E’ considerata la ‘Madre Teresa della Somalia’ per il suo impegno negli anni della carestia e della guerra civile. La sua storia nel libro “Tener viva la speranza” – I particolari

Venerdì 11 settembre, a Milano, Hawa Abdi, già candidata al Nobel per la Pace nel 2012 e prima ginecologa somala, riceve il premio Pilosio Building Peace Award 2015. Considerata la ‘Madre Teresa della Somalia’ per il suo impegno negli anni della carestia e della guerra civile in Somalia, Hawa è una donna energica e coraggiosa che, con l’aiuto delle sue figlie, ha fornito protezione, cure mediche e istruzione a decine di migliaia di suoi connazionali somali per più di vent’anni, creando un vastissimo campo profughi a pochi chilometri da Mogadiscio, la capitale somala devastata dalla guerra. La sua storia è raccontata nel libro Tener viva la speranza (Vallardi).

Fra gli ospiti dell’edizione 2015 del premio, a Milano, il Premio Nobel per la Pace 2011 Leymah Gbowee, l’attivista indiano Bunker Roy, la fondatrice di Women for Women International Zainab Salbi, oltre a importanti Organizzazioni fra cui UNHCR (ONU) e rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri. Alla cerimonia di consegna del premio saranno presenti anche personalità del mondo dello spettacolo, come Sharon Stone, e rappresentanti della politica e della società civile, oltre ai massimi imprenditori internazionali dell’industria del settore delle costruzioni. “Quest’anno”, spiega Dario Roustayan, CEO di Pilosio e presidente del Pilosio Building Peace Award, “premieremo la dottoressa Hawa Abdi Diblaawe, prima ginecologa somala e stimata attivista per i diritti umani, considerata la ‘Madre Teresa della Somalia’ per il Suo impegno negli anni della carestia e della guerra civile e presenteremo i dettagli di due scuole realizzate in Siria. Il nostro premio internazionale ha incrementato la sua dimensione sociale a favore di progetti concreti quali Re:Build che vedono l’imprenditoria delle costruzioni sempre più impegnata nel dare sostegno a iniziative territoriali per una migliore e più equa società civile”.

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