Su ilLibraio.it Elisabetta Bricca, in libreria con il suo romanzo d’esordio “Il rifugio delle ginestre”, parla della scelta fatta con suo marito: lasciare Roma alla ricerca di una “vita più autentica”, un sogno che hanno realizzato in un “tradizionale casolare umbro abbandonato”

Lasciare la grande città, senza rimpianti, per inseguire il sogno di vivere in campagna, e riscoprire l’entusiasmo di una vita più autentica.

Io e mio marito l’abbiamo fatto.

Nove anni fa, nel marzo del 2007, abbiamo scelto di seguire una strada diversa da quella intrapresa fino a quel momento, copywriter io, imprenditore lui. Con coraggio e la giusta dose di incoscienza, a bordo di una Smart e di una vecchia station wagon, ci siamo trasferiti a vivere in Umbria.

Una terra che conoscevo bene, e che amavo, scenario delle estati più belle della mia infanzia.

Non è stato facile, all’inizio gli amici e i parenti non hanno capito. Non è stato facile rinunciare a un lungo capitolo della nostra vita, licenziarsi, chiudere l’attività di mio marito, e fare un salto nel buio, perché questo è stato. Ma aspiravamo a un vita il più vicina possibile al nostro ideale di felicità e volevamo che le nostre figlie crescessero in un luogo più sano di Roma, a contatto con la natura e con gli animali.

Così, ci siamo lanciati in questa avventura con tutto il cuore, senza pensare troppo al futuro.

Mio marito ha trovato un lavoro in una falegnameria, io mi sono potuta dedicare a ciò che più amo: la scrittura.

Nel gennaio dello scorso anno, un altro dei nostri sogni si è realizzato.

Con immensi sacrifici, abbiamo restaurato un tradizionale casolare umbro abbandonato, con una vista mozzafiato sul Lago Trasimeno, facendone la nostra casa ma anche un luogo di ospitalità.

Dopo un’ufficializzazione in piena regola, Il Rifugio del daino, questo è il nome che abbiamo scelto, accoglie viaggiatori da tutto il mondo tra la natura e le atmosfere genuine del mondo contadino. E questo ci fa sentire vivi.

Oggi, dopo un anno che viviamo qui, possiamo dire che la nostra vita è cambiata in meglio. Meno stress, meno ansie e, soprattutto, più tempo. Abbiamo riscoperto la gioia e la soddisfazione che può dare il lavoro manuale e la lentezza del vivere. La mattina beviamo il caffè guardando il lago e le colline piene di verde, invece dei palazzi in cemento della città. Le nostre figlie vivono gli spazi in modo completamente libero e consapevole. Possono arrampicarsi sugli alberi, rotolarsi sull’erba, incontrare barbagianni, volpi e daini. Non hanno playstation, né videogame, ma giocano all’aria aperta e sanno riconoscere che tempo farà guardando il cielo. Riescono a godere della bellezza delle piccole cose, senza dare mai nulla per dovuto o per scontato.

È stata dura, molto dura, ma nemmeno per un attimo abbiamo pensato di tornare indietro. Affrontiamo ogni giorno con il sorriso, la voglia di fare e di costruire. È la vita che abbiamo scelto, ed è forse questo il segreto della felicità.

il rifugio delle ginetre elisabetta bricca

L’AUTRICE E IL LIBROIl rifugio delle ginestre (Garzanti) è il romanzo d’esordio di Elisabetta Bricca, romana, laureata in Sociologia, comunicazione e mass media; ha lasciato Roma per andare a vivere al Rifugio del Daino, un antico casolare umbro, circondato da ulivi e boschi, che domina il Lago Trasimeno. La protagonista del romanzo, Sveva, compie il percorso inverso: è cresciuta tra le colline dell’Umbria per poi trasferirsi a Roma e non tornare più indietro, lasciandosi alle spalle le leggende e le storie popolari che hanno riempito al sua infanzia, scegliendo di abbandonare per sempre un luogo di amicizie autentiche e amori dimenticati, almeno fino alla morte della madre. Prima di spegnersi, la madre fa promettere a Sveva che tornerà nella casa d’infanzia, perché solo lì può trovare gli indizi che la condurranno da un padre che non ha mai conosciuto, solo lì può recuperare il contatto con il proprio passato e non esita a partire; appena arrivata le vengono alla mente i giorni passati a giocare nei campi di rose e lavanda e quel ciondolo che porta fin da quando era piccola, quello che racchiude una radice di ginestra, il fiore della forza e dell’attaccamento alle proprie radici.

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