“Il censimento dei radical chic”, iI nuovo romanzo di Giacomo Papi, con un crescendo paradossale e grottesco, costringe a vedere il nostro presente pronto a scoppiare

In un’Italia ribaltata le parole e i pensieri complicati sono diventati segno di corruzione e malafede, un trucco della casta elitaria per ingannare il popolo che, di conseguenza, si lancia in scoppi d’ira, insulti via web e in una infinita caccia alle streghe: prima nei confronti dei clandestini, poi dei raccomandati, poi degli omosessuali. Infine è il turno degli intellettuali, proprio coloro che, più di tutti, rendono le parole complicate il proprio mestiere.

Il censimento dei radical chic Giacomo Papi

Il primo a essere colpito dalla rabbia collettiva è il professore Giovanni Prospero, linciato sul pianerottolo di casa perché colpevole di aver citato Spinoza in un talk show. Cogliendo l’occasione di questo omicidio, il Primo ministro dell’Interno istituisce il Registro degli Intellettuali e dei Radical chic per censire coloro che “si ostinano a credersi più intelligenti degli altri”. La scusa è quella di proteggerli, ma molti non ci cascano e, per non essere schedati, decidono di svuotare le librerie e parlare con un linguaggio più semplice.

Giacomo Papi (classe ’68), scrittore, giornalista, autore tv e direttore della scuola di scrittura Belleville di Milano, torna in libreria con Il censimento dei radical chic (Feltrinelli) e accompagna il lettore al fianco di Olivia, la figlia del professor Prospero, che va alla ricerca delle motivazioni che hanno portato alla morte del padre. Attraverso gli occhi di lei, in un crescendo paradossale e grottesco, l’autore costringe il lettore a vedere il nostro presente pronto a scoppiare.

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