Il saggio “Generazione TVB” analizza le difficoltà di comunicazione legate a una generazione cresciuta con i social network, racconta come questa possa relazionarsi con l’universo emotivo e spiega come e perché dare ai giovani un’efficacie educazione sessuale… – Su ilLibraio.it un capitolo

Generazione TVB è una raccolta di saggi, pubblicata da Il Mulino, che analizza le difficoltà che si incontrano nel comunicare con una generazione di adolescenti più abituati a interagire con uno schermo di quanto non lo siano con una persona in carne e ossa. È il ritratto di una generazione sempre connessa, dipendente da dispositivi digitali e piattaforme virtuali; una raccolta di saggi che vuole mettere in luce come una simile generazione affronti la complessità dell’universo affettivo.

Scritto a quattro mani da Tiziana Iaquinta, docente di pedagogia presso l’Università di Catanzaro, e Anna Salvo, terapeuta e docente di psicologia all’Università degli Studi della Calabria, il libro affronta diversi aspetti e manifestazioni della difficoltà di comunicazione che, si sottolinea, è una strada a doppio senso: tanto i ragazzi quanto gli adulti non sanno come porsi gli uni nei confronti degli altri; è il caso, per esempio, del capitolo dedicato alla problematica dell’educazione sessuale.

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Tra le problematiche affrontate nel libro quella dell’educazione sessuale è particolarmente interessante, per come viene e, spesso trascurata, in Italia, anche all’interno del dibattito sul sistema scolastico.

La questione non è semplice, come sottolineano le autrici, perché l’attivazione dell’insegnamento non è sufficiente a far sì che questo sia efficacie: si tratta anche di renderlo fruibile ai ragazzi affinché risponda ai loro reali bisogni, dubbi e curiosità; deve essere svolto in modo da comunicare con i giovani, in modo che risponda alle loro domande non solo da un punto di vista medico anatomico, ma anche intimo e personale.

Su ilLibraio.it per gentile concessione dell’editore pubblichiamo un capitolo:

Educazione Sessuale?

In che modo il nostro paese ha affrontato il nodo dell’educazione sessuale? Quali strategie, quali visioni accompagnano l’esercizio della comunicazione e della formazione su tale tematica? Nel prossimo capitolo la questione sarà affrontata con la competenza disciplinare necessaria. Per quanto mi riguarda, cercherò di esprimere alcuni dubbi e alcune perplessità, nati soprattutto dal confronto diretto con adolescenti.

Ho più volte parlato del ruolo dell’immaginario e del suo intreccio con le vicende della sessualità. A me sembra che, nel modo in cui l’educazione sessuale viene affrontata e proposta ancora oggi, sia proprio carente un’adeguata attenzione alla cifra dell’immaginario. La tendenza rimane quella di dare informazioni con una prevalente impronta di tipo medico. E, di conseguenza, usando un linguaggio neutro e tecnico. Non nego che alcuni istituti scolastici possano aver tentato di percorrere altre strade, ma in genere la strategia comunicativa sulla sessualità segue una via maestra ispirata alla scientificità medica. Come reagiscono i nativi digitali davanti alla proposta di informazioni tanto precise quanto asettiche? Così mi raccontava Pietro: «Io mi annoio perché mi sembra di sapere già quello che l’insegnante racconta. Così cerco di pensare ad altro e mi distraggo. Non mi interessa avere la ripetizione di cose che conosco. È tutto così noioso. E poi mi sembra che le cose che ti raccontano in classe sono così lontane dalle domande che io mi pongo sul sesso e soprattutto non somigliano al modo in cui io vivo le cose del sesso».

Le parole di Pietro esprimono in modo limpido il gap tra un’informazione precisa e puntuale e quanto, invece, si agita tumultuosamente (anche in termini di interrogazioni e domande) in ogni adolescente alla scoperta della sessualità. Per questo, forse, Pietro metteva in atto un meccanismo di evitamento e sottrazione, «distraendosi» quando l’insegnante parlava: il ragazzo non trovava traccia, in quel modello comunicativo, delle emozioni che il rapporto con la «cosa sessuale» mette in gioco. Convinto di sapere già tutto, si trovava in difficoltà a collocare le informazioni ricevute a scuola – informazioni giudicate «inutili» e ridondanti – nell’orizzonte dei propri vissuti emotivi. Non sto sostenendo che i progetti di educazione sessuale in genere portati avanti nelle scuole favoriscano una sorta di scissione nei loro destinatari; sto solo rilevando che i ragazzi di oggi, forse più che in un passato recente, vivono con difficoltà la neutralità che contrassegna la comunicazione istituzionale sulla sessualità.

