Sellerio, dopo aver proposto “Belka”, ha pubblicato “Tokyo Soundtrack”, un romanzo imperdibile, e ilLibraio.it ha intervistato l’autore, Furukawa Hideo: “Anche in Giappone, un paese in teoria non più caratterizzato da una ‘società classista’, continuano a esistere un netto divario tra poveri e ricchi e una sorta di ‘oppressione gerarchica’. Credo sia compito dei più giovani tentare di lanciare una sfida per ribaltare questo sistema, perché solo in loro è insita l’energia necessaria per sfuggire a certe logiche e cambiare le cose”

Tokyo Soundtrack di Furukawa Hideo (Sellerio, che nel 2013 aveva già pubblicato Belka) è un romanzo capace di racchiudere un mondo intero.

All’inizio ci sono due bambini che vivono su un’isola deserta, se si escludono le capre. Uno ci è arrivato dopo un naufragio, l’altra a seguito del suicidio in mare della madre, che ha tentato di trascinarla con sé anche nella morte. I due crescono come provetti Robinson Crusoe, ma quando il governo manda dei militari sull’isola, ecco che i due sono costretti a tornare alla società, in un mondo che non è pronto per loro.

La ragazzina, infatti, sembra vivere solo per la musica. Il ragazzo, invece, non prova nulla se si esclude la fascinazione per il male. Inesorabilmente le strade dei due si dividono per poi rincontrarsi a Tokyo, una città caotica e camaleontica, multiforme e melliflua. Come il ragazzo di origine libanese che si trasforma in una ragazza e insegna a un corvo a parlare grazie a dei film d’autore.

Una moltitudine di vicende che si sovrappongono creando un vortice di situazioni al limite del verosimile: addirittura, la ragazza, spinta dalla passione per la danza, fa scoppiare una rivolta tra le studentesse, che un passo dopo l’altro scandalizzano insegnanti e genitori.

Furukawa Hideo, nel suo romanzo il Giappone è un luogo tropicale, dove la natura sembra impazzita. Come mai ha scelto questa ambientazione apocalittica?
“Esistono ancora nel nostro pianeta città in cui la natura non sia stata modificata per permettere a noi essere umani di sopravvivere? In Italia, per esempio, ci sono cittadine e paesi senza impianti di riscaldamento, acquedotti, condotti fognari e altre infrastrutture? Il genere umano, tranne forse rarissimi casi in angoli sperduti della Terra, non risiede più da diverso tempo in ‘comunità secondo natura’. Pertanto, siamo già in un contesto più o meno ‘apocalittico’. In Tokyo Soundtrack non ho fatto altro che portare ai limiti estremi la situazione odierna e descrivere il modo in cui viviamo in questo secolo”.

E perché i protagonisti sono giovani con alle spalle un passato difficile?
“Nessuno può evadere tanto facilmente dall’ambiente in cui è nato e cresciuto. Anche in Giappone, un paese almeno in teoria non più caratterizzato da una ‘società classista’, continuano in un certo senso a esistere un netto divario tra poveri e ricchi e una sorta di ‘oppressione gerarchica’. Ora, credo fortemente che sia compito dei più giovani tentare di lanciare una sfida per ribaltare questo sistema, perché solo nei giovani è insita l’energia necessaria per sfuggire a certe logiche e cambiare le cose. Ho voluto dare ai giovani protagonisti di Tokyo Soundtrack le ‘armi’ necessarie per evadere dalla nostra società oppressiva, coltivando il sogno di una nuova speranza”.

Nel romanzo l’arte sembra rappresentare una sorta di redenzione e un modo per dichiarare la propria identità: è lo stesso anche nella realtà?
“Come uomo e come scrittore vorrei con tutto me stesso che fosse così anche nella realtà. Purtroppo abbiamo perso il vero senso della libertà, perché troppo spesso il denaro e la sete di guadagno sono considerati l’unica fonte di salvezza e benessere. È come se solo i ricchi possano vantarsi di essere ‘veri uomini’. E questo vale oggi più che mai, in un mondo triste in cui un miliardario è diventato presidente di un grande paese…”

Tokyo è quasi un personaggio nel suo romanzo: come descriverebbe la città a uno straniero?
“L’eterogeneità di Tokyo di cui parlo in questo romanzo, che ho scritto nel 2003, è andata quasi del tutto perduta. Per colpa delle Olimpiadi di Tokyo del 2020. In questa occasione credo che molti stranieri visiteranno la capitale del Giappone, ma tutti saranno accolti e trattati come semplici ‘ospiti esterni’. Tokyo non potrà accettarli come veri ‘amici e compagni’. La città che ho descritto in Tokyo Soundtrack esclude gli stranieri a livello superficiale, ma li accoglie ugualmente in modo legale o illegale e permette la costituzione di una società molto varia ed eterogenea. Una Tokyo del genere potrà forse rinascere nel 2021, o almeno me lo auguro”.

Un aspetto inusuale della letteratura giapponese (almeno per i lettori occidentali) è costituito dalla relazione tra corpo, erotismo e sessualità. Come spiegherebbe questa attenzione per ciò che è fisico?
“Così come la società a livello universale, per alcuni individui anche il corpo può essere concepito come un’entità costrittiva, quasi una sorta di ‘prigione’. Per evadere dal ‘corpo/prigione’, si intraprende la via della sessualità, quasi fosse un’avventura. Un’avventura che naturalmente contempla l’incontro e l’unione con un altro ‘corpo/prigione’, in altre parole l’atto sessuale. Nel caso di individui con disturbo dell’identità di genere e altre condizioni simili, il senso di ‘prigionia’ diventa tra l’altro molto più evidente. Noi giapponesi siamo molto sensibili a tali questioni e dunque prestiamo particolare attenzione al corpo e alla sessualità. Tuttavia, a essere sincero, non saprei spiegarne bene il perché, è quasi un fatto innato, oserei direi scontato per noi”.

Quali sono i colleghi (autori giapponesi contemporanei) che ama leggere di più?
“Leggo i romanzi di Murakami Haruki, Machida Kō, Kawakami Hiromi e altri scrittori giapponesi contemporanei. Tuttavia preferisco dedicarmi maggiormente alla lettura dei grandi classici giapponesi del passato e del Novecento, e alla letteratura straniera”.

nota: i libri di Furukawa Hideo sono tradotti in italiano da Gianluca Coci, docente di Lingua e letteratura giapponese all’Università di Torino

 

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