Il manga giapponese sta conoscendo un momento di forte riscoperta in Italia, grazie al lavoro pioneristico di autori come Igort e Vincenzo Filosa, che stanno portando capolavori finora rimasti inediti e che riconfermano la curiosità dei lettori per il Paese del Sol Levante, aprendo la strada a tutto il fumetto orientale – L’approfondimento, i nomi e i titoli più interessanti (guardando anche a Cina e Corea)

Il Giappone è nel cuore degli italiani da sempre, ma negli ultimi anni il legame è andato rinforzandosi sempre di più. Alla base di tanta fascinazione per il paese del Sol Levante ci sono vari aspetti in comune con il nostro, come ad esempio la passione per il cibo e l’estetica. Lo spiega bene Giorgio Amitrano, il traduttore di Murakami, Yoshimoto e Mishima, nel recente saggio Iro iro. Il Giappone tra pop e sublime (DeAgostini): il Giappone affascina l’Occidente, ma soprattutto gli italiani, per il suo stile di vita e di conseguenza anche per la sua cultura, in particolare in riferimento ai manga, i fumetti giapponesi. Due autori italiani in particolare hanno esplicitato il loro amore, entrambi  fumettisti: Vincenzo Filosa e Igort, hanno trasposto il racconto dei loro viaggi in Giappone in graphic novel (Viaggio a Tokyo per Canicola edizioni, il primo e Quaderni Giapponesi 1 e 2, Coconino Press/Oblomov) che rappresentano anche una sorta di impegno programmatico per la loro attività all’interno delle case editrici per cui lavorano. Si parla infatti di due autentici promotori del fumetto d’autore nipponico, che hanno avuto il merito di portare in libreria i maggiori titoli rimasti inediti finora.

Il pubblico italiano è sempre stato affezionatissimo ai manga (parola che letteralmente si traduce come “immagini umoristiche”). Per il nostro mercato, i manga fino a un decennio fa erano un prodotto quasi esclusivamente da edicola e da fumetteria, tant’è che i titoli più popolari sono proprio quelli tratti dagli anime (i cartoni animati in onda sulla televisione generalista negli anni ’80 e ‘90): il Jeeg Robot di Go Nagai, Ranma ½, Dragon Ball, One Piece, Sailor Moon e Neon Genesis Evangelion. Esiste una definizione per questi fumetti seriali, che si rivolgono a un pubblico di teenager femminile, ovvero shojo manga, o maschile, shonen, che si differenziano tuttora sulla base di tematiche sentimentali o avventurose, e che spesso hanno per protagonisti proprio degli adolescenti. Queste due categorie si affiancano ai seinen/josei manga rivolti a un pubblico più adulto, con titoli di solito riconducibili a generi particolari come la fantascienza e l’hard-boiled, con frequenti incursioni nella magia. Questa catalogazione esiste dai primi periodi di diffusione del manga nella sua madrepatria, alla fine degli anni ’40, mentre si avviava a diventare il settore di punta dell’editoria giapponese. Solo verso la fine degli anni ’50 e con l’approssimarsi del vento di rivoluzioni proveniente dall’Occidente, i mangaka, – i fumettisti – hanno cominciato a cercare soluzioni alternative e produrre storie realistiche per adulti, spesso in formato autoconclusivo come per i romanzi, anticipando di qualche decennio il graphic novel occidentale.

Prendendo le distanze da quanto realizzato fino a quel momento nel fumetto, rappresentato da Osamu Tezuka (autore di Akira, considerato il Padre del manga per la sua prolifica produzione), un nuovo manipolo di autori, tra cui Tatsumi Yoshihiro, Saito Takao e Sato Masaaki, inventò un filone noto come gekiga (dal giapponese: “immagine drammatica, violenta”), per superare il modello infantile e indagare invece il lato oscuro della società. Tatsumi è proprio uno dei primi nomi della collana Gekiga, curata da Vincenzo Filosa e lanciata da Coconino Press nel giugno 2016, con il titolo Le lacrime della bestia, insieme alle opere dei due fratelli Tsuge, Tadao e Yoshiharu, maestri di questo filone.