Come si delineano le modalità con cui questi ragazzi entrano in relazione con il materiale che riguarda la «cosa sessuale»? Per lo più mostrano una marcata disinvoltura; una sorta di sufficienza derivante dal convincimento di possedere un ottimo bagaglio di conoscenze – si pensi a Pietro e alla baldanza con cui sosteneva di «sapere già tutto»; una familiarità verbale, senza più alcuna inibizione, nell’affrontare il tema o i temi della sessualità. Ancora una volta, il quadro che in apparenza i nativi digitali mostrano sembra andare in una direzione tranquillizzante per il mondo adulto, sembra agevolare cioè la costruzione di una rappresentazione su di loro tutta centrata sull’asse della serenità e di una fluidità senza contraddizioni. E tuttavia, possiamo, ad esempio, parlare, per quanto li riguarda, di senso del pudore o di forme di riservatezza? Certo, ciò che vediamo o che gli adolescenti ci mostrano sembra indicare un definitivo tramonto di questi sentimenti. Ma è mia convinzione che, nel profondo del mondo interno, pudore e riservatezza appartengano anche ai nativi digitali: ciò che è cambiato è la modalità di relazione con sentimenti cui i ragazzi non consentono quasi mai di mostrarsi, negandoli e reprimendoli.
Il pudore e la riservatezza circa la sfera della sessualità non sono stati cancellati; vivono, piuttosto, in una sorta di esilio, repressi e sospinti verso profondità del mondo interno da cui è difficile e raro che riemergano.


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Per come io penso, i programmi di educazione sessuale dovrebbero certo avere l’obiettivo di informare, ma dovrebbero anche puntare a non promuovere separazioni nette e invalicabili tra nozioni di fisiologia o anatomia e il campo delle emozioni che accompagnano la sessualità. Paradossalmente, i modelli oggi prevalenti nel modo di proporre l’educazione sessuale appaiono in un inaspettato accordo con una operazione interna che gli adolescenti spesso mettono in atto: scindere la pratica sessuale (talvolta compulsiva, come ho già detto) dall’orizzonte della relazione con sé e con l’altro. Invece di fornire un possibile aiuto verso l’integrazione di questi due aspetti, i progetti di educazione sessuale sembrano per lo più ignorare la cifra delle emozioni. Anch’essi, forse, mettono in atto una forma di rimozione.

«L’altro giorno ho scoperto che pensavo cose sbagliate sulla fertilità e sul ciclo mestruale. Meno male che adesso me ne sono reso conto. Lo so, voglio fare quello che sa già tutto, e poi mi accorgo di avere nozioni sbagliate. Ma è difficile chiedere e far vedere di essere ancora come dei bambini poco informati. Non chiederei mai a mio padre, meno che mai a mia madre; e così non mi restano che i miei amici. Ma poi mi sono accorto che a volte mi hanno detto cose sbagliate». È ancora Pietro a parlare; e dalle sue parole vorrei trarre alcune riflessioni. I nativi digitali sembrano interpreti di un mutamento molto forte: il rapporto con la sessualità appare definitivamente affrancato dalle ombre e dalle contorsioni date dall’imbarazzo e dall’inibizione verbale. Ma, come il ragazzo ci dice, dietro una esibita baldanza, spesso si lasciano intravvedere contenuti e vissuti ancora contraddittori, ancora segnati cioè da elementi ambivalenti. Anche gli adolescenti di oggi, pur protagonisti dell’accesso istantaneo a quasi infiniti item di informazione, presentano dubbi latenti, sacche di conoscenze «sbagliate», convincimenti poco attendibili quando a essere al centro è la sfera della sessualità. Dove sta la contraddizione? Sta nel fatto che quasi sempre tali dimensioni si accompagnano a una disinvoltura spigliata, a una sicurezza senza scalfitture (come Pietro ci ricorda con le sue parole), a una ironia che cerca di coprire e mascherare forme di inconfessabile pudore. Tutto ciò in un’epoca, lo ripeto, in cui la «cosa sessuale» sembra vivere fuori da ogni gravame o stridore generati dall’inibizione o dall’imbarazzo.

In più occasioni, operatori dei servizi consultoriali mi hanno raccontato dei sentimenti controversi che è possibile scorgere nei racconti di ragazze e ragazzi quando parlano del loro primo rapporto sessuale. In un tempo che ha dato piena accoglienza alla sessualità adolescenziale, si intravede fra le righe di quanto essi raccontano l’ombra del senso di colpa o il peso della perplessità circa la giustezza della scelta fatta.

I nativi digitali presentano più contraddizioni di quanto, da adulti, avevamo immaginato. La «cosa sessuale» vive anche per loro in un fuoco di emozioni e ambivalenze che nessuna campagna informativa riuscirà mai a sconfiggere. E, a proposito delle campagne di informazione, vorrei chiudere il paragrafo con una notazione forse dolorosa ma necessaria. Già da qualche tempo sono in aumento, fra gli adolescenti, le malattie sessualmente contratte. Le strategie informative risultano poco efficaci? Se da una parte è giusto aspettarsi che si parli più esplicitamente del rischio di contrarre tali infezioni, dall’altra non possiamo dimenticare come, su alcuni terreni, l’incisività dell’informazione trovi resistenze e ostacoli. La precocità dei rapporti sessuali, la loro promiscuità rappresentano sicuramente un terreno di rischio, rischio conosciuto dagli adolescenti, ma a cui spesso essi rispondono con scelte comportamentali che sembrano negare l’esistenza e la minacciosità del rischio stesso. Ancora una volta, i nativi digitali ci appaiono al centro di una contraddizione lacerante: da una parte, la quasi smisurata possibilità di ricevere e accedere al campo delle informazioni e, dall’altra, il persistere di condotte che sembrano rinnegare quanto si conosce.

(Continua in libreria…)


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