Nato da madre pugliese e padre calabrese, Gregory Corso, morto nel 2001, è stato uno dei poeti-simbolo della Beat Generation. Ora torna nelle librerie la sua raccolta del 1958 (con una prefazione di Fernanda Pivano e un’introduzione di Allen Ginsberg)

Pubblicato per la prima volta nel 1958 dalla legendaria City Lights di Lawrence Ferlinghetti, Gasoline è insieme ispirazione e testimonianza della temperatura emotiva del periodo, oltre che una pagina fondamentale dell’intera Beat Generation.

Passione, slancio, malinconia e rabbia: tutto questo è Gregory Corso (1930-2001), che in questa raccolta (riproposta da minimum fax con una prefazione di Fernanda Pivano e un’introduzione di Allen Ginsberg) introduce i caratteri fondamentali della sua opera e del linguaggio beatnik: i lunghi viaggi, il desiderio di stupire, il culto della libertà, gli entusiasmi disordinati, i grandi amori e la rabbia del vivere.

La sua poesia è istinto, diario sincopato di una lotta infinita che trae la sua forza direttamente dall’esperienza, un ironico mosaico di spunti che assumono senso e significato proprio dalla loro apparente insignificanza, specchio della condizione di marginalità dell’uomo e dell’artista. Con i suoi versi immediati e privi di orpelli, sospesi fra il ritmo musicale della musica nera e del jazz e i moti dell’anima, Gasoline è il manifesto di un uomo che la Pivano definì “insolente e strafottente, e con il dono di non dire mai una sciocchezza”.

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