La storia di quattro generazioni, in cui le leggi che regolano i legami tra padri e figli, tra madri e figlie, sono sovvertite fin dal primo giorno. In libreria “Il contrario delle lucertole”, il nuovo romanzo di Erika Bianchi

Dinard, costa bretone, 1948. È il luglio leggendario in cui Gino Bartali scala la Francia a pedalate e fa sognare l’Italia appena uscita dagli orrori della guerra. Tra i tecnici al seguito del campione c’è Zaro Checcacci, giovane meccanico nativo – come “Ginettaccio” – di Ponte a Ema. Sotto quel cielo straniero, nell’euforia di una tappa conquistata sul traguardo, Zaro incontra Lena, cameriera appena quindicenne. Nove mesi più tardi nascerà Isabelle.

Erika Bianchi

Ponte a Ema, 1959. Nell’officina di biciclette di Zaro, ormai sposato e padre di un bambino, Nanni, si presentano Lena e Isabelle, che ha ormai 10 anni. Zaro non vorrà mai riconoscerla come figlia, eppure tra Isabelle e Nanni si instaurerà un rapporto di fratellanza profonda. Vent’anni dopo, mentre soffia il vento della contestazione, Isabelle è una giovane donna che non è mai voluta salire su una bicicletta. Ma è sopravvissuta all’infanzia e dà alla luce due bambine, destinate a portare nel loro destino e nel loro stesso corpo le tracce della storia che le precede…

Narrata a ritroso, dai giorni nostri alla notte in cui tutto ebbe inizio, ne Il contrario delle lucertole (Giunti), nuovo romanzo di Erika Bianchi, prende forma la storia di quattro generazioni.

L’autrice, che è anche traduttrice, vive e lavora a Firenze, dove insegna Storia Antica e Archeologia in varie Università americane. Ha esordito nel 2010 con Sassi nelle Scarpe (Dario Flaccovio Editore).

 

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