Filosa si è occupato di selezionare e tradurre queste opere classiche, finora inedite in Italia; lo stesso ha fatto per Canicola edizioni, che ha pubblicato il suo diario di Viaggio a Tokyo, editando L’uomo senza talento (premiato nel 2017 con il Gran Guinigi – Stefano Beani per la migliore iniziativa editoriale) e Il giovane Yoshio di Yoshiharu Tsuge. Quest’ultimo titolo, in particolare, è considerato il più esemplare del genere watakushi manga, il manga dell’io, una cruda rappresentazione della realtà interiore dell’autore e della società giapponese post-bellica.

Nel corso del 2018 Coconino Press, sullo slancio del successo della collana Gekiga, ne ha lanciato una nuova sempre dedicata al fumetto giapponese, dal titolo Doku (un gioco di parole tra “veleno” e “lettura”) curata da Filosa insieme a Paolo La Marca e Livio Tallini, lanciando tre interessanti opere di altrettante autrici contemporanee: Il mondo degli insetti di Kondō Akino, La fidanzata di Minami di Uchida Shungiku e Utsubora di Nakamura Asumiko.

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Anche Oblomov edizioni sta dando spazio ad altre opere di autori di gekiga (Tatsumi con I pescatori di mezzanotte, Yoshihiro Tsuge con Nejishiki e Tadao Tsuge con Trash Market). Ma la nuova avventura editoriale di Igort non poteva non accogliere La foresta millenaria, l’ultimo libro del maestro Jiro Taniguchi. Autore di capolavori a fumetti come Icaro (realizzato con Moebius), Ai tempi di Bocchan (adattamento del capolavoro di Natsume Soseki) e La vetta degli dei, è scomparso nel febbraio 2017 a 69 anni, lasciando la sua ultima opera incompiuta. Taniguchi rappresentava un ponte tra Giappone ed Europa, essendo molto apprezzato in particolare in Francia, e traendo ispirazione dalla scuola europea del fumetto per il suo lavoro. Proprio con Taniguchi e il lavoro pioneristico di Igort alla Coconino Press per il manga è stato possibile fare breccia anche nelle librerie italiane e nei lettori di fumetto più aperti, in grado di superare i pregiudizi.

A fianco di Taniguchi, un altro maestro del fumetto realista apprezzato, anche in termini commerciali, è Kazuo Kamimura, la cui opera è pubblicata in Italia a partire dal 2014 da J-Pop, edita e tradotta da Paolo La Marca. Lady Snowblood è stato il primo titolo pubblicato, con il supporto della figlia dell’autore Migiwa Kamimura, scelto per l’influenza che questa trilogia ha avuto nella creazione di Kill Bill di Quentin Tarantino. A seguire sono usciti Una gru infreddolita – Vita di una geisha e infine i tre volumi de L’età della Convivenza – Dosei Jidai, opere di cui Kamimura è autore unico, successi esemplari sia in Italia sia in patria: pubblicati nei primi anni ’70, in particolare il ciclo di Dosei Jidai ha avuto un impatto tale sulla cultura giapponese da essere adottato come esempio per definire le prime coppie che decidevano convivere senza sposarsi, sfidando i pregiudizi sociali del Giappone conservatore dell’epoca. Kamimura grazie a L’età della Convivenza è il primo autore di manga “per adulti” a diventare un successo di pubblico e critica in Giappone

.DOSEI JIDAI © 1972 by KAZUO KAMIMURA. All rights reserved

Questo slancio verso il recupero del fumetto d’autore giapponese in Italia si riflette anche nell’attenzione prestata ai nomi nuovi, tra cui spicca quello di Taiyo Matsumoto (Sunny e Tekkon Kinkreet, J-Pop), dallo stile sperimentale e innovativo, che come Taniguchi guarda molto all’Europa.

L’apertura verso il Giappone obbliga anche a tenere d’occhio i nuovi nomi dalla Cina e dalla Corea, dove il manga si traduce in manhua e manhwa, due varianti dalle identità ben distinte: ad esempio le Ragazze cattive (Canicola) di Ancco sono state premiate ad Angoulême 2017, ma anche il talento tecnico di Zao Dao (Il soffio del vento tra i pini, Carnet Selvaggio per Oblomov) sono i nuovi nomi, tutti al femminile, su cui tenere puntati i riflettori.

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