Intervista ad Alessia Gazzola autrice di L’allieva ISBN:9788830429970

Alessia Gazzola è una giovane autrice che ha fatto confluire nel suo romanzo d’esordio, L’allieva, l’esperienza maturata nel campo della medicina forense. Il titolo allude allo status di specializzanda della protagonista Alice Allevi, che cerca faticosamente di trovare una propria dimensione nell’ambiente ostile e competitivo di un istituto di medicina legale di Roma. Gli specializzandi occupano il gradino più basso nella scala gerarchica e non hanno quasi mai la possibilità di imbattersi in indagini importanti. A frustrare ulteriormente le ambizioni di Alice concorrono parecchi errori, frutto di inesperienza e ingenuità, che mettono a repentaglio la sua carriera. Quando però la routine viene interrotta da un caso di omicidio – una giovane della borghesia romana con problemi di tossicodipendenza muore in circostanze sospette – si spalancano per Alice nuove possibilità. Contribuire alla risoluzione del caso può rappresentare l’occasione tanto attesa per una rivincita professionale. Abbiamo rivolto alcune domande all’autrice.

D. La protagonista, Alice Allevi, è specializzanda in medicina legale. Mi sono chiesto quanto vi sia di autobiografico nella sua figura, dal momento che – se non erro – Lei svolge la professione di anatomopatologa.

R. Innanzitutto una precisazione. Non sono anatomopatologa, ma una specializzanda in medicina legale proprio come Alice. Sono due figure professionali del tutto differenti che si occupano di ambiti diversi. Quanto all’aspetto autobiografico, qualche spunto proviene da esperienze personali. Inoltre condivido con Alice la goffaggine e l’insicurezza. Complessivamente direi però che non si tratta di un personaggio autobiografico.

D. L’allieva è un romanzo scritto interamente in prima persona. Perché ha scelto di servirsi di un solo punto di vista?

R. Questo libro è nato così, non ho pensato ad alternative. È stato tutto così naturale, che non la definirei nemmeno una scelta.

D. La caratteristica che identifica meglio di ogni altra il personaggio di Alice è forse la sua insicurezza patologica; un’insicurezza che si riscontra in tutti i campi, soprattutto quello amoroso. Vuole anticipare ai futuri lettori qualche tratto saliente della sua ricca costellazione sentimentale? Chi sono Claudio e Arthur?

R. Arthur è un reporter, idealista e ambizioso. Ha tutta l’allure dell’anticonformista, pecca un po’ di egoismo, ma Alice ne è affascinata perché lo considera un uomo dagli orizzonti molto vasti. Claudio e Alice,al contrario, sono colleghi. Trascorrono parecchio tempo insieme per questioni di lavoro, il loro è un confronto continuo. Claudio possiede alcuni tratti riconducibili allo stereotipo del giovane professionista in carriera. Alice è abbagliata dal suo carisma e dalla sua aria invincibile. In realtà Claudio è molto più fragile di quanto non possa sembrare.

D. Il suo libro appartiene ad almeno tre generi. L’allieva è un medical thriller, una storia d’amore e, al contempo, un romanzo umoristico (il personaggio di Alice origina diversi spunti comici e gustosissime scenette). Quale di questi ambiti le è più congeniale e quale pensa di approfondire in futuro?

R. Mi piacerebbe continuare a fonderli scrivendo ancora di Alice e delle sue storie.

D. L’allieva contiene numerosi riferimenti al mondo della musica. Ogni situazione, soprattutto galante, ha un suo preciso corrispettivo musicale e più di un capitolo mutua i titoli da versi di canzoni. Perché la musica ha una così grande rilevanza nella storia? Ascolta musica quando scrive?

R. Sì, sempre. Ascolto musica di vari generi. Probabilmente senza sottofondo musicale non sarei in grado di scrivere, perché ne traggo suggestioni indispensabili per la descrizione di stati d’animo e relazioni tra i personaggi. Sono convinta dell’efficacia delle parole in musica, ed è per questo che ne ho scelte alcune, che mi sembrano particolarmente calzanti, per introdurre i capitoli e indicare l’atmosfera di certe situazioni. La immagino come un’irrinunciabile colonna sonora.

D. Anche le allusioni al mondo del cinema e della televisione sono piuttosto numerose. La descrizione iniziale degli “abitanti” del microcosmo di medicina legale è imbevuta di riferimenti a ER, Dr. House, CSI. Credo peraltro che la tipologia di storia che racconta e la caratterizzazione dei suoi personaggi ben si presterebbe a una fiction. Le piacerebbe? Coltiva questa ambizione?

R. Certo che mi piacerebbe. E anche molto. Penso che L’allieva abbia un potenziale audiovisivo piuttosto spiccato.

D. Ho un’ultima curiosità. Il tabù della morte è uno dei pochi ancora profondamente radicati nella nostra cultura. Chi svolge la professione di medico legale deve giocoforza confrontarsi quotidianamente con questo aspetto. Può raccontarci qualche aneddoto in proposito?
 
R. È un confronto che porta inevitabilmente a vedere la morte come parte della propria vita quotidiana. La prima autopsia cui ho assistito è stata quella di un ragazzo che si era impiccato. Ero interessata più alle ragioni che lo avevano spinto a farlo – quindi, in generale, all’aspetto esistenziale della morte – che agli aspetti propri della patologia forense. Dopo poco l’interesse si è invertito, indice di un cambiamento nel mio modo di affrontare la professione. Mantengo quella curiosità verso la vita e verso le circostanze che l’hanno interrotta, ma con maggiore distacco. Alice, al contrario, non sa che cosa sia il distacco, e finisce con l’essere travolta dalla sua stessa curiosità. Attraverso il suo personaggio desideravo offrire una visuale della mia professione – e di conseguenza del rapporto con la morte – in termini lievi e ironici.

Intervista a cura di Marco Marangon

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