I testi dello scrittore cinese Yan Lianke, autore di “Servire il popolo”, sono stati spesso sottoposti a censura in patria. “I quattro libri” ha segnato il suo ritorno alla satira politica

Con I quattro libri (entrato nella selezione di The Booker International prize 2013 e ora tradotto da Nottetempo) Yan Lianke, scrittore cinese classe ’58, torna alla satira politica, che lo aveva caratterizzato − e gli aveva portato fortuna − in Servire il popolo (“Penso che sia il mio miglior romanzo proprio perché mi sono sentito finalmente libero”, aveva commentato). Il racconto è condotto infatti sul filo di un registro leggero, tanto distante dalla retorica del dolore quanto capace di rendere al lettore la banalità del male.

 Yan Lianke

Siamo nella zona 99 di un campo di rieducazione per intellettuali nel nord della Cina alla fine degli anni sessanta, durante l’epoca del Grande balzo in avanti − Mao ha deciso che la Cina raggiungerà i livelli di produzione di acciaio dell’Inghilterra in soli quindici anni.

I quattro libri sono quattro voci: quella del bambino che comanda il campo incoraggiando la violenza e le delazioni, quella dello scrittore e del filosofo costretti a lavorare lì sodo, più la voce di un narratore onnisciente. Quattro modi diversi di raccontare la follia umana, quattro tonalità in cui Yan Lianke declina la sua voce – sempre poetica – ed esprime, nonostante tutto, la sua fiducia verso l’umanità.

Yan Lianke, nato nella provincia contadina dell’Henan, a 20 anni, non potendosi permettere di proseguire la sua istruzione, ha scelto la carriera militare e si è occupato di redigere i testi della propaganda comunista. Dopo la laurea del 1985, ha cominciato la sua carriera di scrittore, premiata con i due più prestigiosi premi letterari cinesi (Lu Xun e Lao She). Molti dei suoi lavori, tra i quali Servire il popolo (Einaudi, 2006) in cui prende in giro i precetti maoisti e Il sogno della città dei Ding (nottetempo, 2011, finalista al Man Asian Literary Prize), nel quale denuncia l’epidemia di AIDS nelle campagne cinesi, sono stati sottoposti a censura in patria.

 

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