Secondo Amelie Nothomb, da poco in libreria con la sua riscrittura di “Riccardin dal ciuffo”, “ogni autore è una macchina”, che deve seguire regole precise. Intervistata da ilLibraio.it l’autrice ha anche confidato che “per raccontare l’animo umano” è necessario partire dalle proprie esperienze. Infine ha elencato le sue letture, da Elena Ferrante a Jonathan Coe…

Autrice di più di venti opere, alla media di una l’anno, dal 1992, Amelie Nothomb è da poco tornata in libreria con Riccardin dal Ciuffo (Voland), riscrittura in chiave moderna della celebre fiaba francese. Il protagonista è dotato di un intelletto senza limiti, ma è oltremodo brutto. La sua controparte femminile, invece, possiede una bellezza unica, ma non sembra provare nessuna emozione. Solo incontrandosi, in uno studio televisivo a Parigi, capiranno di avere bisogno l’uno dell’altra per raggiungere la felicità.

La scrittrice belga, che ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza tra Giappone, Cina, Stati Uniti e Bangladesh a causa della carriera diplomatica del padre, racconta spesso storie legate alla sua biografia – come la sua esperienza alla base di Stupori e tremori, il declassamento da traduttrice a guardiana dei bagni in una grande azienda giapponese – ma talvolta si dedica anche alla riscrittura di opere classiche.

amelie nothomb

Famosa per le sue stranezze, come l’indossare vistosi copricapi, e la passione per il Giappone, l’autrice ha deciso di rispondere alle domande de ilLibraio.it a mano, con carta e penna.

Perché ha deciso di riscrivere proprio una fiaba?
“Non è la prima volta che riscrivo una fiaba francese, l’avevo già fatto in passato con Barbablù. Mi sembra molto interessante capire che cosa resta, da adulti, delle fiabe della nostra infanzia”.

Come mai ha scelto la storia di Riccardin dal ciuffo, tra le tante opere della tradizione francese?
“L’ho scelta perché è l’unica fiaba che racconta sia le vicende di un uomo sia quelle di una donna: una storia d’amore è sempre composta da due voci!”.

Molte sue opere, invece, sono famose per la componente autobiografica: quanto è importante, per lei, trarre ispirazione dalle esperienze personali?
“Per scrivere dell’esperienza umana, il miglio punto di partenza è proprio se stessi”.

Celebre è anche la sua routine: pubblica un libro all’anno, ogni anno, e si dice che scriva per quattro ore, ogni giorno. Quanto è importante, per lei, seguire una tabella di marcia così serrata?
“Ogni autore è una macchina. Io ho dovuto trovare il modo corretto di usare la mia. Tutto qui”.

Nel nuovo romanzo cita Erri De Luca: legge spesso autori italiani? E, più in generale, che cosa ama leggere?
“Al momento sto leggendo, con grande piacere, Elena Ferrante. Leggo molti autori da ogni paese: Francia (Stephanie Hochet), Giappone (Haruki Murakami), Gran Bretagna (Jonathan Coe), Stati Uniti (Donna Tartt), ecc…”

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