Si parla tanto di indipendenza femminile, si predica il girl power, si lanciano hashtag virali e si scrivono articoli sul femminismo, eppure c’è ancora un’impalcatura sociale che ci spinge, arrivate a una certa età, a trovare una “sistemazione”. Non è ancora visto di buon occhio essere donne sole all’alba dei trent’anni, e forse è anche per questo che “Paura di volare”, il romanzo pubblicato nel 1973 che portò Erica Jong a vendere circa 20 milioni di copie in tutto il mondo, resta ancora oggi un libro attuale – L’approfondimento sulla scrittrice e su alcuni dei suoi libri

Quando si parla di Erica Jong, uno degli aneddoti che si cita con più frequenza è la famosa “scopata senza cerniera“. Vi ricordate? Se ne legge nelle prime pagine di Paura di volare (Bompiani, traduzione di Marisa Caramella), il libro pubblicato nel 1973 che portò la scrittrice statunitense a vendere circa 20 milioni di copie in tutto il mondo.

Quando uscì, John Updike lo definì “impavido” e lo paragonò al Giovane Holden di J. D. Salinger; Henry Miller predisse che avrebbe fatto la storia della letteratura per la sua “saggezza sull’eterno problema uomo-donna“; molti lo considerarono uno dei testi miliari del femminismo.

Se non fosse già abbastanza chiaro dal nome, la “scopata senza cerniera” è un incontro sessuale libero, istintivo, spontaneo, che non implica complicazioni, noie e sentimenti. Semplicemente: sesso fine a se stesso. O meglio, fine al puro godimento fisico. Lo desidera ardentemente la protagonista del romanzo, la quasi trentenne Isadora Wing, giovane poetessa che, durante un congresso di psicoanalisi a Vienna, tradisce il marito con un perfetto sconosciuto, Adrian. Non le era mai capitato prima. Isidora è spiazzata, confusa, non tanto per l’evento in sé, ma per il nuovo desiderio che sente nascere: quello di stare da sola e di godersi la propria libertà (non solo sessuale).

Nonostante la scrittrice, nel corso di numerosi interventi, abbia più volte sottolineato, con l’ironia tagliente che la contraddistingue, che la “scopata senza cerniera” non aveva niente a che fare con la sua vita e che era soltanto un’invenzione letteraria (anzi, in una recente intervista ha anche dichiarato che le donne dovrebbero ritardare il momento del sesso più che possono), molti hanno continuato a concentrarsi, per tanto tempo, proprio su questo punto.

Del resto è comprensibile: il nome è estremamente efficace (in inglese ancora di più: “zipless fuck“), tanto da aver determinato anche l’estetica della copertina della nuova edizione del libro. Inoltre è un concetto che appare proprio all’inizio della narrazione e che quindi, inevitabilmente, richiama l’attenzione in modo più significativo.

Paura di volare erica Jong

Certo, se si proseguisse con la lettura si scoprirebbe anche che, in realtà, la zipless fuck è un po’ uno specchietto per le allodole per Isidora, che non ha solo bisogno/voglia di andare a scopare ogni uomo che le capita sotto tiro, ma desidera imparare a stare bene con se stessa, senza bisogno di appoggiarsi per forza a un uomo.

Infatti, la paura di volare a cui allude Jong è proprio il terrore che molte donne provano di rimanere da sole, una paura che, a distanza di quasi cinquant’anni dall’uscita del libro, sembra essere ancora piuttosto diffusa.

Si parla tanto di indipendenza femminile, si predica il girl power, si lanciano hashtag virali e si scrivono articoli sul femminismo (tutto questo grazie a un movimento iniziato proprio durante gli anni Settanta e grazie alla voce di attiviste come la Jong), eppure c’è ancora un’impalcatura sociale che ci spinge, arrivate a una certa età (guarda caso, proprio quella di Isidora nel romanzo), a trovare una “sistemazione”Non è ancora visto di buon occhio essere donne sole all’alba dei trent’anni, e forse è anche per questo che Paura di volare resta un libro così attuale.

paura dei cinquanta

Ne hanno parlato anche numerosi libri, film e serie tv, tra cui Sex and The City (in cui Carrie, proprio nella prima puntata, si mette alla ricerca del “sesso come lo farebbe un uomo”), o la più recente Girls di Lena Duhnam (autrice molto apprezzata dalla stessa Jong). Anche in questi esempi, però, il tabù non è connesso direttamente alla condotta libertina di una donna, ma alla possibilità di scegliere se avere o meno un uomo al proprio fianco.

Non è l’unico argomento spinoso che la Jong, nel corso della sua produzione, è riuscita a trattare con uno spirito brillante e ironico.

Ricalcando il titolo del bestseller, nel 1994 esce Paura dei cinquanta (Bompiani, traduzione di P. F. Paolini), che affronta l’angoscia di una donna in piena crisi di mezza età. Il libro, a differenza di Paura di Volare e di Fanny, il romanzo del 1970 ispirato alle vicende erotiche di Fanny Hill narrate da John Cleland, è una sorta di memoir in cui la scrittrice racconta la propria vita: le origini familiari, la sua formazione culturale, le prime esperienze amorose, i quattro matrimoni, i divorzi, la nascita della figlia Molly e il successo letterario.

paura di morire erica Jong

Si può dire che la paura sia il centro della narrazione della Jong, tanto da diventare il titolo di un terzo romanzo, pubblicato nel 2015, Paura di morire (Bompiani, traduzione di V. Vega). Come facilmente intuibile, in questo caso il tema attorno a cui ruota il discorso è proprio la morte. Si passa dalla biografia alla finzione letteraria: la protagonista non è più la scrittrice, ma Vanessa Wonderman, una donna di sessant’anni che sente ancora dentro di sé un desiderio sessuale travolgente, “un fuoco che va dai lombi all’ombelico, dall’ombelico al cuore, dal cuore al cervello”. Peccato che Asher, il marito di quindici anni più vecchio, non abbia più le energie per soddisfare l’insaziabile appetito della moglie. Vanessa, quindi, ha una sola possibilità per continuare a esercitare il suo fascino (ancora ineccepibile dopo un costoso e doloroso restyling): iscriversi a Zipless.com, un sito di incontri ispirato ai libri della sua migliore amica, Isadora Wing, e trovare qualcuno che con cui poter condividere nuove esperienze sessualmente appaganti.

Nel romanzo la paura è associata a un altro dei tabù legati al mondo femminile, quello dell’intimità di una donna in menopausa. Ma proprio come per la “scopata senza cerniera”, sarebbe riduttivo ricondurre tutto a una questione puramente sessuale. Anche in questo caso, infatti, si tratta di un percorso di emancipazione e definizione della propria identità personale (non è raro che i romanzi vengano considerati come dei veri e propri bildungsroman). Pur essendo in momenti differenti della vita, entrambe le protagoniste si trovano a dover combattere contro quelle costrizioni che vogliono le inquadrate in un ruolo ben definito: quello della moglie.

Il mondo è cominciato con un sì

Erica Jong è un’appassionata di poesia, sia da lettrice sia da autrice. Non a caso Bompiani ha da poco proposto Il mondo è cominciato con un sì (con la prefazione di Bianca Pitzorno e la traduzione di Giovanna Granato), raccolta in cui celebra la vita rendendo omaggio a Clarice Lispector

Si parla sempre di sesso, è vero, con un tono provocatorio e con un linguaggio diretto (alcuni direbbero “pruriginoso”), ma per la Jong questo è solo uno strumento (narrativo e sociale) per rappresentare le lotte di donne a cui la paura non ha mai impedito di essere coraggiose.

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