La storia di Margot e Robert e del loro corteggiamento finito male è diventata uno dei casi letterari più chiacchierati da quando esistono i social network. Analizzato, osannato e criticato, di Cat Person è stato detto di tutto e di più, non solo negli Stati Uniti. Ora in libreria arriva la raccolta di racconti omonima. E l’autrice, Kristen Roupenian, ne parla con ilLibraio.it – L’intervista

Indubbiamente, tra i debutti più quotati e attesi degli ultimi anni. Uscito a dicembre 2017 sul New Yorker e online, Cat Person è il racconto che ha cambiato la vita alla sua autrice, Kristen Roupenian (nella foto di  © Elisa Roupenian Toha, ndr), classe 1981, esordiente con alle spalle corsi di scrittura al Barnard College, Harvard e all’Università del Michigan. Che cosa è stato detto è fatto noto: che è il racconto virale della storia dei social (ricondiviso persino da Barack Obama), che è valso un contratto da 1.2 milioni di dollari alla sua autrice, e che senza il #MeToo non avrebbe generato la stessa attenzione globale.

Che quest’ultima affermazione sia vera o meno, Cat Person è ora nelle librerie italiane (Einaudi Stile Libero, con la traduzione di Cristina Mennella, Gianni Pannofino e Maurizia Balmelli): una raccolta di racconti che partono dal sentimento di disagio del racconto omonimo e che lo declinano in un ampio spettro. Il titolo originale You Know You Want this (letteralmente “Lo sai che lo vuoi”), suggerisce un richiamo il tema del consenso sessuale accennato nel dibattito attorno al racconto del New Yorker.

Roupenian non frena, anzi, spinge sul pedale della scomodità, mettendo il lettore a disagio sin da subito con delle storie scomode. In un periodo in cui l’atto sessuale è scomparso dalla letteratura con l’obiettivo di sconvolgere, forse perché i lettori sono ormai desensibilizzati, o forse perché i millennials danno sempre meno importanza al sesso, i racconti di Cat Person riportano il sesso e ciò che simboleggia al centro: desiderio, potere, solitudine.

Laurie Penny, giornalista e scrittrice inglese, spiega così il concetto di consenso in un suo articolo per Longreads, che può anticipare l’interpretazione di questo libro: “Dare a qualcuno il proprio consenso – dal punto di vista sessuale, politico, sociale – è un po’ come prestargli attenzione. È un processo continuo. È un’interazione tra due esseri umani. Credo che molti uomini e ragazzi non lo capiscano. E credo che questa mancanza di comprensione causi traumi indicibili alle donne, agli uomini e a chi è stufo di quanto la sessualità umana possa ancora ferire”.

Kristen Roupenian, dal canto suo, all’uscita del suo libro negli Usa, a gennaio 2019, si è presa uno spazio sulla stessa rivista che le ha dato la fama per “spiegare” il suo lavoro e dare una volta per tutte delle chiavi di lettura. A partire da questi spunti e in particolare sul ruolo dei social, Roupenian risponde così intervistata da ilLibraio.it: “Hanno il grande potere di farci conoscere nuovi nomi, di connettere scrittori e lettori e, in definitiva, di promuovere la letteratura. Ma hanno il grande difetto di appiattire il tutto: sembra che tutti facciano o leggano le stesse cose, quando l’esperienza della letteratura è molto più complessa e diversificata di così”.

Roupenian, nel saggio sul New Yorker, definisce la sua scrittura come personale piuttosto che autobiografica. Un’affermazione che spiega così: “Prendo il materiale grezzo dalla mia esperienza diretta, ma il processo della scrittura consiste nel dargli forma. Ovvero spingere i personaggi all’estremo, amplificare le emozioni più oscure, modellare la confusione della vita in una storia soddisfacente”. È in effetti proprio questo l’effetto che riesce a trasmettere nei racconti: emerge la sensazione di piacere estremo nel dare una forma compiuta a quei sentimenti deteriori, a tutte le paure, ai pensieri più turpi. Esattamente come faceva Angela Carter, che Roupenian cita stessa tra le sue ispirazioni (insieme a Shirley Jackson, Joyce Carol Oats e molte altre): in questo i racconti di Cat Person sono l’esatta prosecuzione di una certa sensibilità letteraria, di un’esigenza sovversiva sui ruoli imposti dalla società, quelli di genere in primis.

Cat Person - Einaudi

Quanto ai tanti lettori che hanno confuso il racconto per un memoir accusandola per la sua crudeltà, aspetto che aveva fatto soffrire l’autrice in particolar modo, spiega che “il desiderio di storie che raccontino la verità sul mondo può essere soddisfatto sia dai romanzi sia dalla non-fiction”. E qui ribadisce l’importanza del processo di selezione e “modellamento”. Cosa uno scrittore sceglie, cosa ignora, su cosa si focalizza: “è tutto storytelling in fondo”.

I racconti sono stati scritti durante un periodo di circa sei anni: la prima bozza è stata quella de Il corridore notturno (ambientato in Kenya) nel 2012, mentre il più recente è Voglia di morire, scritto nel 2018 dopo che il libro è stato venduto. “Stavo scrivendo Il bravo ragazzo quando Cat person è uscito sul New Yorker, e ho finito di scriverlo dopo che tutto si era calmato”.

Come Cat Person, sia Voglia di Morire sia Il Bravo ragazzo toccano certi nervi scoperti riguardo le relazioni e la vita di coppia, e ne svelano gli aspetti più paradossali e inquietanti. Il secondo racconto, in particolare, sembra risentire direttamente del discorso in atto sui temi sollevati dal #metoo e approfondirne uno in particolare: l’inettitudine maschile a gestire con rispetto ed empatia le relazioni con l’altro sesso.

Questa raccolta ha il pregio di sviluppare, in maniera inaspettata e con coerenza, temi come le relazioni, il potere e la solitudine. “Ogni generazione affronta problemi legati ad essi: forse arriviamo a un punto per cui sentiamo che le risposte che i nostri genitori si sono dati su come vivere si esauriscono, e ci muoviamo nell’oscurità con le braccia tese in avanti per trovare le nostre”.

Si può scommettere che Roupenian verrà ricordata a lungo per il suo esordio senza paragoni, una lezione su letteratura e social media. Chi meglio di lei può dispensare consigli agli esordienti? “La cosa più importante da ricordare è quanto la fortuna sia in gioco. Puoi lanciare i dadi cinque, dieci, cento o mille volte prima di imbroccare la volta giusta. I rifiuti, da chiunque arrivino, non significano nulla. La cosa migliore che puoi fare è prepararti per il lungo viaggio. Chiediti cosa puoi fare per rendere il processo di scrittura sostenibile. Può significare scrivere per dieci minuti tutte le mattine, o risparmiare i soldi per prendere una settimana di ferie per scrivere ogni anno, o trovare dei compagni di scrittura che ti portino fuori a bere ogni volta che ricevi un rifiuto particolarmente doloroso. Più la scrittura è piacevole giorno per giorno, più a lungo sarai in grado di andare avanti, e più a lungo vai avanti, più probabilità avrai di incontrare la fortuna sulla tua strada”.

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