Ce lo spiega (un po’) lui stesso per la pubblicazione di La carogna ISBN:8884510309

Roy è un vero maestro della truffa, uno dei migliori. Sono ormai anni che lavora nel campo e i suoi trucchi, i suoi numeri, si concretizzano in affari sicuri. Peccato però per quei piccoli problemi che si presentano improvvisamente ogni volta che deve chiudere la porta di casa e quell’ossessione delle macchie sulla moquette. Per non parlare del fedele compare Frankie che si è messo in testa di fare entrare nel giro una terza persona. Ma Roy sa che è meglio non fidarsi di nessuno e non si stanca mai di ripeterlo… Sullo sfondo di un’America molto poco glamour, tra dialoghi coloriti e un ritmo cinematografico, una raffica di colpi di scena travolge, insieme al lettore, i protagonisti, le situazioni e l’autore. Sì, perché questo libro è una truffa: sotto l’anagramma A. Craig Rice si nasconde uno scrittore straniero noto anche in Italia. Senza svelare la sua identità (invitiamo a leggere il romanzo fino all’ultima pagina per scoprirlo!) lo abbiamo intervistato per voi.

D: Come spiega la scelta di uno pseudonimo per questo romanzo?

R: La carogna è molto diverso dai precedenti libri che ho scritto, sia nello stile, sia nel contenuto. Credo quindi che, in parte, tale scelta sia dovuta al desiderio di vedere se sarei stato in grado di lavorare su due diversi livelli di scrittura: uno ‘leggero’, ricco di humour, e un altro più ‘oscuro’ e un po’ più pericoloso. A. Craig Rice mi offre la possibilità di far emergere il lato oscuro della mia personalità. Se i lettori apprezzeranno l’opera di Rice, forse unirò i due stili nei prossimi romanzi per vedere quale sarà il risultato.

D: Nella breve biografia riportata in copertina si legge che l’industria cinematografica ha acquistato i diritti del suo romanzo ancora prima che venisse pubblicato. Come ha accolto la notizia e che cosa la lega a questo magico e incredibile mondo?

R: Prima di tutto va detto che La carogna esce in anteprima assoluta in Italia, mentre in America sarà in libreria solo tra due settimane. Inoltre sono stato molto contento di sapere che una straordinaria casa di produzione cinematografica come la Warner Bros abbia deciso di ispirarsi al mio romanzo per realizzare un film. Io stesso lavoro nel campo televisivo e cinematografico, anzi, sono molto vicino a questo mondo perciò, se non sarò io a potermi occupare dell’adattamento, m’impegnerò almeno a farlo finire nelle mani di persone creative e competenti. Il mondo del cinema è per me molto affascinante, ma m’impressiona l’incredibile velocità con cui esso crea e distrugge i propri attori e attrici, lasciando spiazzati tutti noi che assistiamo a tali repentini cambiamenti.

D: Se potesse scegliere, quali attori le piacerebbe vedere nei panni dei due protagonisti e in quelli di Angela?

R: Per quanto riguarda Roy, mentre ne delineavo il carattere e il modo di dialogare, m’immaginavo John Goodman, anche se temo che il suo nome non sia abbastanza ‘grosso’ da garantire un forte guadagno al botteghino. Tuttavia lo considero uno dei migliori e lo ritengo davvero perfetto per interpretare questa parte. Adattissimo a impersonare Frankie sarebbe invece Ed Norton che riuscirebbe a portare il suo personaggio al livello di Roy. Per quanto riguarda infine Angela, preferirei vedere sullo schermo una ragazza poco nota, magari una giovane attrice con le qualità necessarie per quel ruolo: brillante e un po’ pazza, ma anche affascinante e carina. Come Natalie Portman da giovane o Kirsten Dunst.

Non dimentichiamo, però, che non sono coinvolto nel casting e che tutto resta solo un sogno, almeno per il momento.

D: Roy e Frankie sono due personaggi speciali. È stato difficile crearli? Ha una particolare preferenza per uno dei due?

R: Per quanto possa sembrare strano, non ho incontrato nessuna difficoltà nel creare i miei personaggi, anzi, mi sono usciti dalla penna in modo quasi incredibile, senza sforzo. Non posso certo dire che siano due stinchi di santi: Roy sa che il suo comportamento è sbagliato e, sebbene ciò si rifletta sul suo umore e sul suo corpo, continua ad agire così. Frankie invece sembra non essere minimamente toccato da ciò che fa. Ovviamente non vorrei essere nessuno dei due. Posso solo dire che, dal punto di vista della scrittura, mi sono divertito molto a descrivere qualcuno che, come Roy, si macera dentro invece di vivere come il compagno, del tutto immune a qualsiasi ripercussione di tipo morale.

D: Ci sono forse elementi autobiografici nel romanzo o descrizioni di luoghi che ha visitato?

R: Ho cercato di rendere La carogna il più universale possibile, e per questo ho scelto di omettere il nome della città in cui vivono i protagonisti. Inoltre i luoghi in cui è ambientato il romanzo sono un insieme di posti in cui ho vissuto o che conosco molto bene come Port Everglades in Florida, la Union Station di Los Angeles, le isole Bahamas. Queste ultime mi hanno ispirato la descrizione delle isole Cayman, caratterizzate da strade pulite, un caldo soffocante, un infinito cielo blu e, naturalmente, frequentate da persone che girano con valige piene di contanti…

D: Ha già pensato al suo prossimo romanzo?

R: Naturalmente! Anche se, in realtà, ho già una serie infinita di idee per settecento o ottocento libri ed è solo questione di metterle sulla carta. Credo si tratti della mia personale soluzione al problema dell’ “estinzione finale”: lasciare qualcosa di scritto. Dopo che me ne sarò andato, i miei libri forse rimarranno, magari coperti di polvere e dimenticati in qualche vecchia biblioteca o, più probabilmente, dispersi in qualche hard disk sotto forma di file rovinati. Però ci saranno e, forse, tra duecento anni, qualcuno, leggendoli, riderà, piangerà o semplicemente rabbrividirà. E allora io sarò lì. Non potete liberarvi di me. Provateci!

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