Stando a Elio Lannutti, in libreria con “La banda d’Italia”, sprechi, privilegi e favoritismi parentali farebbero dei dipendenti della Banca d’Italia una vera “supercasta”

Da anni Elio Lannutti, ex bancario, giornalista e scrittore (nel 2008 eletto al Senato come indipendente nelle liste Idv), denuncia gli “abusi” all’interno della Banca d’Italia, organismo che dovrebbe vigilare, sopra tutti, in un rapporto di indipendenza anche dal governo, sulla correttezza del mondo bancario per salvaguardare l’economia italiana e i soldi dei risparmiatori.

Ora torna in libreria per Chiarelettere con un libro-inchiesta (La Banda d’Italia) che, documenti alla mano, sottolinea come proprio dove i controlli dovrebbero essere garantiti, ci sia il massimo dell’opacità: un cono d’ombra che coprirebbe i troppi privilegi, le spese esorbitanti (ben 7000 dipendenti che costano più di un miliardo all’anno) e i sistematici conflitti d’interesse a danno dei correntisti ignari, in un gioco in cui controllori e controllati sarebbero dalla stessa parte.

Secondo l’autore, sprechi (carte di credito per spese personali), privilegi (affitti regalati), favoritismi parentali (cariche tramandate da padre in figlio) farebbero dei dipendenti della Banca d’Italia una vera “supercasta” intoccabile. Nessuno oserebbe attaccarli. Eppure gli scandali non visti da via Nazionale sono tanti: da Parmalat a Mps, a Carige, fino alle banche più piccole.

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