Il mondo della letteratura è in lutto per la morte, a 80 anni, di Giorgio Pressburger, scrittore, regista e drammaturgo ungherese naturalizzato italiano

Il mondo della letteratura è in lutto per la morte, a 80 anni, di Giorgio Pressburger. Scrittore, regista e drammaturgo ungherese naturalizzato italiano, era nato a Budapest il 21 aprile 1937.

In una lunga intervista a Repubblica (che vale la pena rileggere), aveva detto: “Penso che la morte sia il migliore espediente per parlare della vita. Svela l’essenza dell’umanità, lascia vedere cosa si nasconde dietro la maschera”.

Cresciuto in una famiglia ebrea di ascendenze slovacche, che riuscì a sfuggire allo sterminio nazista, Pressburger nel 1956 lasciò l’Ungheria per l’Italia, dopo l’invasione sovietica.

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Nel corso della sua carriera (che l’ha visto impegnato politicamente, tra le altre cose) è stato anche Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Budapest.

Nel 2014 gli è stato dedicato da Mauro Caputo il documentario Messaggio per il secolo.

Tra i suoi numerosi libri, ricordiamo Storie dell’Ottavo Distretto (Marietti 1986, poi Einaudi) e L’elefante verde (Marietti 1988, poi Einaudi), scritti con il fratello Nicola; La legge degli spazi bianchi (Marietti 1989, poi Bur), La neve e la colpa (Einaudi 1998, Premio Viareggio), Nel regno oscuro (Bompiani 2008), Storia umana e inumana (Bompiani 2013). Per Marsilio ha pubblicato Racconti triestini (2015) e Don Ponzio Capodoglio(2017).

Su Wikipedia l’elenco completo delle sue opere.

 

 

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