Torna la rubrica #6libridiseparazione, a cura di Cristina Prasso, che applica la teoria dei 6 gradi di separazione al mondo della letteratura e del cinema. Con risultati sorprendenti… Qui, ad esempio, si “connettono” due grandi del cinema di oggi e di ieri come Alejandro González Iñárritu (nelle sale con “Revenant”, con Leonardo DiCaprio) e Roberto Rossellini, e si citano, tra gli altri, autori come Joan Didion e Raymond Carver…

Conoscete la teoria secondo cui ogni persona nel mondo è collegata a un’altra da sei gradi di separazione? Ecco, noi ci siamo divertiti a collegare due famosi registi attraverso sei… libri di separazione. Ma la nostra è soltanto una delle molte connessioni possibili. Perché non giocate a trovarne altre da condividere con i vostri amici e con gli altri lettori de IlLibraio.it?

Ecco 6 libri che “separano” due grandi registi di oggi e di ieri, come Alejandro González Iñárritu e Roberto Rossellini…

1) Nel 1954, Roberto Rossellini gira a Monaco di Baviera La paura, tratto dal racconto Paura di Stefan Zweig, scritto nel 1910. Lo gira contemporaneamente in due versioni, una tedesca e una inglese; quella italiana, doppiata, sarà soggetta a varie manipolazioni da parte dei produttori e uscirà in due versioni, entrambe senza successo. Spesso indifferente al destino finale delle sue opere, Rossellini è di certo meno indifferente nei confronti della protagonista del film, Ingrid Bergman: La paura segna infatti la fine del loro sodalizio artistico e del loro matrimonio.

2) Nel 1948 un altro grande regista aveva portato sullo schermo un racconto di Zweig: con Lettera da una sconosciuta (ispirato al racconto Lettera di una sconosciuta, scritto nel 1922 e pubblicato in Italia nel 1932), Max Ophuls aveva riscosso un grande successo di critica, ma non di pubblico: questo fatto, unito alle sue leggendarie richieste «tecniche» (set molto elaborati e lunghissimi e costosi piani sequenza), segnano il suo destino a Hollywood. Girerà ancora due film nel 1949 (Sgomento e il bellissimo Nella morsa, uno dei film preferiti di Stanley Kubrick) e poi tornerà in Francia.

3) Ophuls aveva cominciato la sua carriera cinematografica come assistente di Anton Litvak, un regista di origini lituane, fuggito dalla Russia e stabilitosi prima a Berlino e poi a Parigi. Le strade di Ophuls e Litvak si incroceranno di nuovo, seppure a distanza: entrambi infatti realizzeranno film intorno ai cosiddetti «fatti di Mayerling», cioè al doppio suicidio (o all’omicidio-suicidio) di Rodolfo d’Asburgo-Lorena e della sua amante Maria Vetsera. Da Mayerling a Sarayevo (1940) sarà l’ultimo film di Ophuls in Francia prima del suo esilio negli Stati Uniti; Litvak invece girerà per ben due volte lo stesso soggetto (ed entrambi i film s’intitolano Mayerling), basandosi sul romanzo Rodolfo e Maria: la tragedia della casa d’Asburgo (1930) di Claude Anet: la prima volta nel 1936, con Charles Boyer e Danielle Darrieux; la seconda nel 1957 con Mel Ferrer e Audrey Hepburn.

4) Nel 1957 il drammaturgo Eugene O’Neill conquista il suo quarto premio Pulitzer, purtroppo postumo, con Lungo viaggio verso la notte. Scritto nel 1941, per esplicita volontà dell’autore doveva essere pubblicato solo 25 anni dopo la sua morte (avvenuta nel 1953), forse perché fortemente autobiografico. La moglie Carlotta, però, lo rese pubblico nel 1956. Considerato il suo capolavoro, è stato messo in scena innumerevoli volte: nel marzo di quest’anno sarà riproposto all’American Airlines Theatre di New York con Jessica Lange e Gabriel Byrne.

5) O’Neill aveva frequentato, senza laurearsi, la Princeton University, forse più celebre per gli scienziati che lì hanno studiato o insegnato (Albert Einstein, Kurt Gödel, Robert Oppenheimer), ma che conta anche alcune celebrità letterarie, tra cui Saul Bellow, T. S. Eliot, Toni Morrison e John Gregory Dunne. Quest’ultimo sposa nel 1964 la scrittrice Joan Didion e, da allora, i due collaborano strettamente a libri, sceneggiature e ad articoli, fino alla morte di Dunne per infarto nel 2003. L’improvvisa scomparsa del marito e la successiva elaborazione del lutto sono al centro di uno dei più bei libri di Joan Didion, L’anno del pensiero magico (2005), insignito del National Book Award.

6) Joan Didion ha vissuto a lungo a Sacramento, California, proprio come lo scrittore Raymond Carver, il cui primo libro Near Klamath – una raccolta di poesie – è stato pubblicato dall’English Club del Sacramento State College. Ed è proprio la poesia che è anche l’epitaffio sulla tomba di Carver, Ultimo frammento, ad aprire Birdman di Alejandro González Iñárritu (vincitore dell’Oscar 2015 come miglior film, miglior regista e migliore sceneggiatura originale): «E hai ottenuto quello / che volevi da questa vita, nonostante tutto? / Sì. / E cos’è che volevi? / Potermi dire amato, sentirmi / amato sulla Terra». In più l’intero film è imperniato sull’allestimento teatrale di una delle opere più celebri di Raymond Carver, la raccolta di racconti Di cosa parliamo quando parliamo d’amore.

 

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