Da apprezzato ghostwriter, ha collaborato alla realizzazione di romanzi, memoir, saggi, biografie e sceneggiature. Ora Giuseppe Cesaro debutta con un romanzo a suo nome, “Indifesa”, che racconta gli anni Sessanta e attraversa il costume dell’Italia da allora fino a un futuro non molto lontano… E ne parla su ilLibraio.it

Sono un’anima di foce. Vivo alla confluenza tra fiele e miele. Ma non so dire quale sia fiume e quale mare. Cosa volete: dopo quindici anni e una trentina di libri, non sono più in grado di separare le gocce. Resto lì, in equilibrio su un mucchio di pagine bianche, sospeso tra la bellezza incomparabile dello scrivere e l’amarezza di vedere le mie parole allontanarsi per mano a qualcun altro. Mi dico che, con i genitori adottivi, saranno più fortunate che con me; che vivranno in case più grandi, più belle e piene di luce; che vedranno posti e conosceranno persone che, con me, non incontrerebbero mai. E, soprattutto, che arriveranno lontano; molto più lontano di dove riuscirei a portarle io. Ma quando il loro profilo scompare al di là della curva dell’orizzonte, non riesco a non pensare a loro. Mi mancano. Sono mie, dopotutto. O, meglio: io sono loro. E così, insieme a loro, si perde anche una parte di me. La migliore temo.

Di tanto in tanto, ho loro notizie dai giornali o dalla televisione. Emoziona sapere che piacciono così tanto. In questi anni, firme prestigiose hanno scomodato nomi talmente grandi che sono rimasto senza parole. Cosa che a me, per fortuna, capita di rado. Non saprei proprio come fare, altrimenti. E quando rileggo le recensioni o le motivazioni dei premi, penso che mi basterebbe che scrivessero di me la decima parte di quello che hanno scritto dei genitori adottivi delle mie parole. Lo faranno? Lo spero, certo. A volte, però, ne dubito. “Hai corso talmente tante maratone – mi dico – possibile che ti spaventino questi primi cento metri?” Forse mi spaventano proprio perché ho già così tanti chilometri nelle gambe. Ora che finalmente, un’editrice attenta, “forte” e visionaria come Elisabetta Sgarbi ha deciso di pubblicare un romanzo firmato da me e di lasciarmi camminare mano nella mano con le mie parole, non vorrei deluderla. Paura? Panico, altro che paura. Ho vissuto talmente tanto tempo nell’ombra, che temo di ustionarmi ai primi raggi di Sole.

Più di una volta ho pensato che avrei fatto meglio a fare come il soldato della leggenda che Philippe Noiret racconta in Nuovo Cinema Paradiso. Ricordate? Ma sì, quello che aspetta novantanove giorni e novantanove notti fuori dalla finestra della Principessa, perché lei gli ha detto che – se lui resterà lì fuori cento giorni e cento notti – lei sarà sua. All’ultimo momento, però, il soldato se ne va: se la Principessa non avesse mantenuto la promessa, lui non avrebbe retto e sarebbe certamente morto.

Sia come sia, Indifesa è in libreria e io mi fido di Andrea, il protagonista del romanzo. Mi ha colpito subito, sin dalla prima volta che ci siamo visti. “Mi chiamo Andrea – mi ha detto – e questo mi ha salvato”. Ho capito che la sua non era un’anima come le altre. E la sua storia – una storia di esclusione, solitudine, dolore, violenza ma anche di forza di vivere, capire, perdonare e amare – valeva la pena di essere raccontata.

GIUSEPPE CESARO

L’AUTORE E IL SUO PRIMO ROMANZO – Giuseppe Cesaro (Sestri Levante, 12 marzo 1961) ha cominciato a scrivere professionalmente alla fine degli anni Ottanta. Ha pubblicato articoli, racconti, romanzi brevi e graphic novel, e collaborato alla realizzazione di romanzi, mémoire, saggi, biografie e sceneggiature per alcuni tra i più importanti editori nazionali. Dal 1998 è consulente artistico e ai testi di Claudio Baglioni.
Indifesa (La Nave di Teseo) è il primo romanzo che porta la sua firma. Un romanzo sulla crescita, sul bullismo, sulla famiglia e sulla scoperta di sé. Ma anche un romanzo di formazione che racconta gli anni Sessanta e attraversa il costume dell’Italia da allora fino a un futuro non molto lontano.

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