Alla scoperta di Lemma Press, casa editrice aperta da poco più di un anno, che porta con sé un principio senza tempo, quello di “innovazione classica”, ovvero un’innovazione che si misura con la tradizione del lavoro editoriale. Per l’editore Nicola Baudo, che abbiamo intervistato, “l’editoria, a modo suo, è un mestiere filosofico: i libri, infatti, nascono dall’incontro di istanze spirituali ed esigenze materiali, dell’ideale e del reale”

Lemma Press, una casa editrice giovanissima, aperta da poco più di un anno, porta con sé un principio senza tempo, quello di “innovazione classica”, ovvero un’innovazione che si misura con la tradizione del lavoro editoriale. Titoli eruditi, sì, ma anche accessibili, grazie a un lavoro sulla chiarezza dello stile e a un catalogo che può stimolare gli interessi di ogni lettore curioso e disposto ad imparare. Per la varietà delle proposte e per il progetto senza dubbio ambizioso, ilLibraio.it ha intervistato l’editore, Nicola Baudo.

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 Cosa significa lavorare con un gruppo di amici di formazione tanto eterogenea?
“Significa moltiplicare le forze. Profili diversi, per formazione, carattere, storia professionale, accomunati dal medesimo ideale e obbiettivo, hanno quel plus di competenze che difficilmente si trova stando sempre fra i propri simili”.

In quanti lavorano al progetto della casa editrice?
“Quindici persone circa lavorano, direttamente o indirettamente, ai nostri progetti. Per qualche giorno o per lungo tempo, ma sempre con passione, competenza e inventiva, ‘mettendoci del proprio'”.

 Se doveste raccontare il vostro catalogo in breve a un lettore curioso, quali libri consigliereste come pienamente rappresentativi?
Canto di una biblioteca, di Maciej Bielawski: un libro in cui l’afflato poetico, la profondità della scrittura, riescono a veicolare conoscenze, informazioni, curiosità, frutto di studi rigorosi. Turandot la principessa di gelo, prima ‘Favola dell’Opera’ di Nina Tanzi: perché esprime una ‘pedagogia della bellezza’ in cui crediamo profondamente, che attraverso l’emozione riesce a trasmettere naturalmente, o magicamente, a tutti, la cultura più elevata”.

 Nel vostro catalogo è facile farsi attrarre da opere filosofiche, o a sfondo velatamente filosofico. Quali aspetti desiderate indagare maggiormente?
“Il filosofo, letteralmente, è chi si pone il problema dei rapporti fra philia e sophia. Chiunque si sia chiesto, a un momento della sua vita, se deve seguire la propria ragione o i propri desideri ha avuto un’esperienza filosofica. Nulla è più concreto, cruciale, della filosofia, perché dal rapporto con questi due poli, a cui possiamo dare molti nomi, dipende l’equilibrio, la giustezza, la giustizia del nostro agire. Perché questa premessa? Perché l’editoria, a modo suo, è un mestiere filosofico: i libri, infatti, nascono dall’incontro di istanze spirituali ed esigenze materiali, dell’ideale e del reale. È dall’equilibrio dei due, dall’intensità del nesso che avremo saputo stabilire fra di essi, che nascono bei libri”.

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 Tra le opere più originali, una proposta davvero singolare, quella che vede la Turandot pucciniana come se fosse una favola. Vuole raccontarci da che cosa è nata l’idea e cosa si troverà sfogliando il libro?
“È nato dall’incontro tra un editore capace di stupirsi, con una narratrice – una vera Sheherazade, professionista della lirica, che da anni andava a narrare, nel suo tempo libero, l’Opera ai bambini delle scuole primarie. Al racconto delle bocche stupite dei piccini per le vicende di Turandot o Azucena, l’editore pensò che si potesse farne un libro, anzi una collana. Così nacquero le ‘Favole dell’Opera’, con l’intento di trasmettere passione, bellezza, emozione, in un linguaggio elevato ed elevante. E se il bimbo non afferra? Capisce, eccome se capisce. Ma se poi gli manca una parola chiede alla mamma, al nonno, alla maestra: ‘che vuol dire?’. Così si uniscono le generazioni, e si trasmettono saperi”.

Nella nuova collana “Calligrammi” grandi manoscritti vengono condivisi con i lettori in riproduzioni curate: è ideata solo per gli addetti ai lavori?
“Assolutamente no. Il nostro approccio è sempre quello di concepire opere capaci di parlare al profano e appagare l’esperto. Così è il Canto di una biblioteca, dedicato a Panikkar. Così saranno i Disegni e calligrammi di Fëdor Dostoevskij, che propongono in anteprima mondiale, in tre edizioni (russa, inglese, italiana) i disegni inediti del romanziere russo, con un saggio di Konstantin Barsht, filologo di fama internazionale. Un testo piacevolissimo e ricco di informazioni, aneddoti, curiosità che costituisce una vera introduzione alla vita creativa di Dostoevskij”.

In Canto di una biblioteca, Maciej Bielawski lascia che sia una biblioteca, in prima persona, a esprimersi e a narrare. Vista la sensibilità che dimostrate sul tema, che ne pensate della situazione presente e del futuro delle biblioteche?
“Noi siamo tra quanti ancora si rattristano per l’incendio della biblioteca di Alessandria! Le biblioteche vanno protette a tutti i costi: sono luoghi in cui accadono miracoli. Quand’anche diventassimo tutti analfabeti andranno conservate perché hanno una natura carsica: può sempre arrivare un lettore, di dove non sappiamo, che dall’apertura di un libro preservato riaccenda la cultura di un intero paese”.

Cosa pensate dei libri per bambini e ragazzi in ebook? Ha senso, secondo voi, la trasposizione in digitale di un libro illustrato? O ritenete che ci siano altri formati elettronici più adatti alla necessaria interazione dei bambini con i libri?
“Esiste un’assoluta libertà della bellezza, che riesce a manifestarsi in ogni linguaggio, supporto, forma. Anche nel digitale, con risultati spesso sorprendenti – purché venga ricercata”.

E che ne pensate della filosofia in ebook? Potrebbe essere un buon modo per portare sempre con sé un po’ di riflessione, o meglio stringere tra le mani la carta, tradizionalmente più meditativa?
“Il pensiero filosofico si esprime in molti modi, dal dialogo al saggio, dall’aforisma al romanzo… all’agire silenzioso. Non tutte le scritture consentono una lettura adeguata tramite ebook: gli aforismi, per esempio – poche righe su cui si medita passo a passo – vi si possono prestare, ma quando si segue un ragionamento complesso, o denso, o articolato, nulla sostituisce la matita sulla carta – le annotazioni, le sottolineature, i rimandi che il lettore fa sul proprio libro. Da questo punto di vista, gli strumenti forniti dagli ebook (evidenziatori, eccetera) sono in realtà del tutto inadeguati, almeno per ora”.

Visto il vostro catalogo in crescita, costruito in poco tempo, vi immaginiamo sempre all’opera. Avete in mente qualcosa di nuovo, che potete anticipare?
“Nel 2017 lanceremo ‘Attese’, una nuova collana dedicata a poesia, novelle, romanzi brevi. Il primo testo: Inopportuna ragione, una raccolta di poemi del poeta settecentesco Bocage, gloria nazionale portoghese. Un autore sorprendente, che colpisce il lettore dalla prima riga – potremmo dire per l’intreccio di una vitalità degna di Catullo, con le tinte fosche di uno Zurbarán”.

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