L’atto di ricordare è il modo in cui un recluso paga il suo debito col mondo.

Una vera perla per tutti gli amanti della parola: Caro amico (NN, traduzione di Noulian L.) di Yiyun Li è un regalo del cuore della scrittrice cinese ai suoi lettori, e a se stessa.

Segregata da una nuova crisi depressiva, e avvolta in una solitudine forzata dalle cure,  Yiyun Li scava dentro il suo io più vero. Quello che leggiamo è un libro straordinariamente autentico, che nasce dal silenzio e che solo una magnifica autrice e donna poteva scrivere. Il New Yorker l’ha inserita tra i venti migliori scrittori americani e questo libro è l’occasione per incontrare una grande anima: in Caro amico Yiyun Li fonde riflessioni e ricordi personali, in un continuum di pensiero  che rende omaggio a tutti i suoi riferimenti  di ispirazione, letteraria e umana.

Certi giorni, andando da un libro all’altro, occupata da pensieri di nessuna importanza, provavo rari momenti di serenità: tutto ciò che era insolvibile nella mia vita mi appariva una bazzecola finché riuscivo a tenerlo a distanza. Fra quella vita in sospeso e me stessa c’erano tutte queste persone morte e i personaggi che avevano creato.

Katherine Mansfield, John McGahern, Maksim Gor’kij, Stefan Zweig, Graham Greene, Turgenev, William Trevor, Marianne Moore, Philip Larkin: sono queste “le persone morte”, autori che Yiyun Li ha letto e amato, ritrovando nelle loro parole qualcosa di vicino al suo sentimento. Con tutti Yiyun paga il suo debito.

Ogni autore restituisce al flusso di coscienza di Yiyun Li connessioni e nuove interpretazioni , le permette di riconoscere emozioni  e dolori che sono simili ai suoi, e lei reinterpreta tutto in una riflessione nuova e personale. Una forma di “dialogo” molto efficace, che il lettore curioso e onnivoro amerà molto, anche perché sentita e carica di rispetto.

caro amico

Un po’ memoir, un po’ diario letterario, Caro amico è un viaggio umano e culturale che attraversa gli anni, i paesi, la lettura e l’esperienza della scrittura come terapia. Per Yiyun Li, cinese che scrive, e sogna, in inglese, è anche un continuo incontro tra frammenti di vita, che si trasferiscono in una lingua che non è la sua lingua madre, e che raccontano contrasti culturali per i quali la scrittura ha rappresentato anche uno scudo.

Scriviamo impietosamente per proibirci di sentire troppo; scriviamo impietosamente per essere più vicini all’io sensibile.

In queste pagine la vera protagonista non è Yiyun Li, non sono gli episodi della sua vita, volutamente non completi né cronologici: la protagonista è la memoria, come concetto più elevato di scomposizione di sé, come arte di ricordare che si fa revisione e correzione dei fatti vissuti. Il ricordo è celebrato da Yiyun Li come impulso naturale, e come analisi. Per l’autrice il tempo che invade la vita reclamando il suo spazio diventa un alleato prezioso e salvifico quando si riesce a piegare il ricordo all’idea, propria e non di altri, di una vita ottimizzata. E lì la fonte della serenità. L’inquietudine si placa in una visione distaccata ma consapevole, che riconosce al ricordo un conforto anche nell’abisso della depressione.

Yiyun Li si salva leggendo, scrivendo, interpretando la vita, recuperando la memoria e rivivendola, estraniandosi dalle relazioni, previlegiando le assenze come modo per fare in conti con se stessa, perché alla fine si vive in mezzo agli altri come solitudini.

Così Yiyun Li riesce nell’impresa non facile di dare forma alla lingua “privata”, quella con cui parliamo a noi stessi. È la lingua della verità, non falsificata dai compromessi delle relazioni, ma libera e onesta.

Questa lingua privata pervade le pagine di Caro amico con un risultato prezioso che ha il dono di trasferire la complessità delle riflessioni più intime con una scrittura nitida e delicata. Il privilegio delle grandi menti che non hanno timore di svelarsi e lo fanno con semplicità.

Niente può imprigionare una lingua privata. Solo la morte può portarcela via.

 

 

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